Brexit, lo stop dell’Alta Corte britannica
Il popolo regna, ma non governa
Innanzitutto
va notata la superficialità di come l’Ansa ha "confezionato" la notizia, eludendo il vero il nodo della questione (*).
Il conflitto non è tra
singole figure politiche ( la signora
May, la signora Miller), oppure tra istituzioni (il Parlamento, il Governo, l’Alta
Corte), bensì tra Parlamento e popolo: popolo che nelle democrazie è sovrano. Di più, ne rappresenta il criterio di
legittimazione. Dove non c’ è volontà popolare,
si dice, manca il fondamento democratico. Il che è vero, anzi verissimo, ma dovrebbe
restare - proprio per il bene del popolo - solo sulla carta.
In
realtà, il vero punto della questione è
che non si doveva giungere fino a tal punto, allo showdown istituzionale: la corda della democrazia, peggio ancora se diretta, non va mai tirata fino al punto di forzare le cose e
mettere così in crisi le istituzioni rappresentative. A meno
che non vi sia qualche pericolo imminente
di gruppi armati o annidati nelle istituzioni
stesse, quindi un pericolo chiaro ed evidente per tutti, quindi da reprimere con la forza a qualsiasi costo. Insomma, l’appello
al popolo, anche se proclamato nelle carte (costituzionali), va sempre evitato.
Pertanto
uno strumento come il referendum, capace di dividere piuttosto che unire, soprattutto sulle questioni calde, andrebbe evitato, o meglio ancora aggirato. Dove esiste il pericolo di rotture che possano sfociare, anche lontanamente,
in guerra civile, i politici di
maggioranza come opposizione devono mediare e trovare soluzioni, come dire,
soft, che puntino alla stabilità delle istituzioni. La democrazia, nella sua versione
parlamentare, si regge sul compromesso, la democrazia tout court, referendaria,
sullo scontro. Pertanto, il buon politico, se saggio, dovrebbe riflettere non
una ma mille volte prima di andare al
referendum. La regola aurea è sopire e troncare, troncare e sopire.
Probabilmente,
i britannici, che hanno inventato la democrazia riusciranno a tirarsi fuori da
guai anche questa volta. Tuttavia ciò che
preoccupa, fenomeno oggi comune a molte democrazie occidentali, è l’uso da parte di alcuni politici del ricorso al popolo - il cosiddetto populismo
- come vera e propria arma politica per
conquistare il potere, anche a costo di distruggere l’equilibrio istituzionale,
così faticosamente costruito. La democrazia rappresentativa è una preziosa camera di compensazione e
soprattutto di decantazione degli istinti sociali più pericolosi. Purtroppo, talvolta per ambizione personali, talaltra per motivi ideologici, si preferisce giocare con il fuoco, ignorando che, come per il ruolo
dei re, nelle monarchie costituzionali,
il popolo nelle democrazie rappresentative deve regnare, ma non governare.
Carlo Gambescia
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