mercoledì 2 novembre 2016

La scomparsa di Tina Anselmi
L’Italia delle permanenti sovietiche



Al di là dei caduti per la Resistenza, si pensi solo all’eccidio delle Fosse Ardeatine, la Prima Repubblica  -  per non parlare della Seconda -  non ha avuto grandi figure pubbliche.  Ad esempio personaggi come Cavour, Garibaldi, Mazzini, Vittorio Emanuele II ( di meno) sono da sempre lì, nell’immaginario  politico.  Dopo di essi,  il vuoto.  Oppure la retorica fascista o  catto-comunista della repubblica antifascista.  Antitotalitaria, no. Giammai. Perché si rischiava di spiacere ai comunisti italiani, che andavano e venivano dall’Unione Sovietica... Certo, gli altri andavano e venivano dagli Usa. Ma il mondo era diviso in due, e la nostra metà era quella libera. Non c'era partita insomma.
Ecco, Tina Anselmi,  apparteneva, come dire,  di nome e di fatto,  all’Italia delle permanenti sovietiche, nel senso delle  “acconciature”  fatte in casa e alla buona per pochi spiccioli, come prova la foto sopra, ma anche all’Italia  che non voleva dispiacere ai comunisti, o comunque, cosa più grave ancora, che si imponeva di contrastare il comunismo, inseguendo il Pci sul terreno della demagogia, predicando l’assistenzialismo e il  complottismo:  due strade, molto scivolose, sulle quali,  Tina Anselmi come  Ministro del Lavoro e Presidente della Commissione sulla Loggia  P2,  si lanciò  con la stesso piglio di quando faceva -  e meritoriamente - la staffetta in bicicletta per i partigiani.
Purtroppo,  quel  continuare a  ricorrere i comunisti, anche  quando la bicicletta non serviva più, contrariamente  a quanto auspicava il saggio  liberal-cattolico De Gasperi,  fu  come continuare il fascismo (come mentalità dello stato padrone e sospettoso) con altri mezzi, certo democratici, ma totalmente estranei alla civiltà liberale.  Augusto Del Noce docet.
Per queste ragioni non possiamo rimpiangere l’Italia delle permanenti sovietiche. E, politicamente parlando,  neppure Tina Anselmi. Che, comunque sia,  riposi in pace.


Carlo Gambescia

Nessun commento:

Posta un commento