Canone televisivo 2014.
Il silenzio degli italiani
Quest’anno, la pubblicità sul
“dovere” di pagare il canone televisivo,
ha
raggiunto livelli di odiosità stratosferici: televisori che improvvisamente si autodistruggono, nonni che si trasformano
in acrobatici Gandalf… Come dire, italiani pagate,
perché altrimenti ci arrabbiamo. Insomma, tanto per cambiare, si respira un’aria da Grande Fratello
orwelliano…
E gli italiani tacciono. Perché?
Per un verso, sicuramente per
inedia ( “Si è sempre fatto così, eccetera, eccetera”), per l’altro per furbizia (“E che sono scemo a pagare il canone,
eccetera, eccetera”). Nei due casi sembra
però prevalere il principio catto-fascio-comunista che debba esistere una televisione di stato al
servizio dei cittadini: una specie di gigantesca Asl
dell’opinione pubblica capace di
curare e prevenire le malattie
dello spirito pubblico (che poi nei fatti non sia così è un’altra storia…) . Di
qui, come propugnano i lugubri Befera di viale Mazzini, il dovere di finanziarla con un’apposita tassa
(quale corrispettivo di un servizio ricevuto). E che si fa nello Stivale con la tasse? Si
pagano o si evadono. E così il cerchio sociologico del silenzio italiano si
chiude. E si spiega da sé.
Negli ultimi trent’anni si è
faticosamente sviluppata la tv privata.
E nonostante ciò, si fa
tuttora obbligo agli italiani di
pagare il canone. Come se nulla fosse
accaduto… Nell’Italia in cui
esistono le pay-tv e le televisioni che vivono di sola pubblicità, la
Rai-Tv impone il pagamento del canone: come se
qualcuno ci obbligasse a pagare per una pay-tv che non guarderemmo mai… Una
pay-tv di stato che tra l’altro, si fa pubblicità usando gli odiosi spot di cui sopra. E gli italiani?
Per la serie continuarsi a farsi del
male, impoliticamente, o
pagano o evadono…
Carlo Gambescia
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