martedì 14 gennaio 2014

Canone televisivo 2014.
Il silenzio degli italiani



Quest’anno, la pubblicità sul “dovere”  di pagare il canone televisivo,  ha  raggiunto livelli di odiosità stratosferici: televisori  che improvvisamente  si autodistruggono, nonni che si trasformano in  acrobatici Gandalf…  Come dire, italiani  pagate,  perché altrimenti ci arrabbiamo.  Insomma, tanto per cambiare,  si respira un’aria da Grande Fratello orwelliano…   
E gli italiani tacciono.   Perché?
Per un verso, sicuramente per inedia ( “Si è sempre fatto così, eccetera, eccetera”), per l’altro per  furbizia  (“E che sono scemo a pagare il canone, eccetera, eccetera”).  Nei due casi  sembra  però prevalere il principio catto-fascio-comunista  che debba esistere una televisione di stato al servizio dei cittadini:   una specie di  gigantesca  Asl  dell’opinione pubblica capace di  curare e prevenire  le malattie dello spirito pubblico (che poi nei fatti non sia così è un’altra storia…) . Di qui,  come propugnano i lugubri  Befera di viale Mazzini,  il dovere di finanziarla con un’apposita tassa (quale corrispettivo di un servizio ricevuto). E che si fa  nello Stivale con la tasse?   Si pagano o si evadono. E così il cerchio sociologico del silenzio italiano si chiude.  E si spiega da sé.
Negli ultimi trent’anni si è faticosamente  sviluppata la  tv privata.  E   nonostante ciò,  si fa  tuttora obbligo  agli italiani di pagare il canone.  Come se nulla fosse accaduto…  Nell’Italia  in cui   esistono le pay-tv e le televisioni che vivono di sola pubblicità,   la  Rai-Tv impone il pagamento del canone: come se qualcuno ci obbligasse a pagare per una pay-tv che non guarderemmo mai… Una pay-tv di stato che tra l’altro, si fa pubblicità usando  gli odiosi spot di cui sopra. E gli italiani? Per la serie continuarsi  a farsi del male,  impoliticamente,   o pagano o evadono…      
 Carlo Gambescia  


              

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