martedì 21 gennaio 2014

La sfida di Renzi



Invitiamo gli amici lettori  a valutare la proposta di Renzi sulla base di un unico fattore (tra poco diremo quale).  Anticipiamo che eviteremo qualsiasi  approccio  moralistico, del tipo si può o meno  discutere di riforme elettorale con Berlusconi, eccetera, eccetera.  
Ora, la sociologia politica insegna (si veda il bel libro di Sartori recensito giovedì  scorso) che un sistema  bipolare  può funzionare, indipendentemente dalla legge elettorale scelta, se il l’elettore “pensa” e “vota”  “bipolarmente”.  Dal momento che, come insegna Sartori,  puntare sul bipartitismo in un contesto dove  gli elettori esprimono preferenze  pluripartitiche rischia di trasformarsi in un vuoto  e pericoloso esercizio di pedagogia istituzionale. Perché una parte degli elettori si asterrà dalle urne, un’altra in qualche misura continuerà a votare per i micropartiti e solo una parte minima opterà per le forze politiche maggiori. Quindi un sistema elettorale sbagliato può  favorire la delegittimazione  dio tutto il  sistema politico.
Ma qual è la situazione italiana?  Che si è in presenza di un quadro tripolare in cui l’elettorato di centro si è molto assottigliato come del resto lo spazio elettorale per i micropartiti.  Ma lasciamo la parola a Ilvo Diamanti.  

Alle recenti consultazioni [febbraio 2013, ndr], i soggetti politici centristi, insieme, hanno superato a stento il 10% dei voti validi. Intercettati, in larga misura, dal partito di Monti, Scelta Civica (8,6%, alla Camera). "Cannibalizzando" l'Udc di Casini, che non ha raggiunto il 2%. Mentre Fli, il partito di Gianfranco Fini, si è fermato allo 0,5%. Cioè: si è fermato. Ma oggi il loro peso elettorale, nei sondaggi, appare ulteriormente diminuito. Meno dell'8%. Principalmente a causa del declino di Sc (scesa sotto il 5%).
In definitiva: la "salita" in campo di Monti ha allargato di poco lo spazio elettorale del Centro (che, alle consultazioni del 2008, si era attestato intorno al 6%). Ciò riflette la tendenza "bipolare" che si è affermata nel corso della cosiddetta Seconda Repubblica, fondata da e su Berlusconi. Dal 1994 in poi, infatti, gli elettori si sono abituati a votare per due schieramenti alternativi. Lasciando ai margini chi si poneva "nel mezzo". Mentre è cresciuto il peso dei soggetti politici esterni e contrapposti al sistema partitico. La Lega, ieri, ma soprattutto il M5S, oggi. 
Non a caso, gli elettori che si posizionano al Centro dello spazio politico fra Sinistra e Destra sono, appunto, il 10% (Sondaggio Demos, ottobre 2013). Mentre la maggioranza si colloca a Centro-destra/Destra. Oppure a Centro-sinistra/Sinistra. Ma, soprattutto, "fuori" (oltre un terzo). In altri termini, i "centristi", i sedicenti "moderati", si schierano, prevalentemente, di qua o di là. A (Centro) Destra o a (Centro) Sinistra.


http://www.repubblica.it/politica/2013/10/21/news/grande_equivoco_piccolo_centro-69069849/

Perciò l’ Italia sarebbe, sociologicamente matura, più di venti anni fa, per una legge elettorale, come quella proposta da Renzi, capace di favorire il bipartitismo.
E Grillo? La terza forza?  Diciamo che la parola - democraticamente -   spetterebbe agli elettori.  Perché questa volta, stante il rifiuto dell’ ex comico di qualsiasi alleanza a sinistra, gli elettori  potrebbero premiare M5S ,  trasformandolo  nel secondo o primo partito, oppure  penalizzarlo, cancellando M5S o quasi  dal sistema  partitico.
Ma, più in generale la sfida riguarda, anche destra e sinistra, che in qualche misura, dovrebbero assecondare i desiderata dell’elettorato riaccorpandosi.

In conclusione,  la sfida di  Renzi si muove, sociologicamente,  nella direzione giusta.  

Carlo Gambescia

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