lunedì 21 gennaio 2013



La posta di donna Mestizia
(di Roberto Buffagni)


Cara donna Mestizia,
in occasione del tredicesimo anniversario del mio trasferimento Qui, La prego di trasmettere i miei saluti a tutti i compagni e le compagne, gli amici e le amiche che ancora risiedono Là: in particolare a quelli dei tempi meno lieti. A tutti gli italiani, invece, vorrei rivolgere per Suo tramite un ammonimento: stavolta, attenti alle monetine! Non le sciupate! L’ultima volta che ci siamo visti, quante me ne avete buttate addosso! Ricordate? A piene mani, come dei gran signori! Senza neanche darvi la pena di raccoglierle da terra, dopo che me n’ero andato. E adesso? Adesso che avete le tasche vuote, vi farebbero comodo, eccome se vi farebbero comodo quelle lirette…
Bettino X

Caro Bettino X,
volentieri trasmetto i Suoi saluti e il Suo ammonimento, sebbene tema che quest’ultimo sia, come le lirette di cui parla, ormai fuori corso; anche se conserva comunque il suo valore numismatico e affettivo.

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Egregia donna Mestizia,
ricoperti per lungo tempo ruoli dirigenziali al massimo livello, oggi complesse vicende personali e pubbliche mi motivano a una svolta di vita e di carriera. Disposto a trasferirmi, automunito (autoblu), esperienza internazionale (sono di casa a Montecarlo), bella e giovanile presenza (sono un subacqueo appassionato), attitudine ai contatti con il pubblico, servizievole, mi ritengo il segretario ideale. Lettore assiduo della Sua preg.ma rubrica, esaminerei con interesse una Sua proposta di lavoro. Allego curriculum dettagliato. RingraziandoLa per l’attenzione, in attesa di un Suo cenno di riscontro La saluto cordialmente. Suo
Gianfrusto Finis

Gentile Gianfrusto Finis,
La ringrazio della Sua offerta, che purtroppo sono costretta a declinare. Un segretario, in effetti, mi farebbe comodo assai. Consultando il Suo curriculum, però, ho constatato che le organizzazioni presso le quali Lei ha prestato la Sua opera in qualità di segretario hanno tutte finito per sciogliersi o almeno declinare irreversibilmente. Non dubito si tratti di una pura coincidenza, ma veda, ho una debolezza: sono superstiziosa.

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Cara donna Mestizia,
anzi, se mi permette, cara amica, cara benefattrice! Devo, anzi dobbiamo ringraziarLa con tutto il cuore per il Suo consiglio della scorsa settimana, che ci ha permesso di superare le nostre incomprensioni e di trovare questa nostra piccola, incredibile, miracolosa felicità! Ma facciamo un passo indietro. Lei certo ricorderà che la settimana scorsa uno di noi, a firma “Babbo Ansioso”, Le ha scritto una lettera irritata nella quale lamentava l’ingratitudine di “ ‘sto patacca” che dopo esser stato fatto senatore a vita, “incensato, servito e riverito” si metteva a fargli concorrenza elettorale. E Lei, nella saggezza del Suo intuito femminile, gli suggeriva di mettere da parte l’acredine e di fare pace, per la nostra serenità, per il bene dei nostri ragazzi… Bene: quell’ingrato, quel “patacca” ero io (così mi chiamava, l’adorabile sciocchino!). E oggi lo voglio confessare di fronte a Lei, di fronte a tutti: era colpa mia, tutta colpa mia. Cosa vuole, mi hanno educato così: mi tengo tutto dentro, non so esprimere le mie emozioni e finisco per sembrare freddo, scostante, altezzoso… invece, sotto il mio loden batte, e come batte! un cuore assetato di tenerezza, di comprensione, d’amore…Così, quando lui, quel mattino quasi all’alba, è venuto da me e mi ha guardato con quegli occhi furbetti, e con quella sua faccia genuina, quella sua tenera pelata, quel suo sigaro da ragazzo del bar mi ha detto, in un tono disarmato che non si può descrivere: “Mario…” Ecco! Di colpo, la lastra di ghiaccio che imprigionava i miei sentimenti si è spezzata, e ci siamo precipitati l’uno nelle braccia dell’altro. Pensi che da quel momento, come Lei suggeriva ci chiamiamo con i teneri vezzeggiativi di “Papacco” (lui) e Patò (io). Nulla può ricambiare il dono che Lei ci ha fatto: ma La prego, La preghiamo di voler partecipare, ospite graditissima, alle nozze che coroneranno la nostra felicità (invito accluso, RSVP). Suo
Patò

Caro Patò,
accetto con gioia. Tanta felicità! 
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Cara donna Mestizia,
scusi se disturbo ancora, ma casualmente oggi ho scoperto che per l’anagrafe Patò, insomma Mario, è lui il genitore 1. Dice che è lo sbaglio di un collaboratore. Sarà, ma anche in ordine alfabetico dovrei essere io, non Le pare? Come la mettiamo?
Papacco

Caro Papacco, 
non ricominciate, voi due!

Roberto Buffagni è un autore teatrale. Il suo ultimo lavoro, attualmente in tournée, è Sorelle d’Italia – Avanspettacolo fondamentalista, musiche di Alessandro Nidi, regia di Cristina Pezzoli, con Veronica Pivetti e Isa Danieli. Come si vede anche dal titolo di questo spettacolo, ha un po’ la fissa del Risorgimento, dell’Italia… insomma, dell’oggettistica vintage...

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