Il libro della settimana: Rodney Stark, Il trionfo del cristianesimo. Come la religione di Gesù ha cambiato la storia dell’uomo ed è diventata la più diffusa al mondo, Lindau, Torino 2012, pp. 656 .
Rodney Stark non ha bisogno di presentazioni ( agli eventuali ritardatari consigliamo di cliccare qui:http://www.rodneystark.com/ ). Dal momento che parliamo di un importante sociologo della religione che ha pubblicato una valanga di libri sul cristianesimo, alcuni dei quali tradotti da Lindau. Come ad esempio la sua ultima fatica: Il trionfo del cristianesimo. Come la religione di Gesù ha cambiato la storia dell’uomo ed è diventata la più diffusa al mondo . Stark si è autodefinito un “cristiano indipendente”:
«I have always been a “cultural” Christian in that I have always been strongly committed to Western Civilization. Through most of my career, however, including when I wrote The Rise of Christianity, I was an admirer, but not a believer. I was never an atheist, but I probably could have been best described as an agnostic. As I continued to write about religion and continued to devote more attention Christian history, I found one day several years ago that I was a Christian. Consequently, I was willing to accept an appointment at Baylor University , the world’s largest Baptist university. They do not require faculty member to be Baptists (many are Catholic) and I am not one. I suppose “independent Christian” is the best description of my current position. » ( http://www.cesnur.org/2007/mi_stark.htm )
Pertanto, il suo approccio resta ben lontano da quello di certo spocchioso tradizionalismo. Anche perché distinto dalla straordinaria capacità di demolire quei luoghi comuni sorti intorno al cristianesimo, edificati dai suoi nemici e spesso condivisi al suo interno per debolezza o falso senso di colpa. Stark, per dirla tutta, è una specie di Caterpillar socio-storiografica. Perciò, anche questa volta, ci troviamo fra le mani un libro certamente battagliero ma costruito su solide basi empiriche, soprattutto quantitative. E in particolare su un’idea della sociologia storica, come scienza che studia le concrete conseguenze delle scelte individuali e non i voli pindarici, così apprezzati dai fantasisti della storiografia, sulla marcia trionfale di astratte forze storiche e sociali. Ad esempio, secondo Stark, «l’evento di gran lunga più importante nell’intera ascesa del cristianesimo è stata l’assemblea che si tenne a Gerusalemme intorno all’anno 50, quando a Paolo fu concessa l’autorità di convertire i gentili senza che questi dovessero diventare ebrei osservanti». E da lì, grazie alle concrete discussioni tra singoli - discussioni tra “individui” e non tra burattini olistici - iniziò la grande volata di una micro-comunità di ebrei refrattari perché razionalmente aperti al mondo in nome dell' universalismo della Croce. Ma non sono pochi i luoghi comuni messi in discussione sulla base di accurati dati statistici. Lasciamo la parola a Stark.
« Il cristianesimo non fu una religione basata sull’adesione degli schiavi e delle classi povere romane, ma attrasse in modo particolare i membri delle classi privilegiate. Lo stesso Gesù proveniva probabilmente da un ambiente ricco». E così i pauperisti sono serviti. «La misericordia cristiana ebbe conseguenze così profonde in tutto il mondo che i cristiani vivevano anche più a lungo dei loro contemporanei pagani». Si tratta di una tesi affascinante già avanzata da Sorokin. E bene ha fatto Stark a svilupparla. Ma andiamo avanti: «In un mondo romano, con una maggioranza di maschi, fra i primi cristiani le donne erano molto più numerose degli uomini. Questo perché i cristiani non “scartavano” i neonati femmine e le donne cristiane non avevano un elevato tasso di mortalità dovuto ad aborti praticati in un mondo privo di conoscenze scientifiche e di cure mediche adeguate. La grande presenza femminile si deve anche al fatto che le donne erano più inclini degli uomini a convertirsi» Bellissimo ritratto statistico - in controtendenza - di una religione al femminile senza per questo essere femminista... «Il paganesimo non fu rapidamente represso da un cristianesimo trionfante e intollerante, ma scomparve molto lentamente, e anzi è ancora praticato in vari circoli New Age ed esoterici». E così sono serviti anche i piagnoni del paganesimo del bel tempo che fu... E che dire della stoccata finale?
«La tesi che la religione deve presto scomparire quando il mondo diventa più moderno non è altro che una forma di «wishful thinking» da parte degli accademici atei. – Nonostante i bassi livelli di partecipazione religiosa prevalenti in Europa, la religione prospera, forse come mai ha fatto prima, in tutto il globo. Escludendo la Cina , ma includendo l’Europa, il 76 per cento degli esseri umani afferma che la religione è importante nella loro vita quotidiana. – Più del 40 per cento delle persone di tutto il mondo è costituito da cristiani e il loro numero cresce più rapidamente di quello di ogni altra religione importante» (p. 543).
In buona misura, Stark cerca di provare - contro coloro che sostengono la natura irrazionale del cristianesimo - che questa religione vinse (e continuerà) a vincere perché più socialmente razionale di altre fedi. Affermazione, vagamente hegeliana e sicuramente forte, che non tutti condividono. Si tratta però di una tesi che Stark sostanzia articolandola intorno a una ricca documentazione storica e sociologica che mostra le grandi capacità autoriproduttive del cristianesimo, e non solo in termini di trasformazione ma anche di adattamento sociale. E che perciò non può essere assolutamente trascurata.
Carlo Gambescia