martedì 31 maggio 2011

Dopo la vittoria del Centrosinistra 
Tutti  più liberi (da Berlusconi)?  Sì, ma non dalla crisi economica e dai vincoli di bilancio




.
La sconfitta del Centrodestra (perché hanno perduto Pdl e Lega) ha una causa evidente. E come si chiama? Crisi economica. Ma non è la sola, come vedremo. Procediamo per gradi.
Dietro la batosta di domenica e lunedì non c’è la questione giudiziaria, il solipsismo di Berlusconi, una campagna elettorale dai toni spropositati, ma un fatto molto importante: l’assenza da parte del Governo in carica, al di là degli interventi sugli ammortizzatori sociali, di una politica sociale capace di rendere meno duro il peso della crisi sulle spalle delle famiglie italiane.
Diciamo che dietro la batosta c’è la politica economica della lesina di Tremonti, politica che ha scontentato tutti. Semplificando: industriali, impiegati, operai, insegnanti, agricoltori, giovani, studenti, lavoratori autonomi, pensionati. Tutti settori, appartenenti all’intera società italiana, dove nel 2008 il Centrodestra aveva largamente attinto.
E qui c’è un’altra osservazione da fare: storicamente, dalle politiche del 1994 in poi, il Centrodestra ha sempre dimostrato, di non saper conservare il potere, dopo una Legislatura (o quasi) al Governo (1996, 2006). Quindi la sconfitta di domenica, segnala l’esistenza di forti possibilità che nel 2013 possa vincere il Centrosinistra. Perciò, dopo aver dato il giusto peso alla crisi, è necessario interrogarsi su un’altra questione altrettanto importante: nel Dna del Centrodestra c’è traccia di politica sociale? No, almeno secondo gli elettori di domenica e lunedì. E questo è un grosso problema, perché è con la politica di welfare che si conserva il potere, soprattutto nei momenti di crisi. Del resto, anche le passate sconfitte del Centrosinistra (2001, 2008) possono essere ricondotte alla stessa ragione: mancanza di una politica sociale. Analisi semplicistica? Forse. Il potere però, secondo la tesi di una tradizione che va da Aristotele a Röpke, passando per Tommaso, si regge sul consenso, e il consenso sulla buona vita, o più modernamente, sul welfare.
E qui si apre un altro problema: quello dei rigidi vincoli esterni dettati da Bce, Fmi, società di rating; vincoli di tipo monetarista, resi ancora più duri dal lento evolversi della crisi. E ai quali nessun Governo, di Centrodestra o Centrosinistra, poteva sottrarsi in passato, figurarsi oggi. Insomma, i margini di manovra per qualsiasi politica sociale rimangono molto limitati, e per tutti: la "quadra" resta dura da trovare, e per qualsiasi forza politica. Meno che per i rappresentanti dell’antipolitica: i parolai. E qui pensiamo, in particolare, ai Grillo, ai Di Pietro, ai De Magistris, a certa sinistra populista, in grado di vincere, sparandole grosse, come è avvenuto alle amministrative di domenica e lunedì, ma non di governare, come appunto mostrano le tribolate vicende dei passati governi non solo di Centrodestra...
In conclusione, nei panni del Centrosinistra, non canteremmo vittoria. Almeno fino a quando la crisi non sarà passata. E, di riflesso, il rispetto dei vincoli esterni meno impegnativo.

Carlo Gambescia
.

Nessun commento:

Posta un commento