martedì 10 maggio 2011

Le gigantografie  di Palazzo Giustizia 
Lo strano destino degli eroi


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Il passo è celebre. Nella brechtiana Vita di Galileo nel momento in cui Galileo, timoroso di subire supplizi, ritratta le proprie idee, un suo allievo sconcertato esclama: «Disgraziato il paese che non ha eroi». E Galileo così risponde: «Felice il paese, che non ha bisogno di eroi ».
Allora, servono o non servono gli eroi? Ecco quel che abbiamo pensato a proposito delle gigantografie milanesi (10 per 5 metri) del Pubblico ministero Emilio Alessandrini, del Giudice istruttore Guido Galli (assassinati dai terroristi di Prima Linea nel 1979 e nel 1980, e dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, il liquidatore della Banca Privata (ucciso da un killer su mandato del banchiere Michele Sindona nel 1979).
Insomma, cosa pensare di questi “maxivolti” fatti stampare e calare a bandiera sulla facciata, già non piccola, del Palazzo di Giustizia di Milano, dal presidente del tribunale Livia Pomodoro? La motivazione ufficiale dell’exploit mediatico, come riferiscono i media, rinvia alla celebrazione della “Terza Giornata della Memoria” in onore dei servitori dello Stato assassinati in servizio, quest’anno dedicata, in particolare, ai magistrati vittime del terrorismo.
Che pensare allora? Che gli eroi servono. Non vogliamo però discutere di massimi sistemi, ossia della necessità o meno che qualcuno si debba sacrificare. Come mostra la storia, l’uomo è quel che è, diamo perciò per scontato, purtroppo, il ciclico sacrificio dei più generosi. Pertanto, il vero problema riguarda l’uso sociale e simbolico dell’eroe, utilizzo non sempre ortodosso. Perché il suo culto, soprattutto se nazionale, dovrebbe sempre unire, mai dividere. Come giustamente sosteneva Benjamin Disraeli, intelligente leader conservatore dell’Ottocento, «credere nell’eroismo fa gli eroi». Quindi, ripetiamo, gli eroi, visto che proprio non se può fare a meno, fanno grandi le nazioni. Perciò, se è sacrosanto che vengano celebrati i servitori dello Stato, meno condivisibile resta il fatto di ricoprire la facciata del Tribunale milanese per rispondere agli stupidi manifesti fatti stampate e affiggere da un candidato alle amministrative del Pdl.
In questo modo, la magistratura non guadagna alcuna autorevolezza.  Anzi...  Perché la logica dell’opporre mediaticamente a brigante, brigante e mezzo, invece di dedicarsi in silenzio alla quotidiana amministrazione della giustizia, rischia di ripercuotersi sulla sua già declinante - almeno secondo alcuni - credibilità istituzionale. Soprattutto non giova al suo buon nome il ricorrere a tecniche propagandistiche, per dirla fuori dai denti, di tipo totalitario, che con lo Stato di Diritto non hanno nulla a che vedere. Infatti, le maxi-foto a bandiera davanti al tribunale milanese, evocano tristemente i giganteschi volti di Stalin, Hitler e Mussolini, ovunque in bella vista negli sciagurati anni tra le due guerre mondiali…
Perciò era proprio necessario, anche ammessa la durezza degli attacchi ricevuti? Alessandrini, Galli, Ambrosoli, di lassù, ne saranno fieri? 

Carlo Gambescia

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