mercoledì 11 maggio 2011


Draghi e Tremonti
La strana coppia


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È una minaccia? Oddio, il Cavaliere, ciclicamente, fa il nome del possibile successore alla guida del partito o del Governo. Dipende dall’umore del giorno… e quindi dal comportamento delle ormai famigerate «toghe rosse»
Evidentemente, la settimana scorsa a “Porta a Porta”, non era di quello giusto, al punto però di riuscire a rovinare il sonno degli italiani. Perché? Presto detto. Alla domanda circa la possibilità di ricandidarsi quale Capo del governo anche alle prossime politiche, previste tra due anni, Berlusconi ha risposto così: «Lo vedremo alla fine di questa legislatura se sarà necessario per il centrodestra mettermi ancora quale candidato alla guida del governo, io non mi tirerò indietro. Ma se, invece, verranno fuori altre personalità e ne abbiamo diverse, in primis Tremonti, che possono suscitare consenso elettorale, secondo i sondaggi di cui disporremo, io sarei felice di restare ancora in politica ma ad occuparmi del Pdl lasciando ad altri la conduzione del governo».
In primis Tremonti… Ecco la minaccia. Diciamo subito che Giulio-Mani-di-Forbici a carisma è messo male. Perciò come telecandidato non bucherebbe. Il che, in pubblipolitica, è un serio handicap (e Berlusconi dovrebbe saperlo...). Inoltre, come si vocifera, l’uomo è “capatosta”: si impunta. Degni addirittura di “Scherzi a Parte” (soprattutto delle parti tagliate…) alcuni diverbi con colleghi e colleghe durante il Consiglio dei Ministri.
Insomma, l’uomo non è duttile... E una volta eletto sarebbe guerra per bande. Lui e Bossi (altro carattere difficile…) da una parte, e tutti gli altri in ordine sparso… A quel punto, perfino le imboscate finiane assumerebbero di colpo i contorni di un dolcissimo e autunnale ricordo.
Ma c’è un’altra questione, ancora più seria. Se Draghi dovesse andare alla Bce sarebbero dolori per le tasche degli italiani. Perché l’ex vicepresidente di Goldman Sachs prima è banchiere, poi cittadino della Repubblica. Per farla breve, con Draghi formato Bce, il rischio principale resta quello di devastanti tagli alla spesa pubblica, imposti direttamente da Francoforte.
Ai quali - ecco l’altro corno del dilemma-successione - Giulio-Mani-di-Forbici, una volta diventato Primo Ministro, sarebbe capace di opporsi? Noi propendiamo per il no. Perché Tremonti, pur non essendo banchiere, è fissato con i conti… E poi non ha spessore politico, perché qualsiasi questione viene da lui inquadrata in termini di partita doppia… Un approccio, in fondo, identico a quello di Draghi… Inoltre, ripetiamo, e si tratta di un dettaglio non privo di importanza, Tremonti non buca lo schermo: non ha carisma... In tv, al massimo, ridacchia delle proprie battute, per poi chiudersi in scostanti silenzi professorali del tipo io capisco tutto, voi nulla.
Insomma, con Draghi a Francoforte e Tremonti a Roma, il rischio per gli italiani è di ritrovarsi in mutande. Mentre con l'accoppiata Draghi-Bersani (o Draghi-Casini) sarebbe tutta un'altra cosa...

Carlo Gambescia

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