Draghi e Tremonti
La strana coppia
È una
minaccia? Oddio, il Cavaliere, ciclicamente, fa il nome del possibile
successore alla guida del partito o del Governo. Dipende dall’umore del giorno…
e quindi dal comportamento delle ormai famigerate «toghe rosse»
Evidentemente, la settimana scorsa a “Porta a Porta”, non era di quello giusto,
al punto però di riuscire a rovinare il sonno degli italiani. Perché? Presto
detto. Alla domanda circa la possibilità di ricandidarsi quale Capo del governo
anche alle prossime politiche, previste tra due anni, Berlusconi ha risposto
così: «Lo vedremo alla fine di questa legislatura se sarà necessario per il
centrodestra mettermi ancora quale candidato alla guida del governo, io non mi
tirerò indietro. Ma se, invece, verranno fuori altre personalità e ne abbiamo
diverse, in primis Tremonti,
che possono suscitare consenso elettorale, secondo i sondaggi di cui
disporremo, io sarei felice di restare ancora in politica ma ad occuparmi del
Pdl lasciando ad altri la conduzione del governo».
In primis Tremonti… Ecco la
minaccia. Diciamo subito che Giulio-Mani-di-Forbici a carisma è messo male.
Perciò come telecandidato non bucherebbe. Il che, in pubblipolitica, è un serio
handicap (e Berlusconi dovrebbe saperlo...). Inoltre, come si vocifera, l’uomo
è “capatosta”: si impunta. Degni addirittura di “Scherzi a Parte” (soprattutto
delle parti tagliate…) alcuni diverbi con colleghi e colleghe durante il
Consiglio dei Ministri.
Insomma, l’uomo non è duttile... E una volta eletto sarebbe guerra per bande.
Lui e Bossi (altro carattere difficile…) da una parte, e tutti gli altri in
ordine sparso… A quel punto, perfino le imboscate finiane assumerebbero di
colpo i contorni di un dolcissimo e autunnale ricordo.
Ma c’è un’altra questione, ancora più seria. Se Draghi dovesse andare alla Bce
sarebbero dolori per le tasche degli italiani. Perché l’ex vicepresidente di
Goldman Sachs prima è banchiere, poi cittadino della Repubblica. Per farla
breve, con Draghi formato Bce, il rischio principale resta quello di devastanti
tagli alla spesa pubblica, imposti direttamente da Francoforte.
Ai quali - ecco l’altro corno del dilemma-successione - Giulio-Mani-di-Forbici,
una volta diventato Primo Ministro, sarebbe capace di opporsi? Noi propendiamo
per il no. Perché Tremonti, pur non essendo banchiere, è fissato con i conti… E
poi non ha spessore politico, perché qualsiasi questione viene da lui
inquadrata in termini di partita doppia… Un approccio, in fondo, identico a
quello di Draghi… Inoltre, ripetiamo, e si tratta di un dettaglio non privo di
importanza, Tremonti non buca lo schermo: non ha carisma... In tv, al massimo,
ridacchia delle proprie battute, per poi chiudersi in scostanti silenzi
professorali del tipo io capisco tutto, voi nulla.
Insomma, con Draghi a Francoforte e Tremonti a Roma, il rischio per gli
italiani è di ritrovarsi in mutande. Mentre con l'accoppiata Draghi-Bersani (o
Draghi-Casini) sarebbe tutta un'altra cosa...
Carlo Gambescia
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