I festeggiamenti di Ground
Zero
Beati i Paesi che hanno nemici veri...
Nessuna sorpresa. I festeggiamenti
popolari di Ground Zero per la dipartita (violenta) di Osama bin Laden provano,
a maggior ragione, due cose: uno,
che negli Stati Uniti, a livello diffuso, un nemico è un nemico, e in quanto
tale, viene odiato fino al punto di gioirne per la morte; due, che noi italiani, quanto al senso
dell’unità o coesione nazionale, avremmo molto da imparare dagli americani.
Prima però di approfondire quest' ultimo punto, desideriamo fare un'
osservazione, come dire, di collegamento. Il prossimo numero della rivista Time avrà in copertina la faccia di
Osama, con sopra la croce di vernice rossa. Si tratta della stessa grafica con
cui l’importante rivista americana presentò ai suoi lettori la morte di Adolf
Hitler, di Saddam Hussein e di Abu Musab al Zarqawi.
Ecco, ad essere onesti, sarebbe veramente difficile immaginare l’Espresso con in copertina il volto di
un qualche nemico storico dell’Italia con un frego rosso sopra. Al contrario,
per Berlusconi la stessa rivista, se ricordiamo bene, non si è mai risparmiata…
Cosa vogliamo dire? Due cose. La prima, che l’Italia di nemici storici, non ne
ha più nessuno, e da un pezzo. Nemici storici esterni, ovviamente. La seconda,
che il nostro è un Paese diviso, comunque incapace di distinguere tra nemici
esterni ed interni. Al massimo, quelli esterni ci sono indicati dall’alleato
più potente, gli Stati Uniti; quelli interni, dalla stampa dei potentati
economici di turno. Il che è segno di grave disunione e sudditanza politica ed
economica.
Lasciamo perciò che il popolo americano festeggi in pace. In fondo, se lo
merita. È o non è uno?
Carlo Gambescia
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