Risultati elettorali
La sconfitta dei moderati
Prima la buona notizia. Minore ma buona. La patetica lista fasciocomunista di
Latina, capeggiata da Antonio Pennacchi e sostenuta da Fli, ha preso meno
dell’uno per cento. Evidentemente, questa volta, gli elettori non hanno
mostrato la stessa disponibilità di quelli del Premio Strega…
Ma veniamo al primo turno delle amministrative. Berlusconi ha perso, non c’è
alcun dubbio. Anche il Pdl è arretrato. Ma non ha vinto neppure il Pd. Perché
le elezioni hanno premiato grillini, IdV e sinistra radicale.
Allora qual è il messaggio? Hanno perso i moderati dei due schieramenti ( con
Torino, come unica eccezione a sinistra). Anzi dei tre schieramenti più
importanti (almeno sulla carta), perché neppure il Terzo Polo ha convinto gli
elettori. Il fatto stesso che la
Lega mugugni, per non aver dilagato, perché attestatasi, come
a Milano, in difesa dei candidati moderati, conferma la nostra ipotesi di un
voto favorevole alle truppe radicali.
Può darsi che ai ballottaggi, i moderati del Pdl e del Terzo Polo riescano a
trovare un punto di accordo. Tuttavia la linea di tendenza, quella della
crescita di un voto radicale, rischia di uscire confermata dalle lezioni
amministrative. E non è una buona notizia, perché con il radicalismo si può
vincere ma non governare. L’Italia è una democrazia matura, economicamente
complessa, che ha bisogno di normalità e quindi di una sinistra riformista,
capace di conciliare riforme sociali ed economia di mercato. Dubitiamo, e
fortemente, che Vendola, Grillo, Di Pietro siano all’altezza di un simile
compito.
A sinistra, qualcuno penserà sempre meglio di Berlusconi… Ecco, l’antiberlusconismo,
spesso sponsorizzato al contrario (come berlusconismo accanito) dallo stesso
Premier, alla lunga, non porta da nessuna parte, come prova il voto di domenica
e lunedì. Perché, di volta in volta, premia principalmente i cattivi ayatollah
della politica, sull’uno e sull’altro fronte. Ripetiamo, con i radicalismi, si
vince ma non si governa, anche perché chiunque vinca, resta poi costretto a
gestire maggioranze estremamente composite, segnate all’interno da spinte
politiche contraddittorie
Ma c’è un altro aspetto interessante. Il Centrodestra e il Centrosinistra
divisi non vincono ( i colpi di testa centristi non pagano, Fini, ad esempio, è
uscito a pezzi dal voto…), con una differenza però. Che il fronte moderato dal
Pdl al Terzo Polo, Lega esclusa (perché moderata non è …), può offrire migliore
governabilità, rispetto a un Centrosinistra, dove la distanza tra Bersani e
Vendola, Grillo, Di Pietro rimane sicuramente maggiore rispetto a quella tra
Berlusconi e Casini.
Restano però due incognite, a destra in particolare.
La prima è legata all’inevitabile uscita di scena di Berlusconi, e dunque alla
necessaria rifondazione dell’intero Centrodestra; la seconda rinvia al
complicato rapporto dei partiti moderati, dal Pdl all’Udc, con la Lega , che, ripetiamo, moderata
non è.
Due problemi non da poco.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento