24 Maggio 1915.
Una
data rimossa
Il 24 Maggio 1915 l’Italia presentò la
dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria. Ne fu incaricato, come da
protocollo, l' ambasciatore a Vienna, Giuseppe Avarna. In questo modo il
governo italiano, presieduto da Antonio Salandra, mise in atto gli accordi
intercorsi con i nuovi alleati nel Memorandum sottoscritto a Londra il 26
aprile. Il 24 Maggio del 1915 ebbe così inizio un’esperienza che avrebbe
cambiato l’Italia e provocato un serie di ripercussioni storiche. L’Italia
avrebbe vinto la guerra ma non il dopoguerra.
Che cosa resta di quella guerra vittoriosa?
Nulla. Il 24 Maggio non viene ricordato. E soprattutto, al di là della
ricorrenza del Quattro Novembre, quale Giornata dell’Unità Nazionale e delle
Forze Armate, non sempre si scorge nella Prima Guerra Mondiale quel carattere
di Quarta Guerra d’Indipendenza e di necessario completamento
dell’Unificazione: un vero dovere in cui credevano i migliori, sia tra i
liberali, sia tra i democratici.
Perché oggi non si ricorda un evento, pur
così importante? I cattolici non hanno mai amato la Prima Guerra
Mondiale, la sinistra marxista persino odiata, mentre i fascisti ne hanno
stravolto il significato in chiave nazionalista e militarista. Di riflesso, nel
secondo dopoguerra, nell'Italia divisa a metà tra cattolici al Governo e
socialisti e comunisti all’Opposizione, la data fatidica del 24 Maggio non
poteva non essere rimossa.
Oggi, di quella guerra vinta,
in molte piazze, restano vecchie lapidi abbandonate all'incuria e all'indifferenza
di cittadini e governanti. Che dire? Un popolo privo di memoria è un popolo
morto.
Carlo Gambescia
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