Oggi proponiamo l’interessante recensione di
Giacomo Gabellini (*), scritta appositamente per Metapolitics. Una piccola chiosa: suggeriamo di integrare
la lettura del libro di Gullo con quella dell’ ottimo testo di George Modelski,
Long Cycles in World Politics
, uscito nel 1987 ( http://www.amazon.com/Cycles-World-Politics-George-Modelski/dp/0295964308
). Vi
si possono ritrovare molte tematiche e concetti presenti nel libro di Gullo.
Ovviamente sviluppati dallo studioso argentino in chiave di volontarismo
scientifico, nel senso di una scienza politica al servizio di quell’
«insubordinazione fondante», da cui pare dipendere il futuro dell’America del
Sud. Diciamo perciò che il testo di Modelski è meno militante ma più profondo.
E che quindi bilancia, sul piano della scienza politica pura, il libro di
Gullo.
Buona lettura. (C.G.)
***
Il libro della settimana: Marcelo
Gullo, La costruzione
del potere. Storia delle nazioni dalla prima globalizzazione all'imperialismo
statunitense, Vallecchi
2010, pp. 256, euro 16,00
.
Suscita ottimismo il fatto di riuscire ancora
a reperire con relativa facilità libri come quello in questione, scritto dal
professor Marcelo Gullo, fervente oppositore delle dittature militari argentine
fin dai primordi. È effettivamente sbalorditiva la capacità analitica con cui
egli decostruisce la sovrastruttura dei tanti stati-nazione che hanno lasciato
un segno indelebile nei secoli, puntando dritto al nocciolo duro, sede della
loro grandezza. Al fine di rendere l'analisi teorica più chiara e diretta,
Gullo elabora un concetto fondamentale con cui “misurare” la capacità dei paesi
di esercitare potenza. Di cosa si tratta? Lasciamo a Gullo la parola:
.
« Perciò, d’ora in avanti, intenderemo per
soglia di potere un quantum di potere minimo necessario al di sotto del quale
cessa la capacità di autonomia di un'unità politica. Soglia di potere è dunque
il potere minimo di cui ha bisogno uno Stato per non finire nello stadio di
subordinazione, in un determinato momento della storia; dalla sua natura
storica e relativa dipende, di conseguenza, anche la natura
"variabile" di questa soglia di potere».
.
Questa «soglia di potere» è ricavabile dalla
somma di vari requisiti, che l’autore individua nel possesso di tecnologie
d'avanguardia, nell'industrializzazione, nel controllo e sfruttamento delle
risorse naturali e soprattutto nell’ «insubordinazione fondante», ovvero la
spinta delle ex colonie ad affrancarsi dai paesi dominanti. Prende il via così
una rassegna analitica delle condizioni dell'Italia delle repubbliche marinare,
del Giappone, della Spagna, della Germania e, infine, degli Stati Uniti. Gullo,
in sostanza, intende volgere lo sguardo verso il passato ed esaminare la
strutture portanti delle grandi nazioni al fine di comprendere le dinamiche
geopolitiche attuali, in modo da porsi nelle condizioni di poter avanzare
qualche ipotesi per il futuro a venire. L'autore è un argentino che sottolinea
l'urgenza di «pensare dalla periferia per uscire dalla periferia», onde
riaffermare l'autonomia di un continente, come quello latinoamericano, schiavo
di un passato tragico in cui ha funto da "cortile di casa" per le
logiche imperiali di Henry Kissinger e da laboratorio a cielo aperto per la
sperimentazione delle teorie economiche dei "Chicago boys" molto in
voga negli anni Settanta. Di qui l’urgenza, sottolineata con forza da Gullo, di
mettere da parte i dissidi tra nazioni sudamericane e promuovere una necessaria
integrazione continentale, onde evitare il rischio di incorrere nell’errore
compiuto a loro tempo dalle repubbliche marinare, che non seppero superare i
propri meschini interessi privati e, rimanendo divise, furono travolte da forze
di ben altra consistenza. La strada da imboccare, secondo Gullo, è invece la
seguente:
.
«Bisogna ricordare che così come la Germania ha pagato il
prezzo più alto per ottenere la formazione della Comunità Europea, allo stesso
modo il Brasile dovrà pagare il prezzo più alto per rendere effettiva
l’alleanza con l’Argentina, e i due paesi dovranno a loro volta pagare il
prezzo più alto per il consolidamento dell’unione sudamericana delle nazioni
(…). La strada solitaria verso il primo mondo porta alle buie cantine
dell’edificio e alla subordinazione permanente. L’America del Sud deve compiere
la propria insubordinazione fondante, come a suo tempo la misero in atto le
tredici colonie, i divisi Stati tedeschi, il Giappone feudale e la Cina priva di coscienza. Ci
troviamo dinnanzi a uno dei momenti decisivi della storia: oggi ci giochiamo il
futuro».
.
Vedremo se i governanti sudamericani
sapranno far tesoro degli insegnamenti del passato, e attrezzarsi efficacemente
per superare quella “soglia di potere” che conduce all’autentica indipendenza
politica.
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Giacomo Gabellini
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Giacomo Gabellini si
interessa di filosofia, storia, politica e geopolitica. Autore di numerosi
articoli che toccano i temi indicati per il blog Conflitti & Strategie (http://www.conlittiestrategie.splinder.com/), con il quale collabora
attualmente.
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