Polemiche
Dietrologia,
osservazioni semiserie
A chi giova la dietrologia? Ai dietrologi.
In genere annidati nelle redazioni politiche e giudiziarie dei quotidiani. I
nomi più o meno sono noti. E poi le liste di proscrizione non ci sono mai
piaciute.
E come funziona? Una quasi ipotesi di qua, una mezza parolina di là. Un “si
dice” di sopra, un “si dice” di sotto. Et
voilà il gioco è fatto: si finisce per discutere non più dei fatti
reali, ma delle reinvenzioni, se non invenzioni, dei dietrologi in servizio
permanente effettivo.
Un amico scomparso, che apparteneva alla pur nobile categoria dei giornalisti,
una volta raccontò, che specie quelli del politico, trovandosi a corto di
notizie o di voglia di lavorare, spesso preferiscono inventare… Subito seguiti
a ruota dai colleghi della giudiziaria...
Ad ogni buon conto, “ la
Repubblica ” ha rialzato le vendite grazie a certe presunte
voci sulla vita sessuale di un Berlusconi, quasi soffocato sotto piramidi di
carnose veline... Sexy-spericolatezze di gruppo, ancora tutte da provare. Ma
che dire de “il Giornale” che ha massacrato quel povero Cristo di Boffo? Per
poi scusarsi… Che tristezza, ma purtroppo è così: Feltri vede comunisti persino
sotto il letto, Padellaro scorge invece ali di pipistrello spuntare dalle
scapole del Cavaliere.
Ormai le vicende di Berlusconi e dei suoi avversari, assomigliano a una spy
story… E si sa i thriller politici vendono. Per non parlare delle
intercettazioni a singhiozzo: vera specialità del Corrierone. Grazie alla
famosa tecnica del lanciare il sasso e poi nascondere il Galli della Loggia… Va
detto chiaro e tondo: la dietrologia oltre certi livelli intossica. Producendo
effetti di ricaduta sul piano della sensibilità comune spicciola.
Tanto per dire una. Un amico insegnante , dopo aver messo un votaccio al
classico "Pierino" di tredici anni, si è sentito rispondere: “A
professò sei ‘no schiavo de Berlusconi, se ero ricco, nun me mettevi quattro”.
E non finisce qui: giorni fa, in autobus, dopo un brusca frenata dell’ autista
in gaia conversazione al cellulare, un vecchietto, con un fez di lana rossa,
barcollando, ha gridato: “ E mo’ dite che è colpa de Berlusconi pure questo”.
Intorno ilarità, cessata però di colpo appena una specie di King Kong, che
sovrastava minacciosamente il sottoscritto e il vecchietto, se ne è uscito
lapidario: “Se l’autista frena, è perché è nervoso. Ed è nervoso perché non
viviamo in una democrazia per colpa di Berlusconi”.
Si dirà: storie di ordinaria follia. E sia.
Ma che pensare del “popolo viola”, composto soprattutto di giovanissimi? Che fa
veramente paura. E non per gli slogan che condannano il colore “cacarellato”
del capelli (pochi) del Cavaliere. O quando masochisticamente, davanti a
Montecitorio, invoca compiaciuto, ad uso e consumo delle telecamere, l'
orwelliana società delle intercettazioni. Ma quando - con la scusa di dare del
fascista a Berlusconi - ricicla il mito falso e pericoloso del nuovo fascismo
alle porte... Per certi "dietrologisti" all’ultimo stadio, in
particolare quelli de “Il Fatto quotidiano” (giornale che potete trovare nelle
migliori procure), si deve partire da Gelli e arrivare a Berlusconi: tratta
unica, senza biglietto di ritorno. Anzi a “Benito (Licio) Berlusconi” (il copyright però è di Antonio Di Pietro).
E i giovani, abboccano, come il "Pierino" di cui sopra. E i King Kong
pure…
Cari ragazzi non siamo alla vigilia di un nuovo 28 ottobre 1922. Dove sono gli
squadristi di Berlusconi? Hanno forse bruciato la sede de “Il Fatto
Quotidiano”? O incendiato le cooperative sociali del popolo viola?. E
soprattutto la magistratura non sembra allineata con il nuovo “Benito (Licio)
Berlusconi” come invece accadde con il Mussolini vero… Anzi i giudici sparano
ad alzo zero sulle “camicie azzurre” del PdL. E - fatto fondamentale - non
stiamo vivendo il remake della Grande Guerra, quella 1914-1918. Quando la
terribile vita delle trincee cancellò nei reduci qualsiasi abitudine al vivere
civile e alla democrazia.
A volte studiare un po’ la storia non
guasterebbe. Ma i primi responsabili di queste “bubbole” , abbracciate
ingenuamente dai giovani e spesso dalla gente comune, sono i dietrologi delle
redazioni. Che qualche anno di università dovrebbero pure averlo alle spalle. O
no?
Carlo Gambescia
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