lunedì 14 giugno 2010

Che c'entrano Tremonti e Hayek  con
 l’articolo 41 della Costituzione?

 

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Sulla possibile "riforma" dell’articolo 41 della Costituzione, abbiamo atteso qualche giorno prima di intervenire, anche per capire meglio le posizioni di Giulio Tremonti. In realtà, la chiarezza sembra tuttora latitare. Il che, sotto il profilo della coerenza argomentativa, non depone a favore del Ministro dell'Economia. Siamo davanti a uno zig zag dialettico che fa temere il peggio. Per il cittadino s'intende.

Tremonti da grande prestigiatore gioca con le parole: al momento parla soltanto di chilometri di leggi e regolamenti da tagliare, eccetera, eccetera. Perciò resta difficile capire cosa effettivamente cambierà nell’articolo 41 (per ora lasciamo da parte la questione delle ventilate modifiche anche all’articolo 118 (sul coordinamento Stato-Regioni-Comuni):
Intanto, per comodità del lettore, ne pubblichiamo il testo :
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41. L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché‚ l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali” .
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Ora, l’articolo (anche alla luce dei successivi 42 e 43) è l'esito istituzionale di una intelligente mediazione evolutiva tra il principio liberale che tutela l’esercizio del diritto di proprietà, (principalmente come “iniziativa economica privata”) e il principio sociale, di derivazione cristiana e socialista, che pone dei limiti (“programmi e controlli”) a un uso antisociale dell' attività economica privata. Nel quadro - e questo è il suo punto di forza - della comune condivisione (tra liberali, cattolici e socialisti) di un coordinamento a “fini sociali” tra economia privata e pubblica, sancito dalla sintesi costituzionale.
Siamo sicuri che un liberale vero, come Friedrich von Hayek ( e non di cartapesta come Tremonti), "riformerebbe" l’articolo 41? In particolare, pensiamo al grande Hayek di Legge, legislazione e libertà. No. E spieghiamo perché.
Hayek distingue tra la legge in generale (nomos), intoccabile e necessaria, che può essere appunto quella racchiusa nell’articolo 41 e di riflesso nella Costituzione, che fissa le regole generali, e il comando specifico (thesis), modificabile e non necessario, perché quasi sempre parcellizzato nei mille "comandi" racchiusi nella successiva, e in alcuni casi inutile, legislazione organizzativa.
Ora, Tremonti, vuole intervenire sul nomos, e non sulla thesis (come invece dovrebbe e potrebbe...). Diciamo questo perché la Costituzione Italiana può essere interpretata come un'istituzione frutto di un ordine spontaneo (cosmos), nato da una dialettica evolutiva, e "dal basso", tra posizioni intellettuali e politiche diverse, e non esito di un' organizzazione (la taxis, come opposta al cosmos), imposta "dall'alto". Parliamo, insomma, di un ordine spontaneo recepito - non imposto da un qualche "buon despota"- dalla sintesi costituzionale.

Probabilmente la nostra può apparire un’interpretazione estensiva e in chiave sociologica del pensiero di Hayek. Anche ammesso che sia tale, la riteniamo comunque lecita, proprio alla luce del liberalismo, tutto sommato ricco di spunti pragmatici, del pensatore di origine austriaca.
In buona sostanza, Tremonti pretendendo di riformare l'articolo 41 pecca, per dirla ancora con Hayek, di "costruttivismo": perché vuole imporre dall'alto il mutamento di quella cornice istituzionale (nomos) che assicura l'uguaglianza di tutti davanti alla legge. Quando invece basterebbe intervenire dal basso sul comando (thesis), riducendo il volume dei comandi (organizzativi) specifici.
Ma Tremonti è un liberale? Sapete come risponderebbe Totò?. "Ma mi facci il piacere”… 


Carlo Gambescia

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