Che c'entrano Tremonti e Hayek con
l’articolo 41 della
Costituzione?
Sulla possibile "riforma" dell’articolo 41 della Costituzione,
abbiamo atteso qualche giorno prima di intervenire, anche per capire meglio le
posizioni di Giulio Tremonti. In realtà, la chiarezza sembra tuttora latitare.
Il che, sotto il profilo della coerenza argomentativa, non depone a favore del
Ministro dell'Economia. Siamo davanti a uno zig zag dialettico che fa temere il
peggio. Per il cittadino s'intende.
Tremonti da grande prestigiatore gioca con
le parole: al momento parla soltanto di chilometri di leggi e regolamenti da
tagliare, eccetera, eccetera. Perciò resta difficile capire cosa effettivamente
cambierà nell’articolo 41 (per ora lasciamo da parte la questione delle
ventilate modifiche anche all’articolo 118 (sul coordinamento
Stato-Regioni-Comuni):
Intanto, per comodità del lettore, ne pubblichiamo il testo :
.
“.
Ora,
l’articolo (anche alla luce dei successivi 42 e 43) è l'esito istituzionale di
una intelligente mediazione evolutiva tra il principio liberale che tutela
l’esercizio del diritto di proprietà, (principalmente come “iniziativa
economica privata”) e il principio sociale, di derivazione cristiana e
socialista, che pone dei limiti (“programmi e controlli”) a un uso antisociale
dell' attività economica privata. Nel quadro - e questo è il suo punto di forza
- della comune condivisione (tra liberali, cattolici e socialisti) di un
coordinamento a “fini sociali” tra economia privata e pubblica, sancito dalla
sintesi costituzionale.
Siamo sicuri che un liberale vero, come Friedrich von Hayek ( e non di
cartapesta come Tremonti), "riformerebbe" l’articolo 41? In
particolare, pensiamo al grande Hayek di Legge,
legislazione e libertà. No. E spieghiamo perché.
Hayek distingue tra la legge in generale (nomos),
intoccabile e necessaria, che può essere appunto quella racchiusa nell’articolo
41 e di riflesso nella Costituzione, che fissa le regole generali, e il comando
specifico (thesis),
modificabile e non necessario, perché quasi sempre parcellizzato nei mille
"comandi" racchiusi nella successiva, e in alcuni casi inutile,
legislazione organizzativa.
Ora, Tremonti, vuole intervenire sul nomos,
e non sulla thesis (come
invece dovrebbe e potrebbe...). Diciamo questo perché la Costituzione Italiana
può essere interpretata come un'istituzione frutto di un ordine spontaneo (cosmos), nato da una dialettica
evolutiva, e "dal basso", tra posizioni intellettuali e politiche
diverse, e non esito di un' organizzazione (la taxis, come opposta al cosmos),
imposta "dall'alto". Parliamo, insomma, di un ordine spontaneo
recepito - non imposto da un qualche "buon despota"- dalla sintesi
costituzionale.
Probabilmente la nostra può apparire
un’interpretazione estensiva e in chiave sociologica del pensiero di Hayek.
Anche ammesso che sia tale, la riteniamo comunque lecita, proprio alla luce del
liberalismo, tutto sommato ricco di spunti pragmatici, del pensatore di origine
austriaca.
In buona sostanza, Tremonti pretendendo di riformare l'articolo 41 pecca, per
dirla ancora con Hayek, di "costruttivismo": perché vuole imporre
dall'alto il mutamento di quella cornice istituzionale (nomos) che assicura l'uguaglianza di
tutti davanti alla legge. Quando invece basterebbe intervenire dal basso sul
comando (thesis), riducendo
il volume dei comandi (organizzativi) specifici.
Ma Tremonti è un liberale? Sapete come
risponderebbe Totò?. "Ma mi facci il piacere”…
Carlo Gambescia
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