Rottura Berlusconi-Fini
Chi
vince? Chi perde?
.
Dal punto di vista delle reazioni psicologiche, quel che è avvenuto ieri
all’Auditorium di via della Conciliazione rientra nella categoria dello
psicodramma. E dunque non riguarda la politica in senso stretto.
E’ invece molto interessante scoprire, sotto il profilo strettamente politico,
i possibili vincitori e vinti della giornata di ieri. “Possibili”, perché il
quadro è così fluido che, appunto, “tutto è possibile”.
Innanzitutto, ha vinto Berlusconi, perché ha tolto di mezzo un fastidioso
concorrente. Non ha vinto invece il PdL, perché gli ex aennini fedeli a
Berlusconi, in futuro, potrebbero sollevare nuove questioni politiche. E per
quale ragione? Proprio per difendersi dal tiro al bersaglio, che Fini (sia che
resti, sia che esca) eserciterà comunque sul PdL. Ha perso sicuramente il
Governo: con questa rottura si apre, soprattutto al Senato, un periodo di
guerriglia politica da parte della pattuglia finiana. In questo senso il Pdl -
una volta sotto attacco - potrebbe rafforzare il suo asse preferenziale con la Lega , che di conseguenza,
almeno fino a quando il Governo Berlusconi resterà in carica, avrà tutto da
guadagnare dalla frattura tra il Cavaliere e Fini.
L'esatto contrario di quel che auspicava il Presidente
della Camera. Il quale, e non solo per quest'ultimo motivo e almeno per ora, ha
perduto. Infatti Fini si ritrova con scarse truppe, di qualità ridottissima
(penose e infantili le dichiarazioni di Bocchino, Urso, Campi, incomprensibili
quelle di Moffa ), in posizione di netta minoranza e con a forte rischio la
carica di Presidente della Camera, e dunque la sua personale visibilità.
D’ora in avanti Fini dipenderà dalla
benevolenza delle Opposizioni di Centro e di Sinistra. Rischia perciò di trasformarsi
in una specie di Madonna Pellegrina - come Montanelli o la D'Addario - da portare
in processione alle Feste dell'Unità e ad "Anno Zero", quale
"sacrale" retaggio simbolico della cattiveria cosmica di Berlusconi.
Vincono sicuramente le Opposizioni di Centro e di Sinistra che si ritrovano sul
loro confuso cammino un Governo che rischia di non avere più i numeri
sufficienti per legiferare. Però incombe anche il rischio di nuove elezioni.
Perdono, infine, gli italiani tutti. Perché un Governo, privo dei voti
sufficienti “per governare”, in un momento di seria crisi economica, non è
certamente quel che serve al Paese. Per non parlare, ripetiamo, di nuove
elezioni. Che però potrebbero essere ritardate attraverso l'insediamento di un
"governo tecnico"... Nel quale Fini potrebbe giocare un ruolo non
secondario. Come a suo tempo Dini.
Carlo Gambescia
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