lunedì 12 aprile 2010

Internet migliora la vita del giornalista? Mah...


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Internet nuova frontiera del giornalismo? Dipende. Intanto, ecco un piccolo episodio personale a proposito della soppressione delle tariffe postali agevolate.
Qualche giorno fa l’Ufficio Stampa di un editore ci ha inviato la seguente e-mail:

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“Gentile collega, come sicuramente saprai il decreto 30 marzo 2010 del Ministero dello Sviluppo Economico pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale (…) ha provocato un aumento del 700% dei costi di spedizione dei libri. In questi giorni stiamo valutando soluzioni alternative per poter inviare con la consueta velocità e puntualità le copie per recensione; in attesa di risolvere questo problema possiamo sopperire inviando via e-mail il pdf del libro e il jpg della copertina. Siamo consapevoli che questo provocherà disagi al tuo lavoro ma, al momento, non possiamo fare diversamente”.
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Che vogliamo dire? Che Internet migliora la vita del giornalista, ma fino a un certo punto… Perché quel pdf sempre che non si voglia tentare una massacrante lettura sul pc, andrà stampato, rilegato e messo sul proprio conto spese o su quello del giornale. Dopo di che una fotocopia non sarà mai un libro…
E visto che siamo in argomento, squarciamo del tutto il “velo dell’omertà” internettista: la tanto “comoda” rassegna stampa giornaliera su Internet sbriciola la vista…
Certo, secondo il mantra ufficiale il futuro appartiene al giornalismo on line. Ed è vero. E’ di marzo scorso la notizia che gli americani usano internet per informarsi più dei giornali di carta: dopo le stazioni televisive locali e nazionali, il web sarebbe diventato la terza fonte di informazione negli Usa.
Anche in Europa siamo sulla stessa strada. Una ricerca di Microsoft, su “Europe Logs on Internet Trends of Today & Tomorrow”(2009), sostiene che alla fine del 2010 l’utilizzo di internet raggiungerà una media di 14,2 ore alla settimana rispetto alle 11,5 ore alla settimana della tv. E con i giornali in terza posizione come negli Usa.
Ma, come alcuni rilevano, per molti editori il “fenomeno” Internet si è trasformato in una scusa per tagliare i costi del personale. Altri invece ritengono che la stampa cartacea in futuro svolgerà un ruolo importante nel settore delle inchieste e del giornalismo di opinione. Può darsi.
C’è però una controindicazione in chiave di psicologia della lettura e della scrittura: i testi on line, di regola, devono essere più brevi; di qui certa sinteticità che non guasta, ma anche il pericolo di eccessive semplificazioni. Perciò, come spingere il lettore, una volta abituatosi alle “notizie-pillole” in rete, a sorbirsi editoriali e inchieste “a lenzuolo” in cartaceo? I testi lunghi rischiano di finire appannaggio di pochi. Altro che giornalisti e lettori partecipativi…
Per dirla con il buon Eliot: “Quel che il tempo ci apporterà sicuramente, è una perdita; un guadagno o un compenso sono quasi sempre concepibili, ma non certi”.
E i poeti ne sanno sempre una più del diavolo. Perciò a buon intenditor...

Carlo Gambescia

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