martedì 27 aprile 2010

Crocifisso in classe,  
modesta opinione
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Crocifisso: ricorso a Strasburgo il 30 giugno
Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta
26 aprile, 12:41 - Ansa
ROMA - L'Italia presenterà il 30 giugno alla Corte europea dei diritti dell'Uomo di Strasburgo il ricorso contro la decisione della Corte che ha imposto all'Italia di togliere il crocifisso dalla scuole. Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta in una conferenza stampa a Palazzo Chigi. Il 30 aprile, ha precisato Letta, l'Italia presenterà alla Corte di Strasburgo una "memoria illustrativa" delle sue ragioni

A nostro modesto giudizio l’idea di togliere il crocifisso dalle aule scolastiche non è condivisibile. E non per ragioni religiose (le radici cristiane) o politiche (la presenza in Italia del Vaticano). Ma per un motivo di natura simbolica e sociologica. Sì, sociologica. Anche perché la croce non va mai usata come un randello “religioso” per colpire chiunque non la pensi come noi. Di qui la necessità di trovare un punto di contatto con quei laici non ancora fanatizzati. Che, per fortuna, sono tanti.
Il ragionamento è questo.
In primo luogo, il crocifisso rinvia al sacrificio. Ma, attenzione, di un “uomo” che aveva predicato l’eguaglianza tra gli uomini, come mai prima nella storia. Quella croce significa simbolicamente che un “uomo” si è sacrificato per l’eguaglianza dei suoi simili. Non per gli schiavi contro i patrizi. Ma per gli schiavi e i patrizi insieme.
In secondo luogo, il crocifisso, “ci inchioda” tutti alla nostra condizione di uomini immersi in una vita che è sofferenza, anche se la società del divertimento mira a farci vivere in una sorta di gaia e individualistica incoscienza. Quella croce significa sociologicamente che la vita è, quanto meno, una “vicenda” da affrontare con la giusta severità.
Ecco, per queste due ragioni, mai toglieremmo il crocifisso dalle scuole. Dove appunto, oltre che istruire, si deve educare all’eguaglianza tra gli uomini e a una visione severa della vita.

Carlo Gambescia

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