Trittico su un pensiero che si crede liberale...
Handke, Battista, Lévy
Che cosa significa disinformare? Vuol dire fornire
informazioni inesatte, scarse o carenti su una particolare situazione. Oppure
per giustificare una certa tesi. Se "non informare" significa
nascondere tutte le informazioni su un certo evento, allora
"disinformare", vuol dire fornirle ma in maniera inesatta e poco
attendibile. Come dire, "accentarle" in un certo modo...
Dietro la disinformazione, che funziona come una specie
di filtro, c'è sempre un movente ideologico-utilitaristico: si disinforma per
difendere determinate ideologie e interessi. I "disinformatori",
nelle democrazie occidentali, in genere sono giornalisti o comunque operatori
mediatici. Non tutti i giornalisti e gli operatori fortunatamente....
La disinformazione di regola gioca un ruolo fondamentale
durante le guerre, e nel corso di qualsiasi forma di conflitto (sociale,
economico, culturale): in teoria dovrebbe vincere sempre la verità ma in realtà
non sempre è così.
Attualmente l' Occidente euro-americano è in
"guerra" con tutto quello che non è occidentale : la definizione è
piuttosto ampia, ma rende bene l'idea di conflitto.
In questo contesto la "disinformazione" ha
assunto il ruolo di una vera e propria strategia politico-culturale. I maggiori
giornali euro-americani esercitano quotidianamente una pressione fortissima
sulla pubblica opinione, anche se apparentemente indiretta e non sempre
chiaramente visibile.
In Italia, il "Corriere della Sera" è in prima
linea. Ecco un piccolo ma significativo esempio.
Ieri l'altro, domenica 28 maggio, nelle sue pagine
culturali è uscito un verbosissimo articolo di Bernard-Henri Lévy (nella foto a destra) sul caso
Handke (censurato dalla Comédie-Française per il suo appoggio a Milosevic),
dove si dice "non si doveva mettere in programma Handke (nella foto a sinistra), ecco la verità
(...). Ma una volta fatto l'errore e messo nel programma della casa di Molìere
l'incensatore del fascismo serbo, non si doveva correre il rischio di un
annullamento, che (...) equivale a una censura". Il che il significa che
il "libertario" Lévy, non è in linea di principio contrario alla
censura: ne fa solo problema di opportunità. In poche parole, censurare Handke
è stato un errore solo perché lo si doveva censurare prima...
Ieri, lunedì 29 maggio, Pierluigi Battista (nella foto al centro), nella sua
rubrica "Particelle Elementari", ha subito rilanciato, indicando Levy
come esempio encomiabile di intellettuale liberale che difende il diritto
dell'avversario di parlare. Scrive Battista: "La rarità della posizione di
Bernard-Henri Lévy si segnala perché non accade quasi mai che i principi
sbandierati per la propria parte vengano agitati per difendere un nemico e per
tutelare il suo diritto alla parola". Come per dire: sono cose che possono
accadere solo nel libero Occidente... Quanto siamo fortunati...
In realtà l'articolo di Battista è un ottimo esempio di
disinformazione: si presenta, riferendone parzialmente le tesi (in questo caso
il contenuto di un articolo), come liberale "integrale", un
intellettuale, Bernard-Henri Lévy, che è soprattutto uno strenuo
occidentalista. E che, come si è visto, è favorevole, o comunque non contrario,
alla censura preventiva. Veramente un bel liberale...
Tecnicamente, dal punto di vista logico-argomentativo,
Battista, incorre in una fallacia di ambiguità, detta di accento, tipica
del giornalismo disinformativo: che si ha quando le tesi di altri sono
riferite, a supporto delle proprie, senza contenere quelle esplicite
precisazioni, a causa delle quali (guarda caso) le tesi riportate,
assumerebbero un significato completamente diverso.
Insomma, si pone l' accento su quel che fa più
comodo.
Ecco, questa, è disinformazione.
Carlo Gambescia
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