Profili/25
Alvin Ward Gouldner
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A più di venticinque anni dalla sua prematura morte chi
ricorda la figura di Alvin Ward Gouldner? Sociologo e marxsta
"outlaw", come amava definirsi. In pochi... Nessuno purtroppo vuole
più confrontarsi con un pensiero, certo difficile, ma ricco di intuzioni.
Gouldner nasce a New York nel 192o, sviluppa fin da
giovane un notevole interesse, per le scienze sociali, all'epoca in pieno
sviluppo. E soprattutto per i problemi sociali. Si forma professionalmente alla
Columbia University. Studia con Merton e Lazarsfeld, i quali lo apprezzano, da
subito, per le sue capacità di ricercatore e promettente studioso. Alle
iniziali attività tutoriali presso l' università di Buffalo, segue una breve
parentesi come "consultant" per la Standard Oil
(1951-1952), Nel 1953 consegue il suo Ph.D. in sociologia. Dopo un periodo
all'Antioch College, passa all'Università dell'Illinois (1954). Per approdare
infine al Dipartimento di Sociologia della Washington University, Saint Louis
(1959). Dove insegnerà (dal 1967, come Max Weber Research Professor), fino alla
morte per infarto, avvenuta a Madrid nel 1980. Dunque una carriera, formalmente
ineccepibile - tra l' altro costellata di riconoscimenti e incarichi di ricerca
- che evidenzia due particolarità: una precoce conoscenza del marxismo teorico,
che risale agli anni quaranta, sempre rivendicata, ma in modo critico, appunto
da "outlaw"; e un periodo (1972-1976) di insegnamento presso
l'Università di Amsterdam, dove affina i suoi strumenti metodologici alla luce
del dibattito europeo dell'epoca (neo-marxismo, tardo strutturalismo, teorie
sociolinguistiche) . Due elementi che conferiscono alla sua opera sociologica,
che sostanzialmente si fonda sulla lettura incrociata di quattro autori (Marx,
Durkheim, Weber e Mannheim), un taglio poco americano e molto europeo. Nel
senso di una grande attenzione alle idee, non solo, come processo materiale
(socioculturale), ma come elemento trainante della trasformazione socioculturale,
grazie al ruolo che può essere giocato dagli intellettuali.
Nei suoi primi lavori: Patterns of Industrial
Bureacracy e Wildcat Strike (1954, trad. it. di entrambi i
volumi, Etas Kompass, Milano 1970), si occupa di modelli organizzativi, nonché
della struttura "di comando" nella società industriale, come negli
Studies in Leadership (1954, opera da lui curata). La vera e propria
svolta avviene con la pubblicazione di Enter Plato: Classical Greece and
the Origins of Social Theory (1965) , e The Coming Crisis of the
Western Sociology (1970, trad. in Il Mulino, Bologna 1970 ). Due libri
dove Gouldner spiega il distacco tra pensiero sociale e società, come tipico
dell'esperienza storica dell' Occidente: l'intellettuale si è sempre isolato
dal mondo reale. E la società - come potere sociale - ha sempre favorito questo
auto-emarginazione dell'intellettuale spesso dorata. Per contro, Marx avrebbe
tentato di rovesciare la situazione, ma purtroppo, secondo Gouldner (che scrive
queste cose prima del "grande crollo"), il comunismo reale, rischia
di dimostrarsi come potere sociale altrettanto conservatore...
Su queste basi, Gouldner passa negli anni successivi a
esaminare il "dark side" della dialettica, da lui intesa come un'
ideologia, tesa a mascherare il potere sociale di pochi intellettuali e
politici. Analisi
che si sviluppa attraverso una trilogia The Dialectic of Ideology and
Technology:: The Origins, Grammar and Future of Ideology (1976); The
Future of Intellectuals and the the Rise of New Class (1979); Against
Fragmentation. The Origins of
Marxism and Sociology of Intellectuals (1985,
postumo). In questi tre libri, fondamentali per capire l'evoluzione del suo
pensiero, Gouldner, oltre a utilizzare gli strumenti più aggiornati (all'epoca)
della teorica critica europea ( a partire da quelli forniti da Habermas),
rivendica la figura dell'intellettuale: che deve essere capace di andare oltre
il proprio tempo, e al tempo stesso condizionarlo, senza però restarne, a sua
volta, condizionato: un missione difficilissima, se non proprio impossibile. Ma
essere "marxista Outlaw" significa appunto questo: lottare contro
ogni forma di potere sociale. E infatti nel libro postumo, Against
Fragmentation, Gouldner descrive il marxismo come frutto di una continua
(e irrisolta) dialettica "ideale" tra Marx e Bakunin. Tra chi vede
solo una parte del problema: lo sviluppo economico (Marx), e chi invece vede il
tutto: la libertà come scelta di fondo (Bakunin). In questo senso Gouldner
punta su una visione "olistica" del marxismo (usa proprio questa
espressione..), capace di tenere insieme il tutto (la libertà) con la parte
(l'economia, e dunque il potere sociale).
Sotto questo aspetto è interessante la raccolta di saggi,
pubblicata tra le due fasi ( cioè tra"Platone-Crisi della sociologia"
e "Trilogia sul lato oscuro della dialettica"), intitolata For
sociology: Renew and Critique in Sociology Today (1973, trad. it. Liguori,
Napoli 1977), dove Gouldner accenna alla categoria sociologica del dono
intellettuale. Attraverso lo studio della "Norma di Reciprocità", nei
rapporti sociali il sociologo sembra porre le basi (sembra, perché purtroppo
non è più tornato sull'argomento) di una riunificazione della parte con il
tutto (economia e libertà) attraverso il dono alla società del capitale intellettuale
da parte dei singoli "uomini di cultura": la gratuità intesa come
rinuncia a mettersi al servizio (anche indirettamente, rinchiudendosi nella
famigerata torre eburnea...) del potere sociale. Purtroppo Gouldner non
riuscirà mai a spiegarci come giungere a tutto questo. Peccato.
Su di lui si veda, la non soddisfacente monografia, di
James J. Chriss, Alvin Ward Gouldner: Sociologist and Outlaw Marxist,
Ashgate Publishing, Andershot (U.K.) 1999 (www.ashgate.
com). E in italiano Alvin W. Gouldner, La sociologia e la vita quotidiana,
Armando, Roma 1997), in particolare l'introduzione di Raffaele Rauty (www.armando.it).
Carlo Gambescia
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