Un report di Stephen Roach
Non solo investimenti
Su "Repubblica - Affari & Finanza" di ieri
sono apparsi alcuni stralci di un "Report" per clienti della Morgan
Stanley, redatto da Stephen Roach, Chief Economist e Managing Director della
grande banca d'affari americana. Istituto che dispone di uno staff di 500
economisti, dislocati in tutto il mondo, tutti monetaristi e liberisti,
allineati alla politica Usa.
Le previsioni di Roach per l'economia mondiale sono
rosee. Secondo l'economista americano tre sarebbero i fattori positivi: a) la
crescita equilibrata dell'economia mondiale; b) il controllo dell'inflazione
mondiale attraverso la "redistribuzione" della produzione su scala
mondiale; c) la capillare estensione dei controlli del FMI, ormai estesa a
tutte le nazioni. "Oggettivamente -scrive Roach - dobbiamo constatare che
il mondo non è stato mai così bene".
Ora, indubbiamente, dietro la pubblicazione degli
stralci, ci sono ragioni di bassa cucina economico-giornalistica: invogliare i
lettori-clienti di "Repubblica" e della Morgan Stanley a investire.
Fatte ovviamente le debite proporzioni tra i due target. Ma questo è solo un
aspetto, e minore, della questione.
Il vero punto è che l'ottimismo e il fondamentalismo economicista di Roach - che sul piano dei fatti può essere contestato punto per
punto - ha una precisa funzione di legittimazione ideologica di un nuovo ordine
politico mondiale, il cui braccio militare e politico è rappresentato dagli
Stati Uniti.
Del resto non è credibile parlare di sviluppo equilibrato
sulla base degli attuali differenziali di crescita tra Stati Uniti (3,4), Area
Euro (2,1) da una parte , e Cina (9,5) e India (7,3) dall'altra. Per non parlare
degli effetti socialmente nefasti delle delocalizzazioni (la
"redistribuzione della produzione su scala mondiale"), dell'alto
prezzo del petrolio (che non ha precedenti, almeno nell'ultimo sessantennio). E
dei crescenti e irrisolti problemi ambientali sociali e umani, che si vanno
profilando, proprio dove il tasso di sviluppo risulta più elevato, come in
India e Cina.
Di più: va tenuto presente un importante dato
storico-economico. Negli ultimi sessant'anni lo sviluppo economico ha
conosciuto una fase crescente, negli anni Cinquanta e Sessanta ( con tassi
altissimi, quasi il doppio di quelli cinesi di oggi), per poi entrare negli
anni Settanta (e il fenomeno è ancora in atto), in una fase, non di desviluppo,
ma di basso sviluppo economico (con tassi di crescita di due terzi inferiori ai
tassi degli anni Cinquanta e Sessanta, compresi nella media mondiale i tassi
cinesi e indiani di oggi). Perciò per dirla con Kondratieff, a una fase
espansiva del ciclo capitalistico, ne è seguita, dagli Settanta in poi , una
depressiva (a prescindere dai successi di immagine e ai progressi delle
tecniche comunicative e dei relativi alti profitti settoriali). Si dirà che si tratta di un'analisi che scorge solo i lati negativi. Tuttavia a pensar male...
Comunque sia, a questa fase depressiva sul piano economico, se ne è
affiancata un'altra di tipo espansivo sul piano geopolitico, apertasi
con la dissoluzione dell'Unione Sovietica, e la conseguente fine del
bipolarismo. E l'elemento ideologico di raccordo tra i due fattori, nel senso
di una legittimazione del nuovo potere politico-militare Usa, è rappresentato
dal liberismo economico (un liberalismo decisamente appiattito sul mercato), che per un verso giustifica la fase depressiva,
mascherandola come espansiva, e per l'altro legittima la globalizzazione
economica e militare americana (ed europea), come una vittoria della libertà di
mercato nel mondo.
L'aspetto più importante è che si è solo all'inizio di
una nuova fase storica. E' in atto, infatti, la costruzione di un ordine politico a guida euro-americana (con l'Europa in subordine però...). Il che spiega l'enorme e capillare sforzo mediatico per giustificare e sostanziare ideologicamente,
il nuovo edificio politico. E chiarisce anche il ruolo di interventi, come quelli di
Roach, e le prontissime "amplificazioni" su piccola scala di
"Repubblica".
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento