Il libro della settimana. Arlie Russel Hochschild, Per amore o per denaro.La commercializzazione della vita intima, il Mulino 2006, pp. 270, Euro 15,00.
http://www.mulino.it/edizioni/volumi/scheda_volume.php?vista=scheda&fbt=1&ISBNART=10882 |
Arlie Russell Hochschild insegna sociologia
all'Università della California. In italiano è già uscito un suo studio su Donne
globali: Tate, colf e badanti ( scritto in collaborazione con B.
Ehrenreich, Feltrinelli 2004). E' una studiosa che esplora un campo nuovo e
interessante, quello della "sociologia dei sentimenti". Si dirà: ma
se la sociologia già incontra tanti problemi metodologici quando studia realtà
sociali più concrete come la politica e l'economia, figurarsi quante ne
incontrerà il tentativo di indagare l' inafferrabile universo dei sentimenti
umani?
In realtà la Hochschild se la cava piuttosto bene, e la nuova
sociologia del sentimenti (o delle emozioni) arricchisce il sapere sociologico.
Per scoprirlo basta aprire Per amore o per denaro (il Mulino 2006), ai
capitoli III-IV-V ( pp. 71-137), praticamente il cuore teorico della sua
ricerca.
Sulla scorta delle analisi di Freud, Goffman, Geertz, per
citare solo gli autori più noti, la studiosa americana individua nei sentimenti
qulacosa che è a meta strada tra i valori socialmente interiorizzati e i
moventi psicologici e proiettivi individuali. In questo senso le
"regole" del sentimento (alcune universali come il "non gioire
nell'uccidere", altre a livello di gruppo, come ad esempio i sentimenti di
genere ) rinviano per un verso a un framing (un quadro ideologico di riferimento)
e per l'altro a una serie di reazioni individuali di tipo cognitivo, fisico ed
espressivo. Si gioisce o meno, in relazione, al quadro di valori
interiorizzato, ma anche in rapporto allo sviluppo delle nostre capacità
psichiche di reazione. Che dipendono dall'educazione ricevuta, dal carattere,
dal temperamento; da componenti psicosociali, oppure strettamente individuali,
come la sensibilità innata del singolo vero il dolore umano: la sofferenza degli
altri. Un quadro dunque complesso e interessante, che può arricchire anche il
lettore, "non addetto ai lavori".
La sociologia dei sentimenti viene applicata dalla
Hochschild alla studio della società dei consumi, e in particolare
all'influsso, non propriamente positivo, che questa esercita sulla "vita
intima" degli individui. Al di là delle critiche, del resto giustificate
ma non molto originali alla società dei consumi, il lato più innovativo della
sua ricerca è rappresentato dall'analisi dell'ambivalenza sociale (ambiguità),
che segna le strategie individuali di difesa. Ad esempio la "cultura del
disimpegno" è vista come una zona di confine tra quel che è commerciabile
e quel che non lo è, che noi attraversiamo e riattraversiamo continuamente. Da
un parte c'è l'innato e universale sentimento di rifiuto della commercializzazione
totale delle vita umana, che ci impone di fuoriuscire da una vita sociale
sempre più regolata dal denaro e dall'interesse, ma dall' altra, ecco il punto
interessante, gli strumenti per "fuggire" ci vengono forniti in forma
standardizzata dalla stessa società dei consumi (dal viaggio "tutto
organizzato" verso improbabili terre esotiche, all'autismo dell' i-pod e
di una vita sessuale povera di sentimenti ). Di qui quel senso di
insoddisfazione permanente e di inorientamento emozionale, che ci fa vivere in
una specie di zona grigia. Dove quel che proviamo non è falso ma non è neppure
vero. E dunque di difficile definizione, sia in termini soggettivi che
oggettivi, come tutto ciò che è inderminato.
In questo senso il libro della Hochschild è un'ottima
guida per penetrare in nuova "Terra di Nessuno": quella dove vive
oggi, e male, l'Homo Consumans. E così scoprirne il mondo emozionale.
Un testo da non perdere.
Carlo Gambescia
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