venerdì 26 maggio 2006


Prodi e la "c
oncertazione"
Il ritorno della parolina magica




Sembra quasi un rito propiziatorio. Sembra...
Infatti, Prodi ieri, davanti ai vertici confindustriali ha pronunciato di nuovo la parolina magica: concertazione. Per il momento nessuno sembra aver raccolto... Ma nei prossimi giorni, come si dice, si aprirà il dibattito.
E' bene perciò fare subito chiarezza: la concertazione è uno strumento tipico delle socialdemocrazie europee, volto non soltanto a gestire i rapporti tra sindacato e associazioni dei datori di lavoro, ma anche funzionalmente capace di organizzare una rete istituzionale di rapporti stabili. Di che genere? Di regola si tratta di istituzioni con personalità giuridica pubblica, preposte a facilitare il confronto e la soluzione dei problemi di politica industriale, economica e sociale, sulla base di dati economici che vengono forniti da organismi istituzionali, al di sopra delle parti (in Italia il CNEL avrebbe potuto svolgere un ruolo del genere, ma tutte le parti sociali si sono sempre ben guardate dal valorizzarlo... ma questa è un'altra storia). Si tratta di istituto pattizio, e di vera e propria programmazione economica, che ha avuto massimo sviluppo nei paesi del Nord Europa e in Germania durante il cosiddetto "glorioso trentennio ( 1945-1975). E', insomma, uno strumento istituzionale che fa parte di quel più ampio fenomeno storico e istituzionale denominato "corporativismo democratico" (per distinguerlo dal "corporativismo" autoritario fascista). Che designa una società capace di autogovernarsi democraticamente, attraverso un sistema di do ut des tra le sue principali istituzioni economiche. E con il governo che gioca il ruolo di garante del bene comune, e in particolare di quelle fasce professionale e sociali che non sono rappresentate o pseudo-rappresentate al tavolo della concertazione.
Ora due riflessioni.
In primo luogo, l'Italia non ha mai conosciuto la concertazione nella sua forma classica . Se si è parlato di concertazione lo si è sempre fatto solo in riferimento alla "politica dei redditi" ( come ad esempio per gli accordi del 1992-1993): soltanto per tenere basso il costo del lavoro. Perciò ecco un primo aspetto sul quale riflettere. Quando Prodi parla di concertazione si riferisce essenzialmente alla politica dei redditi. E sotto questo aspetto il sindacato dovrebbe iniziare a preoccuparsi.
In secondo luogo, la concertazione, quella vera, richiede alcune condizioni base:
a) un tasso di sviluppo piuttosto elevato (sicuramente superiore 4-5 per cento, e noi siamo realisticamente sotto l'1 per cento), perché ci sia appunto un prodotto sociale da redistribuire e reinvestire (insomma, qualcosa per iniziare a discutere, non si può "concertare" la miseria...) ; b) nessun vincolo esterno di bilancio (come invece avviene attualmente: si pensi ad esempio al ruolo di controllo esercitato dalla Bce dal Fmi, e dalle agenzie di rating ) c) ampie possibilità di praticare una politica di svalutazioni competitive della moneta nazionale, per favorire l'esportazione (altra condizione, vedi punto precedente, oggi, irrealizzabile); d) alto senso di responsabilità e del bene comune, da parte delle organizzazioni dei datori di lavoro e del sindacato ( frutto di solide tradizioni capitalistiche e socialdemocratiche, di cui l'Italia è totalmente priva); e) autorevolezza e indipendenza del governo in carica ( fattore legato alla presenza delle tradizioni socialdemocratiche di cui sopra, e all'effettivo esercizio della sovranità nazionale) ; f) autorevolezza delle istituzioni preposte alla elaborazione e diffusione dei "fondamentali" economici: quei dati statistici che dovrebbero costituire la comune e naturale "piattaforma" di discussione ( mentre, come è noto, l' Istat, la Banca d'Italia, i centri preposti della Confindustria e dei sindacati forniscono, il più delle volte, dati contrastanti. Spesso non c'è accordo neppure sui tassi di inflazione e disoccupazione...).
Se questi sono i termini della questione. Che, tra l'altro, il professor Prodi, già docente di economia industriale, dovrebbe ben conoscere, allora perché parlare di concertazione? Solo per ragioni magico-propiziatorie? E per propiziarsi chi? I vertici dei sindacati? I vertici di Confindustria? Oppure Prodi, tenta solo di nascondere dietro la parolina magica concertazione, e piuttosto goffamente, una politica dei redditi a danno dei soli lavoratori?

Carlo Gambescia

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