sabato 6 maggio 2006


Profili/24
Leopold Kohr 




Uno degli aspetti più curiosi del dibattito italiano sul federalismo è quello della totale assenza di riferimenti sociologici. Ci si sofferma sugli aspetti costituzionali e politici - il che non è neppure sbagliato visto che siamo in piena campagna elettorale - , ma raramente si approfondisce, come dire, il federalismo sociologico. Che si intende con questo termine? Lo studio del federalismo, non solo come sistema istituzionale, ma come forma di organizzazione sociale. Si tratta di un' analisi che parte dalla seguente constatazione storica: dove c’è pluralismo sociale non può non esserci anche pluralismo costituzionale e politico. Tuttavia la reciproca non vale: il federalismo è sociologico o non è…
Il federalismo implica come precondizione il pluralismo.
Sotto questo aspetto Leopold Kohr (1909-1994) è sicuramente il pensatore più rappresentativo. Il suo libro, The Breakdown of Nations (Routledge & Kegan Paul, London 1957), un piccolo classico del federalismo sociologico, venne tradotto nel 1960 dalle Edizioni di Comunità, sicuramente per volontà di Adriano Olivetti ( industriale, editore, uomo politico, probabilmente il solo "federalista sociologico" italiano del secolo XX), tuttavia non è stato più riedito...
Leopold Kohr nasce nel 1909 a Oberndorf, località nei pressi di Salzburg (Salisburgo) in Austria. Di famiglia modesta, nel 1928, dopo gli studi ginnasiali, si iscrive alla Facoltà di Legge dell' Università di Innsbruck. Si laurea nel 1933, dopo aver frequentato nel frattempo anche la London School Economics. Nel 1935 consegue un’altra laurea in Scienze Politiche. Dopo di che si trasferisce in Spagna come corrispondente di alcuni giornali antifascisti, e dove fa amicizia con Ernest Hemingway e George Orwell. Nel 1938, per sfuggire a Hitler, si trasferisce in Nordamerica. I primi tempi vive tra il Canada e gli Stati Uniti, privo di mezzi e costretto a svolgere il lavori più umili e faticosi. Ma la ruota gira: Kohr inizia a scrivere per i giornali (pubblica anche una serie di editoriali antinazisti sul "New York Time" sul "Washington Post" e sul "Los Angels Times). E comincia pure a insegnare. Dal 1943 al 1973 è docente di scienze politiche alla Rutgers University, all'American University di Città del Messico, e infine all’ Università di Puerto Rico (1955-1973). Conclude la sua carriera accademica, in Gran Bretagna, come professore dell' University College of Wales, ad Aberystwyth nel Galles (1974-1977). Nel 1983, per le sue idee, così originali e anticonformiste, riceve il "Right Livelihood Award"" (una specie di “premio Nobel alternativo”). Nel 1986 viene fondata la Leopold Kohr Academy (Neurkirchen - www.tauriska.at/kohr/kohr_fr) . Nel 1993 Kohr pensa di stabilirsi per sempre a Oberndorf. Ma un attacco cardiaco, che lo coglie nella sua casa di Aberystwyth, non gli consente di realizzare questo sogno.
Il pensiero di Kohr si articola intorno a tre punti fondamentali.
Il primo è che la grossezza o grandezza (“the bigness”) è una patologia sociale. Kohr è il teorico della piccola comunità, da lui presentata come perfetto esempio di fisiologia sociale. Il famoso slogan “small is beatiful”, che comunemente viene ricondotto a Schumacher, risale invece a Kohr. Per lo studioso di Oberndorf quanto più un gruppo sociale cresce di dimensioni, rispetto ad altri gruppi, tanto più esso tende a dominarli. Tra i tanti esempi citati da Kohr, si ricorda qui, la città-stato antica (ad esempio Roma), e lo stato-nazione moderno (ad esempio la Prussia, e poi la Germania).
Il secondo è che l’ aggressività dell’uomo non può essere eliminata ma può comunque venire “addomesticata”. In che modo? Spingendolo a vivere all’interno di piccoli gruppi. Più una società si compone di piccoli gruppi e più la crescita dei piccoli gruppi viene tenuta sotto controllo (democraticamente), più si fa rara, se non impossibile, la possibilità che possano scoppiare sanguinosissime guerre, come nel Novecento.
Il terzo punto - ancora più difficile da "digerire" - è che lo stato-nazione di origine ottocentesco deve scomparire ... Al suo posto dovrebbero sorgere unità regionali (secondo Kohr le dimensioni ideali sono quelle del “cantone svizzero”): tutte più o meno delle stesse dimensioni, e dunque in grado di rispettarsi a vicenda (visto che nel sistema pluriregionale "circola" in tutti la consapevolezza di non poter prevalere su nessuno). L’Europa sognata da Kohr - tra l’altro fin dall'inizio acceso critico "del superstato con sede a Bruxelles" - è quella delle “piccole nazioni”: dei Bavaresi, dei Sassoni, dei Branderburghesi, dei Normanni, dei Catalani, degli Alsaziani, dei Baschi, dei Borgognoni, dei Lombardi, eccetera. “Piccole nazioni”, capaci ai autogestirsi, ma anche di collaborare politicamente creando strutture federali "minime": concepite in maniera tale che potere "centrale" non possa mai superare, se non in misura modesta, quello di uno dei paesi membri della federazione. Kohr parlava, citando il federalismo americano - da lui giudicato esemplare, dopo quello svizzero -, di un "rapporto medio" di forza in ragione di 50 (stati) a 1 (stato): in genere - ecco la "regola" di Kohr - il potere federale non deve mai superare quello costituito dall'insieme degli stati federati. Deve sovrastarli ma di poco.
Utopie? Fino a un certo punto. Perché il principio delle piccole dimensioni, come causa sociale di non prevalenza sull’altro ( perché il fattore incertezza, pur non eliminando del tutto il pericolo delle guerre, scoraggia dall’iniziarle), è un principio sociologicamente e storicamente fondato. E qui per ragioni di spazio, rinviamo agli esempi storici e sociali, forniti con dovizia da Kohr in The Breakdown of Nations.

Tra le sue pubblicazioni (circa una quindicina ), ricordiamo: Is Wales Viable ? (Davies, Llandybie 1971; The Breakdown of Great Britain ( South Place Ethical Society, London 1971); The City Of Man (The Duke of Buen Consejo), Editorial Universitaria de Puerto Rico, San Juan 1976); The Overdeveloped Nations: The Diseconomies of Scale (Davis, Llandybie 1977); Development Without Aid: The Translucent Society (Davis Llandybie 1979). Su di lui si veda Gerald Lehner, Die Biographie des Philosophen und Okonomen Leopold Kohr, Deuticke, Wien 1994. Per ulteriori risorse biobibliografiche si rinvia www.oberndorf.co.at/museum .

Carlo Gambescia

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