E' ora che qualcuno lo spieghi a Giuliano Ferrara
La guerra è una cosa seria
La guerra è una questione seria. E Giuliano Ferrara
sembra non averlo compreso.
Va fatta però una premessa, probabilmente lunga, ma
necessaria.
Esiste un'ideologia della guerra, come esiste
un'ideologia della pace. Dopo di che resta una realtà storica e sociale, in
continuo movimento, in cui si mescolano al tempo stesso guerra e pace.
Purtroppo, conflitto e cooperazione sono due forme di rapporto sociale, che
hanno natura "scalare" e "bipolare" : si può passare dall'
una all'altra rapidamente. Come pure, all'interno di ognuna di esse, esistono
vari gradi di complessità e gravità. La guerra è l'esito finale del conflitto
come processo sociale, così come la pace è il punto di arrivo della
cooperazione. Tra la pace e la guerra esistono forme intermedie di conflitto
come di cooperazione: ad esempio la guerra implica la cooperazione all'interno
delle due parti combattenti, così come la pace implica forme di guerra
economica ( lotte di mercato) politica (lotta partitica), sociale (lotta di
classe), eccetera.
Il ruolo della politica è quello di ridurre i conflitti
(in genere) attraverso la decisione, ma non certo di "cancellarli"
completamente e per sempre. Il che, oltre a essere impossibile, come si è
visto, implicherebbe l'uso scalare (e praticamente infinito) di "conflitti
per eliminare i conflitti". Ad esempio un ipotetico governo mondiale, si
limiterebbe a trasformare le guerre in operazioni di polizia, così come la
forma-stato moderno, ha in precedenza trasformato le "guerre civili
interne" (si pensi alla figura del "ribelle-brigante", e alle
stesse origini storiche della mafia, in Italia), in operazioni di polizia a
tutela dell'ordine pubblico.
Ora, non credere in un mondo paradisiaco, completamente
pacificato, non significa però sposare l'ideologia della guerra, come invece fa
Giuliano Ferrara.
In un articolo apparso ieri sul "Foglio"
(22-5), l' Elefantino ha di nuovo invocato la guerra totale contro l'Islam
partendo da una affermazione, come al solito capziosa, o comunque, vera a metà:
"La guerra è la peggiore delle soluzioni ad eccezione dell'appeasement che
ne produce una ancora più grande e fatale (...). Se dunque fai la guerra cerca
di vincerla".
E' come dire che la pace (o qualsiasi tentativo
ragionevole di salvarla) porti regolarmente alla guerra. Certo, che le guerre
si devono vincere. Ma solo dopo che si sia eventualmente cercato di evitarle. E
nel caso degli Stati Uniti è accaduto esattamente il contrario: non si è fatto
nulla per evitare l'invasione dell' Afghanistan e dell'Iraq. Sotto questo
aspetto è esemplare l'attuale atteggiamento di sfida nei riguardi dell'Iran.
Se l' "Occidente" ha un punto di vantaggio, se
così si può dire, nei riguardi delle altre culture, è di aver elaborato una
scienza sociale oggettiva della società. Scienza che consente di capire, e per
quanto possibile, prevedere le dinamiche sociali. La guerra, per quanto
ineliminabile, è assolutamente distruttiva, e dunque deve essere sempre fatto
tutto il possibile per evitarla. E le scienze sociali offrono gli strumenti
analitici e predittivi per far sì che si possa ridurre il ricorso al guerra.
E tutto quel che esula, dall'analisi oggettiva, è
ideologia. E nel caso di Ferrara, ideologia della guerra.
Carlo Gambescia
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