Polemiche
Pierluigi Battista
e la “reductio ad
hitlerum”
Ogni epoca storica ha i suoi "commissari
politici". Il "pensiero unico" risponde a determinati meccanismi
sociologici di inclusione-esclusione, che prescindono da qualsiasi presupposto
storico e dottrinario. Ma risponde anche a meccanismi tipo argomentativo,
spesso erronei. Dai quali non è esente neppure il liberalismo. Che però a
differenza di altre ideologie "totalitarie", dovrebbe essere più
tollerante con gli avversari politici e intellettuali. E soprattutto coerente
sotto il profilo argomentativo, visto che certo liberalismo (non
tutto) ama presentare se stesso come scienza (politica) del
discorso pubblico. Evidentemente, nessuno è perfetto... Un buon esempio,
di cattiva retorica liberale , viene regolarmente offerto dagli articoli
di Pierluigi Battista, vicedirettore del "Corriere della Sera". Il
quale da buon aspirante "commissario politico" del partito-unico
(presuntivamente) liberale d'Italia è privo di dubbi. E' perciò
interessante ricostruire il suo ragionamento, dal punto di vista delle fallacie
informali (errori di argomentazione), di cui è infarcito.
Si prenda ad esempio il suo articolo di ieri (15-5-2005, p.
26, www.corriere.it)
, sulle "sirene totalitarie (da Castro a Chavez) [che] irretiscono gli
intellettuali".Lo scopo del pezzo, come è evidente, è quello di
squalificare e demonizzare, al contempo, sia politici come Chavez, sia gli
intellettuali favorevoli all'esperimento politico venezuelano.In primo luogo, Battista, parte da un
premessa erronea, o comunque vera a metà, commettendo subito l'errore
argomentativo dell' "accidente converso" (generalizzazione
affrettata) . Dire che gli intellettuali siano "perennemente ammaliati
dalle dittature" vale solo per alcuni casi... Sarebbe invece più corretto
ammettere la possibilità che alcuni intellettuali (non tutti) talvolta restino
ammaliati dalla fascino perverso di un potere, che può essere democratico o
meno.In secondo luogo, Battista cerca di dimostrare la sua tesi
fornendo un ridotto elenco di intellettuali (Brecht, Heidegger, Shaw, Drieu La Rochelle,
Cantimori) che avrebbero scelto la causa sbagliata (quella totalitaria). Se la
prende in particolare con Brecht (e qui, commette l'errore argomentativo
"dell'appello all'autorità", argumentum ad
verecundiam ", citando
da uno dei peggiori libri mai scritti sugli intellettuali. Quello di Paul
Johnson (Longanesi 1988): un testo privo di qualsiasi autorità scientifica,
scritto da un saggista da "reality show", abituato a intrufolarsi e
sguazzare nelle vicende intime degli scrittori. In terzo luogo ,
ed ecco la "petitio principii" (ammettere
per dimostrata una questione), Battista mette Chavez sullo stesso piano di
Lenin, Mao, Stalin, Hitler, Mussolini e Fidel Castro. Dando per scontato quel
che invece non è: visto che non fornisce alcuna prova sulla natura totalitaria
della politica di Chavez (che tra l'altro è stato democraticamente eletto dal
popolo). E qui cade nell'errore argomentativo "di composizione":
attribuisce le proprietà del tutto "dittatori totalitari" al singolo
"dittatore" Chavez. Che tra l'altro, come si è detto, lo è solo per
"petitio principii". Giornalisticamente la " fallacia di
composizione", è denominata, in latino maccheronico, come "reductio
ad hitlerum" (alla
"classe" o tipologia hitleriana).Che c'è di liberale in
tutto questo? E' necessario aggiungere altro?
Carlo Gambescia
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