La morte di Angelo D'Arrigo
Riflessioni sullo sport dei moderni
Angelo D'Arrigo non è più tra noi. Con lui scompare un
personaggio straordinario. Un uomo antico con ali modernissime. Un vero atleta
e "sportivo", e non un "funambolo", come è stato scritto.
E' perciò bello dedicargli queste riflessioni sullo sport
degli antichi e dei moderni.
La parola sport è moderna e, come è noto, di origine
ingelse. Risale al XV secolo e indica divertimento. svago e passatempo. Mentre
per gli antichi, e in particolare greci e romani, lo "sport" come
attività fisica e ludica era soprattutto un fatto religioso e di perfezionamento
fisico e interiore. Si gareggiava per gli dei della città ma anche per
migliorarsi spiritualmente: la sfida riguardava se stessi e non doveva
suscitare l'invidia degli dei.
Oggi invece lo sport significa svago per gli spettatori e
denaro per chi lo svolge a livello professionstico. Permane l'elemento ludico,
ma quel che conta è vincere per gratificare economicamente, non gli dei ma lo
sponsor, e così guadagnare favolosi compensi.
Comunque sia, non bisogna idealizzare troppo lo sport
degli antichi, né disprezzare quello dei moderni, o sottovalutare la
possibilità di riscoprire valori antichi in un contesto moderno. Ad esempio i
cosiddetti "sport estremi" sono un ottimo esempio di fusione tra
valori antichi e moderni. Si pensi a discipline come il surf, il free climbing,
il rafting, lo sci estremo, il parapendio, il paracadutismo a caduta libera. In
queste nuove pratiche sportive, si recupera l'elemento della crescita, non solo
fisica ma anche interiore: la competizione più che altro è con se stessi. Quanto
al pubblico, si tratta quasi sempre di gente che ha praticato in precedenza lo
sport che segue: non è mai completamente "passiva".
Quel che insomma distingue queste attività, e ne
rappresenta l'aspetto antico, è il principio che la pratica sportiva deve
puntare all' "autoperfezionamento interiore": il bisogno (moderno) di
superare i propri limiti viene così conciliato con un ideale (antico) di
perfezione corporea che ha nell'integrità fisica e nella pace con se stessi,
gli strumenti per giungere alla conoscenza del proprio io.
Va però detto che per praticare questi sport ad alti
livelli, occorre essere ben allenati. Di qui la necessità di addestrarsi in
spazi artificiali e anche di ricorrere agli ultimi ritrovati della tecnica
moderna. Tutto questo fa crescere i costi e rende più difficile sottrarsi agli
sponsor e alla commercializzazione.
Non è perciò difficile ipotizzare che gli sport estremi
rischiano di essere trasformati in potenti veicoli pubblicitari, puntati come
cannoni verso una platea di di spettatori-consumatori passivi.
Una passività molto ambita proprio da sponsor commerciali
e media. Tutti mossi da un'avidità di profitti che potrebbe finire per favorire
il costante impiego di atleti professionisti, richiamati appunto dagli alti
compensi, fissati dagli sponsor. Come del resto sta già accadendo...
Angelo D'Arrigo, era cosciente di questi pericoli, e si
muoveva su un piano totalmente diverso.
Era antico e moderno al tempo stesso. Peccato, non ci sia
più.
Carlo Gambescia
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