Profili/20
Julien Freund
Julien Freund (1921-1993) è un figura di
sociologo-filosofo di non facile classificazione, dal punto di vista degli
specialismi accademici. Studioso di filosofia politica, sociologia,
epistemologia delle scienze sociali, storico del pensiero sociale, e in
particolare di Carl Schmitt. La sua opera è vasta, originale, e probabilmente
per il singolo specialista, difficilissima da indagare e comprendere in tutte
le sue sfaccettature. Un'opera complessiva che al contempo affascina e
atterrisce, come una specie di mysterium tremendum et fascinosum sociologico.
Freund nasce nel 1921 in Francia (Mosella). Il padre è un
operaio socialista, la madre una contadina. Fin da ragazzo scopre, e prova
sulla sua pelle, le divisioni sociali e le lotte operaie. Ma scopre anche -
durante gli anni della Resistenza, cui partecipa direttamente - tutta la
gravità dei delitti commessi in nome del totalitarismo ideologico e politico .
Come nell'immediato dopoguerra, non può chiudere gli occhi, davanti alla
grettezza della politica politicante. Deluso, dopo un' intensa attività
politica e giornalistica(1945-1945) , mette a frutto l' "agrégation"
in filosofia, andando a insegnare nei licei di Metz e Strasburgo (1949-196o).
Ma la sua grande passione sono lo studio e la ricerca in campo politico e
sociale. Negli anni Cinquanta si prepara alla tesi dottorato, sotto la guida di
Raymond Aron. Nello stesso periodo entra in contatto con Carl Schmitt,
all'epoca completamente isolato, per i suoi trascorsi politici: da lui
riprenderà, sviluppandola, la nozione di politico come conflitto amico-nemico.
Dunque, un rapporto intellettualmente fecondo, che durerà fino alla morte del
pensatore tedesco (1985). Nel 1965 Freund discute alla Sorbona la sua tesi, che
in seguito trasformerà un libro famoso, probabilmente la più importante opera
di scienza politica e sociale della seconda metà del Novecento: L'Essence
du politique ( ristampa della 3° edizione, Editions Dalloz, Paris 2004, www.dalloz.fr ). Negli anni successivi si
dedica a tempo pieno all'insegnamento universitario, come professore di scienze
sociali a Strasburgo. Dove crea il "Centre de Recherches et d'Etudes en
Sciences Sociales"(1967), l' "Institut de Polémologie" (1970), e
dove fino al 1979, anno in cui sceglie di andare in pensione anticipatamente per
dissapori con l'amministrazione universitaria francese, dirige la Facoltà di Scienze
Sociali. Attivissimo sul piano delle relazioni intellettuali: viaggia molto,
partecipa a convegni e incontri internazionali, ottiene riconoscimenti
internazionali, intreccia rapporti con studiosi, scrittori e pensatori, senza
mai discriminare politicamente alcun interlocutore. In piena contestazione
studentesca (1970), si dichiara "reazionario di sinistra". Muore di un
male incurabile nel 1993.
L'opera di Freund si muove su due livelli concatenati.
Per semplificare: quello della teoria e quello della verifica della teoria.
Il primo livello è segnato dal suo progetto, purtroppo
inconcluso, di costruire una teoria generale dell'azione sociale, fondata sui
concetti di essenza, dato, presupposti, finalità e mezzi. Una teoria al cui
interno Freund vuole ricondurre sia quel che è costante nell'agire sociale ( a
partire dall' "essenza" di quelli che per lui sono i sei campi
dell'agire umano: il politico, l'economico, il religioso, lo scientifico, l'estetico
e l'etico), sia quel che non lo è: ciò che è storicamente mutevole.
Il primo livello rinvia al secondo, quello della verifica
della teoria. Verifica che Freund, purtroppo, ha potuto condurre a termine solo
per il "politico" . Una sfera dell'agire sociale che ha come
"dato" la società"; come presupposti l'ordine, l'opinione e la
lotta, il conflitto-amico nemico; come finalità la protezione, come mezzi la
forza e probabilmente anche l'astuzia. Con questi strumenti Freund riesce a
provare come il politico, si riproponga nella storia, sempre con le stesse
"forme", ma come dire, indossando abiti, o "contenuti"
storici sempre diversi. Celebre, sul piano della verifica, è la sua
riuscitissima critica dei movimenti pacifisti e utopisti, che sotto la candida
e innocente pelle d'agnello, nasconderebbero invece una ferrea volontà di
conflitto, non inferiore a quella che anima i fautori della guerra.
Ovviamente non tutti i passaggi logici sono sempre
chiari, spesso affiorano contraddizioni. Di qui spesso la difficoltà, anche per
la ricchezza di riferimenti personali, intellettuali, storici di cui i suoi
libri sono zeppi, di riuscire a comprendere fino in fondo il senso riposto, o
ultimo, della sua analisi.
Comunque sia, va però evitato l'errore di ricondurre la ricerca
di Freund nell'ambito ristretto di un prudente realismo politico (magari
liberale). In certo senso anche l'opera di Aristotele, di Hobbes di Schmitt può
essere definita tale. Ma tutti sappiamo che questi pensatori sono anche
"qualche altra cosa"... Come dire, c'è un surplus che sfugge, da
sempre, agli interpreti. Qualcosa che affascina e atterrisce al tempo stesso.
Difficile da indagare e capire. Un surplus che mette insieme
"realismo" e "irrealismo" politico, senza però per questo
essere il risultato della semplice somma delle due parti. Ecco, Julien Freund
appartiene a questa categoria di grandi pensatori.
Freund, oltre come ovvio all' Essence du politique,
ha scritto decine di libri, ne ha tradotti e curati altri, ma ha anche
pubblicato moltissimi articoli scientifici e nei più svariati campi culturali.
Si rinvia perciò alla preziosa antologia con ricca biobibliografia, a cura di
Alessandro Campi, lo studioso che ha introdotto in Italia l'opera di Freund,
Il terzo, il nemico, il conflitto. Materiali per una teoria del conflitto,
Giuffrè Editore, Milano 1995 (www.giuffrè.it)
. Notevolissmo anche lo studio di Jerònimo Molina, Julien Freund. Il
politico, la politica, di prossima pubblicazione per i tipi delle Edizioni
Settimo Sigillo(www.libreriaeuropa.it)
, nonché Sébastien De La
Touanne , Julien Freund. Penseur "machiavélien de la
politique, L'Harmattan Paris 2004 (www.editions-harmattan.fr , meno
interessante sotto l'aspetto interpretativo, ma ben documentato ).
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