Italia e Libia
Un passato che non passa
I rapporti tra le ex potenze coloniali e le ex colonie
non sono mai stati facili. I processi di "colonizzazione" e
"decolonizzazione", spesso segnati da durezze inaudite e conflitti
sanguinosi, come in Congo, Algeria, Angola, Mozambico hanno fatto sì che i
"colonizzatori bianchi" non siano tuttora amati. Certo l'economia
globalizzata, oggi può unire, ma nonostante ciò la cultura continua ad avere il
suo peso. Molti di quei popoli non dimenticano le passate discriminazioni
politiche, economiche, sociali e civili. Un'eredità oggi resa più pesante
dalle, a dir poco, spericolate iniziative militari americane e dal conseguente
sviluppo di movimenti antioccidentali a sfondo religioso.
In questo quadro i rapporti con la Libia , non sono l'ultimo dei
problemi italiani. Ma probabilmente il principale. Dal momento che una Libia
amica può rappresentare un leale partner nelle questioni legate
all'immigrazione dal Nord Africa, al petrolio e al terrorismo. Dal punto di
vista politico le "provocazioni" Calderoli sono inqualificabili. Un
ex ministro, o comunque un parlamentare italiano, dovrebbe misurare parole e
comportamenti.
Ma oltre al realismo, che pure è una componente
importante di ogni azione politica, l'Italia dovrebbe meditare a fondo sul suo
passato coloniale. Che, di certo, per durata e ferocia non è pari a quello
francese, portoghese belga, ma che resta comunque, almeno per i libici, una
brutta pagina di storia. E qui non si tratta di sollevare, e tenere vivi,
opprimenti sensi di colpa (il famigerato "singhiozzo dell'uomo
bianco"), ma, come chiede Gheddafi, di fare un gesto, esplicito che metta
fine una volta per tutte sul piano simbolico ed economico a un passato che non
vuole passare.
Quel che continua a ferire ancora oggi i popoli "ex
coloniali", come del resto è testimoniato dalla letteratura politica (
come ad esempio dal Libro Verde di Gheddafi), è l'atteggiamento di
"superiorità" che tuttora caratterizza i comportamenti politici
dell'Occidente. E qui, ad esempio, fa testo il ritratto folcloristico (mezzo
cammelliere, mezzo terrorista) che la stampa italiana ha da anni cucito addosso
a Gheddafi (ma la stessa cosa sta accadendo con Chavez...). Quel che dispiace e
irrita i "non occidentali" è quel nostro senso di "saperla più
lunga", sempre pronto a tradursi in disprezzo, come nel caso di politici
come Calderoli e di intellettuali come la Fallaci.
Non si tratta qui di "inginocchiarsi" e
chiedere in lacrime perdono, come alcuni vorrebbero, ma di capire e rispettare
le tradizioni altrui per quello che sono, e soprattutto comprendere che in
passato le stesse tradizioni sono state calpestate, o comunque, considerate
come inferiori: come appartenenti a un stadio primitivo della storia umana.
E il passato (coloniale) italiano non passerà fin quando
non sarà raggiunta questa "parità psicologica e culturale".
Possibile che l' Occidente (e dunque anche l' Italia) che
ha "relativizzato" ogni valore non sia capace di
"relativizzare" la propria cultura?
Carlo Gambescia
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