Qual è oggi il principale problema politico? Non solo europeo? Fermare Trump. Perché fa sul serio.
Come fermarlo però? C’è una regoletta politica, molto banale, che insegna che tra due forze in conflitto ha maggiori possibilità di vittoria quella militarmente superiore all'altra. Ovviamente in chiave scalare. Nel senso che i concetti di superiore e inferiore sono sempre relativi.
Pertanto le grandi manifestazioni pacifiste non aiutano. Lo sdegno morale, che pure è giustificato, può convincere ma non far vincere. L’invito alla ragione, senza baionette, non serve a nulla.
Torniamo a Trump.
Il suo approccio alla politica è di tipo imperialistico: Trump scorge nella politica di potenza lo strumento per creare una situazione di predominio, diretto o indiretto, su altri stati e nazioni, puntando sulla conquista militare, annessione territoriale, sfruttamento economico o egemonia politica.
Di più: Trump è imperialista nel senso puro del termine: adora la volontà di potenza. Trump non riconosce superiori. E di conseguenza può essere fermato solo da una forza superiore alla sua. O comunque, dalla minaccia reale di disporre di una forza in grado di impensierirlo.
Trump tratta con Putin perché la Russia ha una forza militare, piaccia o meno, in grado di competere con gli Stati Uniti. La stessa tesi può essere estesa ai rapporti con la Cina. Per contro Trump non ha alcun rispetto per la Nato (sulla quale ha diritto di vita e di morte), per l’Unione Europea, che giudica debole e corrotta, per Taiwan, che taglieggia, solo perché considerato un paese militarmente inferiore.
Per non parlare dei maltrattamenti quotidiani, ormai consacrati dai mass media, verso gli insignificanti: Ucraina, Canada, Messico, Danimarca.
Trump ha la stessa concezione del moderno stato di diritto che animava gli imperatori bizantini. Zero.
Inoltre non è di aiuto il tentativo di ricondurlo per ragioni intepretative nell’alveo dell’isolazionismo americano. Trump, per nostra disgrazia, è un unicum.
Resta infatti difficile individuare precedenti politici sicuri, anche nello stesso ambito di un nazionalismo pronunciato come quello che distinse le presidenze di William McKinley e Theodore Roosevelt, tra Otto e Novecento. Presidenti che, tra l’altro, non disponevamo dell’enorme potere mondiale oggi detenuto da Trump.
Come pure va temuta la sua abile, e per questo tremenda, forza propagandistica, in grado di stravolgere la realtà delle cose, conquistando elettori, proseliti e simpatizzanti in tutto il mondo. Trump ha legittimato, elevandola a rango di criterio politico, la vulgata complottista, favorendo a livello collettivo il riaccumulo di tossine fasciste o comunque di tipo autocratico.
Sotto questo aspetto per Trump non esiste nulla di politicamente sacro. Egli considera la Costituzione degli Stati Uniti un ostacolo ai suoi disegni. Si pensi al suo tentativo di vanificare il 14° emendamento sul diritto alla cittadinanza per nascita.
Pur di mantenere il potere, Trump potrebbe persino arrivare al punto di stravolgerla. Ha grandi progetti, dice. Altri quattro anni potrebbero non bastare. Altro che le elezioni di midterm sulle quali confida la sinistra non solo americana. Non si dimentichi che il suo primo provvedimento è stato quello di graziare coloro che, su suo ordine, assaltarono Capitol Hill. L’eversione è il pane quotidiano di Trump.
Ripetiamo, il suo approccio alla politica privilegia la potenza. Di conseguenza per una figura del genere la Costituzione scritta più antica tra le moderne è un pezzo di carta igienica.
Sotto questo aspetto Trump costituisce un grosso problema per la democrazia liberale.
E’ il nemico principale. In primo luogo, perché dispone di tutta la forza che vuole. In secondo luogo perché sembra essere privo di remore circa il suo uso.
Perciò potrebbe prendersi, come asserisce, la Groenlandia, il Canada,
Panama, liquidare la Nato, e così via. Come pure spartire l’Europa
con la Russia.
Trump non ha altri scopi se non quello di diventare sempre più potente.
Dalla sconfitta di Hitler la civiltà liberale non ha più incontrato un nemico così spietato. Putin non è uno stinco di santo. Ma Trump ha modi veramente brutali. E se tanto ci dà tanto...
Il che spiega l’atteggiamento di sorpresa dinanzi a comportamenti ai quali non si è più abituati da almeno ottant’anni. Si scorge ovunque incredibilità e disorientamento. “ Trump, dice sul serio?”, “Possibile che voglia prendersi il Canada?”, “Ma ti pare, denunciare la Nato?”, e così via.
Trump fa sul serio. Non sarà facile liberarsi di lui e della sua classe dirigente, altrettanto assetata di potere.
Inutile, almeno per ora, elucubrare sul destino dell’Alleanza Atlantica, l’Europa se vuole sopravvivere deve riarmarsi fino ai denti. Trump non ragiona, capisce solo la forza. Meglio se bruta.
Carlo Gambescia
Nessun commento:
Posta un commento