giovedì 27 marzo 2025

In difesa di Romano Prodi

 


Su una cosa Prodi ha sempre mentito…  Probabilmente per umiltà cognitiva e personale.  Quale? Di essere un puro e semplice professore, insomma solo un tecnico che non amava e non ama fare  politica.

In realtà Prodi è il gigante che inventando l’Ulivo, come alleanza tra il Centro e la Sinistra, ha impedito, o quantomeno contrastato e diluito, la trasformazione dell’Italia in una repubblica populista e autoritaria. Proprio ciò che è oggi.

Purtroppo il professore mai amato dai social, che come ora si scopre sono da almeno un decennio negli artigli di un destra neofascista, ignorante e faziosa, viene dipinto come un mostro. 

Da ultima la grancassa del blocco giornalistico di destra lo liquida  come una specie di Jack lo Squartatore.

Perché? Per aver sfiorato i capelli di una giornalista di destra, politicamente analfabeta e fiera della sua ignoranza. Neppure in grado di formulare una domanda in modo corretto. Regola numero  1 della professione.

Non si dimentichi infatti la vergognosa manipolazione del passo citato del Manifesto di Ventotene per liquidare come comunisti Spinelli, Rossi e Colorni (*).  

“Tirata di capelli”?  E sia. Però a dirla tutta la manipolatrice, con quel piglio da asino sapiente,  si meritava due sonori schiaffoni. Dopo di che, dietro la lavagna. E invece viene dipinta come un'eroina. E non solo dalla destra. Prodi non piace neppure  a sinistra.

Perché?  In realtà Prodi resta uno dei più rigorosi politici italiani sul piano della spesa pubblica, delle privatizzazioni, della moneta unica. L’europeismo di Prodi è tuttora a prova di bomba.

Inoltre, nonostante la cagnara  scatenata periodicamente dalla stampa di destra, assecondata dai social, Prodi non ha riportato una, dicasi una, condanna.
 

Perché tutto quest’ odio? Evidentemente, nonostante l’età, si temono le grandi capacità politiche di Prodi, come pure la sua profonda conoscenza delle questioni tecniche.

Si faccia mente locale su un punto fondamentale: i governi Prodi sono caduti ad opera del cosiddetto partito della spesa pubblica (solo tre nomi di spicco: D’Alema, Bertinotti, Mastella ).

In Italia, i governi Prodi, hanno fatto quello che il centro-destra si è sempre rifiutato di fare, da Silvio Berlusconi a Giorgia Meloni: l’oculata gestione della spesa pubblica. 

Per inciso, non si dimentichi mai che Prodi fu nominato all’Iri da Giovanni Spadolini, rigorista sui bilanci, nonostante l’opposizione di Craxi, il mago dei titoli di stato a pioggia

Prodi invece, già negli anni Ottanta, privatizzò, facendosi nemico il partito dei finanziamenti pubblici a fondo perduto.

Solo grazie a una rigorosa politica di bilancio, condotta negli anni precedenti, prima da Dini poi da Prodi, e sebbene di malavoglia anche da una parte del centro-destra, l’Italia ha potuto puntare nel 2002, su una moneta unica forte, l’euro.

Scelta tuttora contestata, proprio dal partito della spesa pubblica, da Conte a Salvini, quello del voto di scambio, dei finanziamenti a pioggia, che tuttora rimpiange l’epoca delle svalutazioni competitive della lira e dell’inflazione a due cifre. Quando i risparmi degli italiani erano divorati dal crollo del potere d’acquisto, e solo per favorire gli esportatori, innescando una dinamica poco virtuosa perché non compensata dai prezzi stellari della importazioni. Insomma una bilancia commerciale da paese sottosviluppato.

Non solo oggi il potere d’acquisto dell’euro è nominalmente superiore a quello della lira. Ma anche quello reale è cresciuto, dal momento che la moneta unica ha portato maggiore stabilità economica e minore inflazione.

Negli anni Duemila grazie all’Euro Italia e Europa non sono sprofondate nell’inflazione galoppante da svalutazione competitiva, tipo anni settanta. Inflazione, come detto, che l’Italia dell’epoca tentò di contrastare con la pallottola spuntata della lira.

Si badi bene: l’odio di Trump verso l’Europa nasce proprio dalla forza dell’euro, in grado di mettere in difficoltà il dollaro. E di questo dobbiamo essere grati a Prodi.

Invece di ammirare la sua passione politica, che lo spinge a ottantacinque anni a mettersi in gioco, lo si denigra, attaccandolo alla prima occasione.

Di Prodi abbiamo un ricordo personale. Quando, Presidente del Consiglio, senza scorta, partecipò ai funerali religiosi di una “pia signora”, comune amica o sua conoscente. “Mortadella”, secondo l’etichetta affibbiatagli dalla destra, si comportò con la semplicità e la bontà della mortadella. Una brava persona.

Non il solito politico che finge di fare la brava persona, come Berlusconi e Giorgia Meloni. Per poi fregarti. Prodi nella sua carriera politica le pugnalate alla schiena le ha ricevute. Non le ha date.

Bisogna  essere veramente dei mascalzoni per dipingerlo a tinte fosche.

Grazie di tutto professore. Non potevano non scrivere queste poche righe in sua difesa.

Grazie soprattutto per l’euro. Solo gli imbecilli, gli ignoranti e i disonesti possono negare che Trump, senza l’euro, farebbe un sol boccone di venti monete nazionali.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2025/03/ritortno-weimar.html .

Nessun commento:

Posta un commento