giovedì 20 marzo 2025

Giorgia Meloni sputa contro Il Manifesto di Ventotene

 


Perché stupirsi del veleno sputato da Giorgia Meloni contro Il Manifesto di Ventotene?

“Sputato”. Non conosciamo termine migliore. Lo sputo è una ostentazione di disprezzo verso qualcuno a qualcosa. Nel caso della Meloni metaforico. Ma sempre di disprezzo-sputo di tratta.

Dicevamo, perché stupirsi? L’ Italia è il paese che ha inventato il fascismo. Una delle invenzioni politologiche del XX secolo. Come la democrazia rappresentativa lo fu del XIX. Ovviamente, il fascismo sta alla democrazia liberale, come l’invenzione della dinamite al vaccino contro il vaiolo.

Non è facile liberarsi, anche dopo ottant’anni, dalle scorie fasciste. Cosa che diventa ancora più complicata quando un partito, mai integratosi nel sistema liberal-democratico, se non in modo passivo e opportunistico come il Msi-An-Fdi, governa addirittura l’Italia.

Chi scrive ha studiato a fondo Il Manifesto di Ventotene e trova che si può discutere in alcuni punti legati a certo pedagogismo politico e all’articolazione economica e sociale della futura società europea. Resta invece fuori discussione l’anticomunismo, e diremmo antitotalitarismo, degli estensori: Altiero Spinelli, Ernesto Rossi (condannati a durissime pene detentive), Eugenio Colorni (quest’ultimo ucciso dai fascisti nel 1944).

In sostanza tre liberal-socialisti (Rossi meno), tesi a coniugare socialismo e libertà; contrari a qualsiasi forma di statizzazione dell’economia e soprattutto, ripetiamo, negatori dell’ utopia comunista.

Si legga qui:

Comunismo:

Col predicare che la loro «vera» rivoluzione è ancora da venire — costituiscono, nei momenti decisivi, un elemento settario che indebolisce il tutto. Inoltre, la loro assoluta dipendenza dallo stato russo, che li ha ripetutamente adoperati per il perseguimento della sua politica nazionale, impedisce loro di svolgere alcuna politica con un minimo di continuità. Hanno sempre bisogno di nascondersi dietro un Karoly, un Blum, un Negrin, per andare poi facilmente in rovina insieme con i fantocci democratici adoperati; poiché il potere si consegue e mantiene non semplicemente con la furberia, ma con la capacità di rispondere in modo organico e vitale alla necessità della società moderna” (p. 43-44).

Statizzazione dell’economia:

La statizzazione generale dell’economia è stata la prima forma utopistica in cui le classi operaie si sono rappresentate la loro liberazione dal giogo capitalista; ma, una volta realizzata in pieno, non porta allo scopo sognato, bensì alla costituzione di un regime in cui tutta la popolazione è asservita alla ristretta classe dei burocrati gestori dell’economia” (p. 61) (*) .

Sputando sul Manifesto di Ventotene Giorgia Meloni si è rivelata per ciò che è: una fascista ignorante e faziosa.

Ignorante perché non ha letto a fondo Il Manifesto, faziosa perché ha citato in modo acontestuale, soprattutto dal punto di vista storico. Fascista perché ignorante e faziosa.

Dopo anni di carcere,   in un’ Italia e un’Europa che celebravano le pagliacciate di Mussolini e scritto nel periodo in cui i nazifascisti vincevano su tutti i fronti,   gli estensori continuavano a interrogarsi caparbiamente sulla complicità dei popoli con la reazione fascista. 

Di qui il pedagogismo, talvolta rigido, di uomini costretti dal fascismo a vivere in isolamento o dietro alle sbarre. Ignorati da masse  giubilanti vendutesi a Mussolini per un tozzo di pane.

Giorgia Meloni, attaccando Il Manifesto di Ventotene, rimprovera a Spinelli, Rossi, Colorni certo pedagogismo rigido, che ripetiamo non rappresenta la nota dominante del Manifesto, frutto inevitabile di anni di dura prigione e delle asprezze patite ingiustamente.

Giorgia Meloni non si interroga sul fatto che le dittature, e in particolare quella fascista, possono alterare momentanemente anche gli uomini migliori. Che certo pedagogismo può essere il frutto venefico di quel fascismo, con il quale la Meloni non ha mai fatto i conti.

Sicché se la prende con Spinelli, Rossi e Colorni come se fossero venuti dal nulla. Come se nel 1941, alla stregua di certi film fascisti dei telefoni bianchi, si vivesse in pace e in una fatata Ungheria.

E questo accade in un Paese, che, come dicevano, ha inventato il fascismo, cosa che tuttora non pochi rivendicano con orgoglio, e che in larga parte ignora Il Manifesto di Ventotene. E che quindi pende dalle labbra di una fascista ignorante e faziosa.

Che cosa più grave, a differenza di Spinelli, Rossi e Colorni, è cresciuta in un clima di libertà. E che quindi non ha scuse.

Carlo Gambescia

(*) Per il testo integrale qui: https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/file/repository/relazioni/libreria/novita/XVII/Per_unEuropa_libera_e_unita_Ventotene6.763_KB.pdf?fbclid=IwY2xjawJIk3dleHRuA2FlbQIxMAABHWLMpBcYINz06uTUcl-jz4QDoBfPsGbzqCFVD7b0LhaSzZCvm3dyjQzZeg_aem_XC8B0FylguKF1nwc_Lv-6w .

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