sabato 8 marzo 2025

Femminicidio e Ucraina. Vero e falso liberalismo

 


Qual è la differenza tra liberalismo vero e liberalismo falso? Facciamo subito due esempi.

Si prenda il reato di femminicido, introdotto da un governo di destra che se ne fa addirittura vanto. Pene pesantissime. Che vanno oltre lo stesso concetto di pena come valore riabilitativo e non solo espiativo (semplifichiamo).

Inoltre, cosa che sembra sfuggire a molti falsi liberali, il concetto di femminicidio si allontana dal quel concetto di eguaglianza che si vuole invece promuovere. Cioè, per essere precisi, ci si impone di promuovere l’eguaglianza attraverso la diseguaglianza (la creazione di un reato ad hoc). 

E se la destra, stando a Bobbio, è difesa delle diseguaglianze, si capisce il torvo entusiasmo di Meloni, Salvini, eccetera. Che, evidentemente, non sono liberali. Mentre non si capisce l’entusiasmo della sinistra, che stando sempre a Bobbio, dovrebbe essere dalla parte dell’eguaglianza e della libertà. E invece non è così, perché strizza l’occhio al concetto di ergastolo “dedicato” (all’uomo).

Ora, un liberale vero, che non può non essere dalla parte del crescente sviluppo della libertà individuale, come libertà negativa, assenza di vincoli, deve temere ogni normativa, che con la scusa di fare il bene dell’individuo, lo renda  invece schiavo di questa o quella ideologia. In questo caso il femminismo. La legge sul femminicidio è illiberale. Punto. Un vero liberale non può votarla.

Altro esempio. La terribile guerra portata in Ucraina dalla Russia. Sedicenti liberali asseriscono che Europa e Occidente devono tenersi fuori. Perché la guerra implica sempre una crescita abnorme del potere dello stato. Quindi più la si “pratica”, più si rischia la trasformazione degli esseri umani in schiavi dei poteri militari, pubblici se si vuole. 

Giusto. Però c’è un problema. È vero che la guerra priva l’individuo della sua libertà, però qual è l’alternativa? Esserne privati da parte di altri stati, ugualmente pronti a schiacciare ogni libertà individuale. La Russia non sembra un modello dal punto di vista dell’esercizio della libertà individuale? Come si comporterà un volta fatto un solo boccone dell’Ucraina?

Cosa vogliamo dire? Che proprio perché un liberale, vero non sedicente, sa benissimo,come appena detto, che quanto più un potere si militarizza tanto più tende a estendersi e farsi tirannico, egemonico, invasivo, proprio per questo, ripetiamo, sa altrettando bene la Russia non si fermerà all’Ucraina.

Di conseguenza, anche se obtorto collo, perché il rapporto, universale diciamo, tra guerra ed estensione del potere è innegabile, un vero liberale deve impedire tutto questo. Di qui la necessità di battersi, proprio per difendere la libertà, non ci si può girare dall’altra parte e continuare a dormire. 

Crediamo  invece si debba  accettare il rischio invasività del potere, al proprio interno, come male minore, rispetto al tana liberi per tutti, male maggiore, che favorisce l’invasività del potere esterno. 

Ci si può rispondere che tutti poteri sono eguali, eccetera, eccetera. Perfetto. Auguri. Detto altrimenti: operazione perfettamente riuscita, paziente morto. Classico caso di dottrinarismo applicato.

Ricapitolando: nel primo caso (femminicidio) si deve governare di meno, produrre meno leggi, non cedendo alle ideologie. Nel secondo caso (aggressione russa) si deve governare di più, puntando ad esempio sul riarmo e il potenziamenti militare.

Si dirà che sono scelte e misure contrastanti. Certamente. Ma il liberalismo se non vuole tramutarsi a sua volta in ideologia deve restare a guardia dei fatti. E in qualche misura discernere ciò che è importante da ciò che non lo è. Introdurre nuovi reati ideologici, non lo è, difendersi dalla riduzione in schiavitù da parte di un stato straniero invece lo è. Di qui, la necessità, del due pesi due misure.

Si chiama anche liberalismo politico, archico (da archi, archia,  derivato dal greco, dominio, governo, nonché  arché, principio, nel caso politico). Nel senso di un liberalismo che se per un verso crede nell’autonomia del sociale, come libera interazione tra individui liberi, per l’altro non disconosce il ruolo del politico, come decisione, nel bene come nel male. Un liberalismo triste perché, come intuì Pareto, non crede che le cose, soprattutto politiche e in alcune precise circostanze, vadano a posto da sole. Lo si potrebbe definire un liberalismo non ridens in contrasto con quello ridens delle provvidenzialistiche armonie univesali.

Di qui la necessaria e difficile ricerca di un equilibrio tra il cattivo uso del politico (legge sul femminicidio) e il buon uso ( risposta militare alla Russia). Di conseguenza, a volte il liberalismo si fa macro-archico (troppo stato), a volte micro-archico (meno stato) o addirittura, ma soprattutto in teoria, an-archico (zero stato) (*).

Un liberale archico, è tale, perchè  guarda le cose dall'altro. Sicché  non perde mai di vista questa fondamentale dinamica metapolitica. Nemica di ogni forma di utopismo e ideologia.

Infine, soprattutto in alcuni casi, veramente importanti, quando è in gioco la libertà, come oggi, il liberalismo archico si deve  fare eroico. 

Cioè  deve  afferrare l’importanza della posta in gioco. Dare prova di generosità  gettandosi  nella mischia per difendere la libertà. 

Costi quel che costi.

Carlo Gambescia

(*) Su queste tematiche rinviamo al nostro Liberalismo triste. Un percorso: Da Burke a Berlin, Edizioni Il Foglio 2012.

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