Nessun invito ufficiale. Anzi dure proteste in Danimarca e del governo locale. L’annunciata visita in Groenlandia dei coniugi Goebbels, pardon Vance, e del consigliere alla sicurezza Waltz è cosa grave. Il tour prevede un’ispezione alla base militare statunitense di Pituffik e generiche discussioni sulla sicurezza nell’Artico. Vacanze groenlandesi. Ma non proprio per riposarsi.
Per capirsi: è come se una delegazione statunitense di alto livello, si recasse in visita alla base militare di Vicenza, dopo annunciate opzioni annessioniste sull’Italia. E per giunta senza l’invito del governo italiano. Cosa nostra insomma.
Si dirà: all’Italia e all’Europa che importa della Groenlandia?
Ora la Danimarca è dal 1972 membro, dopo referendum, dell’Unione Europea. Quindi un “pezzo d’ Europa”. Ma lasciamo perdere il nazionalismo europeo.
Il punto è un altro. Trump ha la stessa forma mentis di Putin e di altri dittatori. Forma mentis espansionista che lo porta a violare l’altrui sovranità.
Esiste, di diritto, una normativa Onu che lo vieta. La cui applicazione risente, di fatto, della discrezionalità in materia di risoluzioni attribuite al Consiglio di Sicurezza. E soprattutto, cosa fondamentale per Trump, esiste il potere di veto attribuito a Stati Uniti, Russia, Cina, Regno Unito e Francia
Pertanto resta piuttosto blando, se non del tutto inesistente, il potere di accertare, per poi intervenire, nei casi concreti, l’entità dell’atto d’aggressione all’altrui sovranità, in questo caso della Groenlandia, considerato, dal diritto internazionale contemporaneo, un crimine contro la pace.
Il che significa che gli Stati Uniti possono impunemente impossessarsi con la forza militare della Groenlandia.
Perché negli ultimi ottant’anni, nessun presidente americano ha pensato di puntare al bersaglio grosso? Per la semplice ragione che Trump non ragiona come tutti gli altri presidenti da Truman a Obama, ma ragiona come un autocrate. Vuole una cosa se la prende.
Trump, come presidente, per la prima volta, dal 1945 (ma il discorso potrebbe essere esteso all’intera storia politica degli Stati Uniti), rappresenta un figura sui generis. Come del resto si intuì dal suo primo mandato. Siamo davanti a un soggetto politico atipico, per via delle caratteristiche singolari, non facilmente definibili e raffrontabili con quella che si può definire la personalità politica “media” dei presidenti americani.
Solo per fare un esempio: se per gli altri presidenti americani, dopo il 1945, l’uso della forza era l’eccezione (il che non significa che non vi ricorressero), per Trump è la regola.
Si dirà che finora però, a parte l’attacco contro le forze Houthi, i militari americani non sono stati impiegati su larga scala. E che Trump in realtà predica il disimpegno statunitense. Verissimo. Però resta l’atteggiamento bellicoso che gli Stati Uniti vanno confermando e pianificando nei fatti verso la Groenlandia e il Canada (“new entries”, rispetto a Panama).
E qui viene spontaneo il raffronto storico con l’avventuristica politica alla Guglielmo II, l’ultimo Kaiser, politica che fu alle origini, ovviamente in un clima surriscaldato, della “grande guerra”.
Guglielmo II, autocrate di stampo prussiano, era noto per le sue gaffes e per la brutalità dei modi, soprattutto verso le piccole nazioni. Dopo aver liquidato Bismarck e rappresentato per due decenni la mina vagante della politica europea, appoggiò lo sconsiderato ultimatum austriaco alla Serbia, che ne violava la sovranità. La Russia mobilitò, e fu la catastrofe.
Si può definire Guglielmo II un fallito di successo, quindi un insicuro, sempre in cerca di conferme, a ogni costo. Un leader agitato e agitatore. Di qui i suoi fallimenti, nonostante il consenso in patria intorno a un’idea pericolosa: il Kaiser voleva fare grande la Germania, proprio come l’aspirante Kaiser Trump vuole fare grande l'America. Per la gioia degli squilibrati profeti della geopolitica. Tutti proni, "a tappetino", specie i fascisti, sul grande realismo geoartico di Trump.
Ricapitolando. Trump è una mina vagante, l’Europa debole e disunita. Perciò può prendersi la Groenlandia. Proprio come Putin si sta riprendendo l’Ucraina.
Quando si dice il caso.
Carlo Gambescia
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