giovedì 22 agosto 2024

Da Giorgio a Giorgia. Il libro intervista di Marco Tarchi

 


Non è bello, ma probabilmente onesto, ritenere che Le tre età della fiamma (*), libro intervista di Antonio Carioti a Marco Tarchi, non dica, almeno a noi,   nulla di nuovo. Detto altrimenti, nulla toglie nulla aggiunge, se non nel numero delle pagine, a Cinquant’anni di nostalgia, degli stessi autori, uscito trent’anni fa a ridosso dello sdoganamento berlusconiano (**).

Insistiamo. Non è bello dire certe cose. Tarchi, oggi settantenne, ha dedicato la sua vita di accademico allo studio del fascismo e del postfascismo, perciò può giustamente dispiacersi. Chiediamo scusa in anticipo al nostro direttore, dal quale tanto abbiamo appreso.

Di Tarchi, abbiamo sempre apprezzato, rispetto a figure, intellettualmente frivole, come Alessandro Campi e Marcello Veneziani, il vivere appartato dagli onori del mondo. Per usare un termine che sarebbe piaciuto al Renzo De Felice, giovane studioso del giacobinismo, ancora oggi ammiriamo il suo spartanismo intellettuale.

Si citano Campi e Veneziani, perché Tarchi, proviene dall’universo missino, prima che professore universitario fu giovanissimo dirigente, espulso, con altri, da Almirante, che gli preferì, come dirigente apicale del movimento giovanile il mediocre Gianfranco Fini. Di qui la scelta tarchiana per l’accademia e per l’attività metapolitica, nel senso del lavoro culturale, con alcune notevoli riviste da lui fondate.

In qualche misura, Tarchi, come intellettuale deluso dalla politica, non ha mai sposato la causa del realismo politico, come di solito accade. Su “Diorama”, in particolare, rivista di punta del tarchismo metapolitico, da quasi cinquant’anni, la cosiddetta cultura della “nuove sintesi”, seppure con una certa classe,  non ha mai disconosciuto tematiche romantiche, talvolta diluite, talaltra no, care al fascismo di sinistra: antiliberalismo, antiamericanismo, anticapitalismo.

E qui veniamo ai contenuti della nostra affermazione iniziale.

Una brevissima premessa. Un sistema politico non è qualcosa di astratto. Il mondo occidentale, euro-americano pratica da almeno due secoli la democrazia parlamentare, l’economia di mercato, lo stato di diritto. Tre fondamentali componenti del sistema liberal-democratico. Quindi qualcosa che è esistito ed esiste. Sotto questo aspetto nazionalsocialismo, fascismo e comunismo hanno rappresentato una durissima reazione antisistemica. Nel senso di voler sostituire con la violenza al sistema liberal-democratico un sistema basato su valori opposti.

Ora, fascismo e post fascismo (diciamo pure i fascisti dopo Mussolini) non hanno mai smesso di essere tali. Vi è stata sì, una accettazione del sistema liberal-democratico, ma per ragioni tattiche. Da un punto di vista strategico-culturale il Movimento Sociale (ripetiamo il partito dei fascisti dopo Mussolini) ha continuato ad attingere alle fonti della cultura della tentazione fascista, nel senso degli stereotipi indicati nel bel libro di Tarmo Kunnas (*). Mentre su quello politico ha avuto la meglio una specie di pragmatismo mussoliniano, in parte culturalmente ereditato, in parte ambientale, quale esito del fumo passivo del tatticismo parlamentare repubblicano. A tale proposito si è parlato di integrazione passiva, prima del Movimento Sociale, poi di Alleanza Nazionale, nel sistema liberal-democratico.

Cosa rimprovera Tarchi a Fratelli d’Italia? Non l’integrazione attiva in un sistema politico che la destra postfascista ha sempre avversato, e che lo stesso Tarchi, già movimentista missino, ancora contrasta seppure con eleganza e tatto accademico, ma di non essersi trasformata in una forza politica capace di superare il discrimine destra-sinistra. Vecchio cavallo di battaglia del fascismo di sinistra.

Ad esempio, alla Meloni (ma le stesse critiche sono e furono rivolte ad Almirante, sempre da Tarchi, già cinquant’anni fa) si rimprovera il pragmatismo rispetto alle linee forti del né destra né sinistra del cosiddetto fascismo antisistemico.

Cioè, in buona sostanza, Tarchi rimprovera alla destra post fascista la perdita della sua identità antisistemica. Il tema dell’integrazione sistemica passiva si tramuta nel  tema della disintegrazione missina. A Tarchi non sembra interessare la questione dell’integrazione attiva. Perché, ecco il punto, continua a civettare, seppure in modo forbito, con la cultura della tentazione fascista. Insomma a non apprezzare di fatto la cultura liberale. Si dirà che non è un reato. Certo.  Però uno studioso non può indagare il sistema liberale con gli  strumenti euristici del sistema non liberale. A ogni sistema la sua euristica. Ferma restando, in prospettiva, la necessità di una comune cassetta (concettuale)  degli attrezzi. Cosa, è vero, non facile da perseguire.

Questa incomprensione del sistema liberal-democratico  porta Tarchi  a sottovalutare, come accade sul fronte politico ai neofascisti duri e puri, la pericolosità di una integrazione passiva nel sistema liberal-democratico di un partito, che, per dirla alla buona, non ha mai fatto i conti con fascismo. Fratelli d’Italia incarna, come sistema di mentalità, l’anima profondamente autoritaria, tipica del fascismo-stato. Che Tarchi, come fascista di sinistra (semplifichiamo), quindi movimentista, detesta.

Non solo questo però. La cultura delle “nuove sintesi”, da lui reinventata e capace di inverare per dirla con Del Noce destra e sinistra, resta agli antipodi del sistema liberal-democratico, fondato invece sulla distinzione destra-sinistra.

Come del resto non è assimilabile alla liberal-democrazia l’autoritarismo ben coltivato da Fratelli d’Italia.

Cosa significa autoritarismo? Imporre con intransigenza la propria volontà politica. Siamo perciò davanti al rifiuto della mediazione liberale, del riconoscimento dei diritti dell’avversario, della tolleranza in genere. Sotto questo aspetto Fratelli d’Italia, che guarda al plebiscitarismo, caricaturizza la sinistra, demonizza il migrante,  è decisamente fuori del sistema liberal-democratico.

Non siamo noi a dirlo, ma Tarmo Kunnas, quando enumera le caratteristiche della “tentazione fascista”. Non solo autoritarismo, ma irrazionalismo, sfiducia nell’uomo, negazione del progresso, lotta per la vita, antiegualitarismo, e così via. La destra di Fratelli d’Italia è eversiva.

Che poi, per dirla con il Belli, “chi amministra amminestra”, vi sia un elettorato moderato che si riconosce nell’ abile influencer Giorgia Meloni o che la stessa si serva  astutamente  del concetto di afascismo, rinvia alla comunicazione politica. Cioè alla carta più o meno colorata con cui viene impacchettato e infiocchettato l’autoritarismo a sfondo fascista e antiliberale di Fratelli d’Italia.

Oggi purtroppo la scienza politica attribuisce un’importanza esagerata alla retorica comunicativa, che in realtà non è altro che forma rivolta a nascondere contenuti in realtà eversivi del sistema liberal-democratico, come nel caso di Fratelli d’Italia. Su questi aspetti oscuri si veda l’eccellente libro di Luciano Cheles, Iconografia della destra. La propaganda figurativa da Almirante a Meloni (Viella, Roma 2023). Ci si ritrova davanti a una spaventosa continuità di contenuti fascisti “profondi”. Quasi a livello subliminale

Riassumendo, sulla tentazione fascista ( per capirsi) Tarchi tace o ripete, sebbene in modo più elegante, le critiche della destra extraparlamentare alla destra parlamentare.

Probabilmente, non gli piace l’autoritarismo, ma non è neppure liberale. Vagheggia “nuove sintesi”. Il che sarebbe pure un passettino avanti rispetto al “né destra né sinistra”. Ma verso quale direzione? Non per nulla molti fascisti di sinistra passarono armi e bagagli al comunismo. Altra forza antisistemica.

Un libro, ripetiamo, che nulla toglie nulla aggiunge, soprattutto per chi abbia letto l’altro volume, quello del 1995.

Carlo Gambescia

(*) Marco Tarchi con Antonio Carioti, Le tre età della fiamma. La destra in Italia da Giorgio Almirante a Giorgia Meloni, Solferino, Milano 2024.

(**) Marco Tarchi, Cinquant’anni di nostalgia. La destra dopo il fascismo, intervista di Antonio Carioti, Rizzoli, Milano 1995.

(***) Tarmo Kunnas, La tentazione fascista, presentazione di Marco Tarchi, Akropolis, Napoli 1981.

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