Destra e sinistra pari sono? E poi di quale destra parliamo? E di quale sinistra?
Partiamo da quelle che oggi sono chiamate “narrazioni”. In poche parole dal come si autorappresentano destra e sinistra.
La destra , ovunque nel mondo occidentale, si presenta come grande garante della legge e dell’ordine, della patria e della famiglia, dei valori cristiani. Sull’economia la destra è su posizioni nazionaliste: mercato, con tutele pubbliche all’interno, protezionismo all’esterno. Pertanto la destra non è liberale né liberista. Né tantomeno libertaria.
La sinistra si presenta come la grande garante della libertà in tutti gli ambiti. Pone al centro della sua attenzione la libertà individuale, ad eccezione dell’ambito economico. Infatti su tale piano la sinistra è statalista e protezionista come la destra. Pertanto la sinistra pratica una forma di liberalismo dimezzato. Diciamo che è liberale a metà. E che non è sicuramente libertaria.
Ora, altra domanda interessante sul piano delle rappresentazioni: a parti invertite la destra come vede la sinistra? E la sinistra come vede la destra?
La destra descrive la sinistra, spesso con toni apocalittici, come distruttrice di ogni idea di patria, famiglia, religione, eccetera. E non sbagliando cita l' esempio negativo del comunismo. La sinistra dipinge a tinte foschissime la destra come fascista, reazionaria, razzista, eccetera. E a sua volta ricorda, e giustamente, gli orrori del nazismo.
Pertanto che destra e sinistra abbiano un lato oscuro, diciamo fascio-comunista, è un dato di storico inconfutabile.
Tuttavia proprio intorno a queste contro-descrizioni ruota il discorso
pubblico. Il che ovviamente implica una radicalizzazione che divide il
“campo” dell’Occidente al suo interno.
Cioè, in qualche misura, la polarizzazione fa il gioco dei nemici dell’Occidente. Indebolisce. Sotto questo profilo destra e sinistra, che pure sono fenomeni politici moderni, hanno perduto il senso dell’appartenenza alla modernità occidentale che ha nell’individualismo il suo denominatore comune.
L’individualismo dovrebbe essere quel fattore comune capace di impedire le polarizzazioni. Per parlare difficile un idem sentire.
Probabilmente la sinistra è più attenta all’individuo della destra. Ma condivide con la destra l’approccio statalista. Pertanto, mentre la destra respinge l’individualismo in nome della religione, della famiglia, della nazione, la sinistra vuole introdurre l’individualismo per legge, articolarlo per casi specifici, anche i più bizzarri, talvolta ridicoli. Di qui uno statalismo che viene presentato dalla sinistra a fin di bene. Tuttavia anche la destra presenta il suo statalismo come il difensore dei sacri valori, anch’esso quindi a fin di bene.
Diciamo pure che destra e sinistra pretendono di sapere, come ogni forma di statalismo, ciò che sia bene o male per l’individuo. Una forma di pericolosa vanagloria cognitiva.
Che fare? Semplice (si fa per dire): va rifiutato l’approccio statalista. Che le persone scelgano da sole, magari sbagliando, la propria strada, in tutti gli ambiti, senza scomuniche moraliste, né aiutini di stato. Va risvegliata la belva individualista che al momento sonnecchia nell’uomo massa. Nessuna retorica sui “dimenticati”, così cari alla destra come alla sinistra. L’individuo faccia da sé. Costi quel che costi. Si chiama libertarismo. Del resto solo un sano individualismo ci potrà salvare. Insomma, in parole povere, serve un terzo partito libertario. Vero, non un' olivetta libertaria per gli annacquati martini di destra e sinistra.
Qui però si apre un’altra questione, piuttosto seria. Radicalizziamo il concetto: nella lunga attesa che tutto il mondo divenga libertario, la metapolitica insegna che la società individualista non potrà non difendersi, come ogni altra società storica, dai suoi nemici, in particolare dai nemici dell’individualismo. Il che impone l'uso delle maniere forti con i nemici esterni. Oltre che, ovviamente, verso quelli interni, ad esempio fascisti, comunisti e fondamentalisti vari.
Come sarà possibile mettere d’accordo un pugno (si fa per dire) di individualisti? Questo, effettivamente, è un problema. Resta il punto di debole di un possibile terzo partito libertario, capace di andare oltre lo statalismo di destra e sinistra.
La parola ai lettori.
Carlo Gambescia
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