lunedì 19 agosto 2024

Adieu Mr. Delon, Adieu Mr. Klein

 


Con Alain Delon, per non pochi (ex) giovani degli anni Settanta del secolo scorso, scompare un bel frammento di memoria. Spariscono i cinema di seconda visione, il fumo invasivo, i cremini semisciolti, i poliziotteschi francesi, i baci rubati al buio a qualche bella fanciulla pazza per Alain Delon, che però, tra il lusco e il brusco, si accontentava di chi aveva accanto.

Di Alain Delon, scomparso ieri a un’ età, ottantotto anni, alla quale i duri, quelli veri, di regola non arrivano mai, conserviamo due immagini nitide.

Quella del Delon carnivoro, sempre assetato di successo (non si diventa mai divi per caso), ai funerali di Belmondo, anno di grazia 2021. Quando la salma di “Bebel”, rispetto ai suoi fans – fans di Delon – in attesa, fuori della chiesa, sembra essere in fondo ai suoi pensieri. Delon, mascherina anticovid abbassata sul collo, torreggia spavaldo nonostante stampella e passo claudicante. E come un vampiro affonda finalmente i denti nella gola di Belmondo. “Tu sei morto, io sono vivo, e mi godo ancora il mio successo”, così sembra dire al figlio, vampiretto sfortunato, che lo puntella. Si veda il video su YouTube, vale più di tante nostre parole (*).

Si dice di Delon che demolisse l’interlocutore, soprattutto quando sgradito (quasi tutti quindi), con uno sguardo gelido che sarebbe piaciuto a Bram Stoker. Belmondo era un amico. Ma anche un rivale. E poi si riteneva  uno del popolo. Grossier, non come il più giovane Depardieu. Ma grossier.  E Alain – come  la Deneuve, stessa razza ma al femminile – si svegliava a mezzanotte.  Alain sarebbe stato sullo schermo, perchè  lo era già nella vita, un magnifico, glaciale e raffinato, Conte Dracula. Pare vi fossero state alcune proposte. Mai andate in porto però.

L’altra immagine è quella racchiusa  in uno dei suoi film  migliori, “Mr. Klein”, diretto dal geniale Losey, altro notturno e  blasonato nemico del popolo e dei luoghi comuni, quando, dopo un convegno amoroso (per dirla all’antica), ai piedi del letto, con lei seminuda sullo sfondo (un classico deloniano), Klein-Delon, sfogliando una rivista ebraica, ricevuta forse per errore o forse no, scopre di avere nel destintario un omonimo. E nella Parigi nazista, dove un elenco abbonati costituisce un capo d'accusa, non  basta  respingere al mittente. Stupore. Klein-Delon aggrotta la fronte. Il ghiacciaio inizia a sciogliersi.

In realtà, come proverà l’andamento a spirale della pellicola, l’antiquario Klein-Delon, ricco, avido e maledetto, vivrà fino in fondo il suo sventurato destino, con la stessa voluttà con la quale Delon-Delon vive il suo successo.  Anche dinanzi alle spoglie di Belmondo.

Delon e Klein, predestinati. A che cosa? Delon al successo, dopo essere scampato alla morte del soldatino in Indocina. Klein invece alla morte, da ricco  ebreo non ebreo che alla fine  accetta di impulso la deportazione per poter morire da autentico ebreo. La fronte aggrottata è solo  un ricordo.

Realtà e finzione sembrano mescolarsi e completarsi nella figura del doppio. Delon-Delon celebra se stesso in morte  del suo doppio, Belmondo. Klein-Delon muore con il suo doppio.

Sappiamo di non aver detto nulla del suo cinema. Però come insegnano i teologi è più importante parlare di dio che delle opere di dio. Un dio minore, di cellulloide diciamo. Per il cristianesimo un angelo caduto. O se si preferisce un moderno vampiro assetato di successo. Portato via dalla luce del giorno. Per sempre.

Adieu Mr. Delon, Adieu Mr. Klein.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.youtube.com/watch?v=oiVa21od6gw (0:52).

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