martedì 13 agosto 2024

Giorgia Meloni “madre autorevole”. Così il professor Italo Farnetani

 


In fondo sono dettagli. Si possono definire storie di ordinaria psicologia dell’intellettuale. Però al posto del professor Farnetani, influente (non influencer) pediatra italiano, avremmo taciuto. Di che parliamo? Si legga prima qui:

«L’impostazione che Giorgia Meloni ha dato alle sue vacanze 2024 dimostra ancora una volta la sua capacità genitoriale – è la visione di Italo Farnetani, professore ordinario di Pediatria dell’università Ludes-United Campus of Malta – e, adottando un criterio che da decenni applico nella valutazione dei genitori, devo dire che si tratta di una madre autorevole”. Lo stile di mamma Meloni convince l’esperto, che più volte si è espresso positivamente al riguardo. Voto? “Se si fa una valutazione da 0 a 10 le attribuirei il massimo punteggio, cioè 10 – dice all’Adnkronos Salute»(*).

In pratica, il professore, loda il fatto, che Andrea Giambruno, dal quale Giorgia Meloni si è separata in ottobre su X, sia andato quest’anno in vacanza con la “ex”, una normalità che non può non fare bene alla figlioletta. Come sembra, frutto di una scelta comune. Quindi il dieci potrebbe  essere esteso anche a Giambruno. Anch’egli padre autorevole. O no?

Comunque sia, si dirà cosa frega a Gambescia, di solito immerso nell’esame dei massimi sistemi metapolitici, della vita privata di Giorgia Meloni, per quanto oggi potentissima.

In realtà vorremmo proporre una brevissima riflessione sui rapporti tra intellettuali e potere.
 

Farnetani è un intellettuale (fa cose intellettuali, scrive libri, articoli, insegna, va in televisione, eccetera). Giorgia Meloni, al momento, è “il” potere in Italia.

Ora la nostra tesi qual è ? Che quanto più ci si espone pubblicamente tanto più aumenta il rischio di dover omaggiare il potente. Certo, quando si scrive, non si può vivere nascosti (come diceva Epicuro). Però esiste un limite di sicurezza. Che molti intellettuali, per vanità, denaro, influenza, superano talvolta con leggerezza. Probabilmente, sedotto dal proprio ego, l’intellettuale neppure si rende conto di essere andato oltre la linea.

Dopo di che resta però difficile mantenere l’equidistanza. Perché sarà sempre in agguato la domanda sul politico. E a quel punto non restano che tre possibilità: o si parla a favore, o contro, o si nicchia. In ogni caso, ci si deve schierare, o comunque si viene “schierati”. E di solito persino il nicchiare è sgradito al potere: vi si  scorge  il  restare alla finestra in attesa del vincitore. Atteggiamento che non aumenta il gradimento. E neppure le richieste di collaborazione.

Il professor Farnetani, che attenzione è studioso serio (ha scritto ottimi libri di storia della medicina), volente o nolente, ha varcato quel confine. Perché il punto non è rappresentato dalla natura scientifica di “ciò” che si dice (che può essere vero o falso, meglio se vero ovviamente), ma a chi sia riferito quel “ciò”.

Detto altrimenti:  per l’italiano medio,  Giorgia Meloni, d'ora poi, sarà vista come  una “madre autorevole”,  e con il massimo del  punteggio. Cosa vogliamo dire? Che per estensione sociologica (dal momento che la gente comune non si fa troppe domande…) ogni italiano vedrà in lei la madre perfetta di tutti gli italiani.

Il privato diventa così politico. Ecco perché all'intellettuale si chiede cautela. Nel caso ricordato  il dato clinico (diciamo così), se ci si passa il semplicistico gioco di parole, diventa subito dato poli(ti)clinico.  Per capirsi: “Ma ti pare che una madre così brava possa avere pensieri cattivi verso i migranti?” “E poi lo ha detto un professore…”. Ovviamente la cosa non è così immediata, però la valutazione positiva entra in circolo e fa curriculum mediatico. Che al momento giusto, eccetera, eccetera. 

Si dirà che il professore non fa politica direttamente. Tratta Giorgia Meloni come  un qualsiasi altro caso clinico. Però il punto è che Giorgia Meloni, al momento la donna più potente d'Italia,  non è  "un  qualsiasi altro caso clinico".

Riassumendo, il vero intellettuale, dovrebbe sempre sforzarsi di vivere nascosto. Lontano da ogni potere. Certo, scrivere, pubblicare, eccetera, ma mai varcare il confine di un terreno scivoloso che porta alla “domanda trabocchetto” sul politico. Deve sapere dire no alle lusinghe del successo, prima che sia troppo tardi.

Ciò non vuol dire che qui si faccia una specie di elogio dell’insuccesso. Del genio incompreso, eccetera. Si possono scrivere cose interessanti, consegnandole in particolare ai libri, magari agli articoli, senza però strombazzare in giro le proprie idee a ogni occasione. O addirittura creandole. Cioè scrivendo il solito libro “sulla” notizia, su ciò che in quel momento è intellettualmete di moda. Per inciso: un trattato di metapolitica è una specie di suicidio editoriale… Nel senso che non entrerà mai nelle classifiche. Però questo non significa che sia opera inutile sotto il profilo intellettuale.

Insomma, qualche volta ci si può sentire soli. Ma è il prezzo della libertà intellettuale.

Storicamente parlando, la modernità ha liberato l’intellettuale dall’ossequio verso il potere. Però il problema è che l’intellettuale non si è mai liberato dalle sue passioni, innanzitutto per la fama e per il denaro. E la vicinanza al potere, come un tempo al papa, all’Imperatore, eccetera, può anche oggi favorire una carriera, per così dire.

Però, attenzione, non è solo una questione di utilitarismo personale, di calcoli, studiate frequentazioni e apparizioni pubbliche. Perché non è sempre l’intellettuale a decidere. Dal momento che una volta che ci si è esposti, come detto, è inevitabile che la spirale della fama spinga l’intellettuale a intervenire e parlare di tutto e di tutti. C’è una cosa che si chiama pressione sociale. Alla quale non è facile resistere. Tutto appare facile, e allora ci si lascia sollevare, sempre più in alto, dall’onda del successo. La carne è debole.

Quindi probabilmente il professore Farnetani, ripetiamo ottimo studioso, sembra essere rimasto vittima della classica crisi di risucchio da successo.

Perciò avrebbe diritto almeno alle attenuanti sociologiche generiche. Che “concediamo” volentieri. Però ormai il danno è fatto.

Carlo Gambescia

(*) Qui: https://www.adnkronos.com/cronaca/meloni-in-vacanza-con-giambruno-e-la-figlia-cosa-dice-il-pediatra-su-ferie-genitori-separati_K0LbqaxKVggklzwlhWB6n?refresh_ce.

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