L’ Ami du peuple, Mario Draghi, va o resta? Leggevamo questa mattina sulla “Stampa”, che se cade Draghi, sarà difficile tutelare i deboli… Per contro il “ Fatto”, parla di un Draghi al servizio dei padroni.
Ci si metta d’accordo, o di qua o di là? Amico del popolo o servo dei padroni?
In realtà, la trasversalità di Draghi, oltre a rinviare al partito trasversale della spesa pubblica, come scrivevamo ieri (*), rimanda a una sorta di superpartito europeo, molliccio, gelatinoso, spugnoso che di liberale non ha niente e che, ideologicamente parlando, rappresenta un mix di idee socialiste, pacifiste, femministe, multiculturaliste, ecologiste.
Un’ideologia della debolezza politica, che ha scelto di restare al fianco dell’Ucraina sfoderando i cantanti rock e i funzionari doganali. Per carità non si dia retta alla storiella delle armi europee a Kiev raccontata da Mosca, perché al momento non c’è alcuna certezza su quantità, tipologie, eccetera. Sono narrazioni. O propaganda, per capirsi.
Dicevamo di Draghi. Va o resta? Probabilmente rimarrà.
Dal momento che il superpartito della gelatina pacifista e sociale è dalla sua parte. Del resto quali sono le alternative? Elezioni anticipate, con il rischio che vinca la destra filorussa. O tirare a campare fino al normale scioglimento delle Camere, con un altro tecnico ma di fama inferiore. D’altra parte, si dice, i fondi europei possono essere gestiti dalla burocrazia statale. Tesi difesa da tutti i partiti. Quindi il superpartito trasversale della spesa pubblica può dormire sonni tranquilli.
Comunque sia, incombono, ovviamente, le emergenze epidemiche (pardon pandemiche) e belliche (guerra in Ucraina).
Soprattutto la situazione militare potrebbe precipitare da un momento all’altro. Sebbene i russi sembra non abbiano più gran fretta. Mentre il Covid e varianti si sono cronicizzati, tecnicamente si potrebbe parlare di situazione allo stato endemico. Il che però non significa fine dell’emergenza istituzionale. Infatti si continua a governare a colpi di Dpcm.
In realtà, alcuni retroscenisti sostengono addirittura che Draghi durerà per favorire una vittoria del centrosinistra (senza dire come), per poi trasferirsi al Quirinale come centro di gravità permanente, per citare Battiato.
Del resto, il superpartito della gelatina pacifista, sociale e della spesa pubblica, che in qualche modo, piaccia o meno, è in sintonia con il sentire europeo progressista, scorge in Draghi uno dei punti di forza europei. Si noti, come da alcuni giorni la Bce sia tornata a parlare del rischio spread… Quando si dice il caso…
Il punto è che le destre non danno alcun affidamento. Per un verso condividono con la sinistra la tesi della spesa pubblica a gogò, per l’altro restano ancorate, come mummie millenarie, al dio, patria e famiglia. Inoltre, come accennato, cosa non secondaria, sono filorusse.
Forse stiamo vivendo uno di quei momenti storici, di cui spesso i contemporanei non si accorgono, quando basta un singolo evento politico, la caduta di Draghi ad esempio, a innescare un processo rovesciamento delle alleanze: nel senso che un’ Italia e un’ Unione Europea a guida centrodestra rischiano di essere risucchiate nel brutto giro moscovita
Oppure no. Difficile fare previsioni.
Chi scrive detesta, semplificando, il superpartito alla gelatina, ma teme ancora di più le destre arcaiche, affamate di spesa pubblica e pronte a piegarsi alla Russia.
Perciò, sul piano personale, soggettivo, delle opinioni, chi scrive si augura che Draghi resti e che la sinistra si faccia liberale, abbandonando le idee gelatinose. Per contro sul piano analitico, delle analisi oggettive, quindi non delle opinioni, ritiene che non vi siano le basi strutturali per una “conversione” della sinistra, come pure della destra al liberalismo.
Probabilmente, ecco la cosa veramente spiacevole, ci stiamo avviando – e ne ignoriamo la velocità – verso quei momenti storici dettati da forze contrarie che per direzioni differenti convergono verso lo stesso punto di collisione.
Perciò, alla fin fine, e nonostante ciò che abbiamo fin qui scritto, che Draghi resti o vada via, nulla toglie nulla aggiunge a una situazione che sembra già compromessa. Sembra… Perché le vie della storia, come quelle di dio, sono infinite. Anzi, forse addirittura di più.
Carlo Gambescia
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