domenica 24 luglio 2022

La solitudine dell’elettore atlantista

 


Prendiamola da lontano. Che tipo di campagna elettorale si prepara? Intanto cominciamo distinguendo tre livelli: (a) il livello comunicativo; (b) il livello ideologico; (c) il livello dei contenuti programmatici.

Diciamo subito che a livello comunicativo (a), dei messaggi pubblici nelle sedi mediatiche la campagna si preannuncia durissima, perché scendendo al livello (b), quello ideologico, la sinistra agiterà il pericolo fascista e populista-sovranista, mentre la destra evocherà i peggiori luoghi comuni contro la sinistra al caviale che ignora il popolo.
Quanto al livello (c) dei contenuti programmatici destra e sinistra continueranno a muoversi all’interno del patto corporativo-redistributivo (tradotto: nessuno deve scontentare nessuno), che,  come abbiamo più volte detto, si basa sul mix di scambio tra spesa pubblica-pressione fiscale. I professori di sinistra parlano dottamente di trade off.

Tuttavia, essere pro o contro la flat tax, la “tassa piatta” (la destra è favorevole la sinistra contraria) non significa un bel nulla, perché si continua comunque a “mungere” il contribuente giocando con le aliquote. Purtroppo, il vero punto è che lo stato è penetrato così dentro l’economia privata che il volume della spesa sociale e degli interessi sul debito pubblico può sì variare verso l’alto o verso il basso ma soltanto per pochissimi punti percentuali. Quindi come dicevamo “questa” destra e “questa” sinistra, ancorate al patto redistributivo, non sono  in grado di perseguire  neppure il  minimo cambiamento.

Pertanto a un linguaggio infuocato, non seguirà, chiunque vinca, alcune sostanziale mutamento nelle politiche pubbliche ed economiche. Per capirsi: destra e sinistra continuano tuttora a ritenere che lo stato sia la soluzione, non il problema.

Questo è il quadro obiettivo. Diciamo la fotografia. Se poi il lettore desidera una nostra opinione, per così dire quella del fotografo, di chi scatta la foto, non possiamo esimerci. Un parere non si rifiuta mai.

E qui veniamo alla solitudine dell’elettore atlantista.

Si tenga d’occhio la politica estera. Probabilmente, sul piano comunicativo, ideologico e programmatico, nonostante la gravissima crisi ucraina, tutti i partiti, dalla destra alla sinistra non potranno non dichiararsi per la pace. Soprattutto  perché i sondaggi mostrano che gli italiani non vogliono sentir parlare di guerre.

Perciò di guerra, in quanto tale, si parlerà poco per non contrariare l’elettore che, a destra come a sinistra, si rivela deciso a non morire per Kiev.

Però, ecco, crediamo – si tratta solo di una nostra opinione – che la destra in tutte le sue sfumature sia più vicina a Mosca della sinistra. Quindi in contraddizione con le scelte atlantiche che hanno più di settant’anni. Perciò una vittoria della destra – che i sondaggi sembrano preannunciare – potrebbe aprire la porta a un rovesciamento italiano delle alleanze (parola grossa? E sia…). Un cambiamento di casacca con il beneplacito di numerosi elettori che, come detto, non vogliono sentir parlare di scendere in guerra al fianco dell’Ucraina, che appare condannata a perdere, ma che non rifuggono da una certa ammirazione per la Russia e addirittura per Putin, l’uomo forte.

Qui il discorso sarebbe lungo. In Italia è tuttora viva una diffusa opposizione, non solo politica, ma culturale agli Stati Uniti. L’atlantismo – per semplificare – è un fenomeno di élite, attento – e per questo servono studi profondi – alla storica e nobile comunanza di valori tra Europa occidentale e Stati Uniti, pur tra alcune differenze, talora significative, nell’approccio politico ed economico sugli interessi immediati. A dire il vero, anche nella crisi tra Ucraina e Russia, gli Stati Uniti non sembrano aver sposato una politica priva di ambiguità. Accusa che però l’America potrebbe rivolgere anche all’Unione Europea. Ammettiamo onestamente che esiste l’Atlantismo come idea e l’Atlantismo come fatto. E spesso i fatti deludono.

Le masse – sempre per semplificare – nutrono invece verso l’ ”AmeriKa”, nella migliore delle ipotesi, un sentimento di amore-odio. Che però spesso viene raccolto, accentuando i sentimenti negativi, dalle destre come dalle sinistre populiste, dalle radici fasciste e comuniste, semplificando, nazional-comuniste. Altro che atlantismo liberal-democratico…

Riassumendo, la politica estera va perciò tenuta d’occhio. L’Occidente euro-americano non può non restare schierato al fianco dell’Ucraina, invasa proditoriamente dalla Russia, perché guarda con speranza verso l’Occidente. Piaccia o meno Zelensky: gli uomini passano, la religione della libertà resta, come insegnava Croce.

Un’Ucraina che perciò andrebbe adeguatamente armata se non addirittura sostenuta direttamente con truppe e mezzi della Nato. Scelta quest’ultima avversata dalle sinistre pacifiste per ideologia e condannata, per la  stessa ragione  dalla destra filorussa.

Il voto dovrà pertanto andare, e francamente non c’è grandissima scelta, verso le forze politiche autenticamente atlantiste. Almeno come idea… I fatti seguiranno, si spera.

Tutto ciò, spiega, come anticipato, la solitudine dell’elettore liberale e atlantista. Che rischia di non riconoscersi ovviamente nella destra, ma anche nella sinistra per così dire riformista, che si autoproclama atlantista.

A questo proposito, la cosiddetta eredità Draghi, rivendicata dalla sinistra moderata,  in che cosa consiste? Nel mantra della pace verso una Russia sorda invece come non mai, in un modestissimo invio di armi all’Ucraina, oltre al placet sulle sanzioni e ai consueti aiuti umanitari. Bazzecole.

Perciò l’elettore atlantista non deve farsi grandi illusioni, per due ragioni: la prima è che la sinistra, anche quella moderata, non è del tutto affidabile, anche perché, e questa è la seconda ragione, le masse sono per la pace a ogni costo. Sicché la stragrande maggioranza dei partiti, inclusa la sinistra riformista, non può non tenerne conto.

Così funziona la democrazia. Anche contro se stessa.

Carlo Gambescia

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