È scoccata l’ora dei fascisti filorussi. E pure dei filofascisti. Cominciamo dai primi.
Personaggi come Steve Bannon, che dovrebbero essere ignorati, vengono addirittura intervistati dalle Reti di Berlusconi per dire cose del genere:
«”Voglio fare un commento brutale sul Congresso americano, come sul Parlamento italiano – dice ancora – È imbarazzante quando un tipo come Zelensky cita Churchill un giorno e parla dell’Olocausto il giorno dopo, si rifà a Martin Luther King, parla di Pearl Harbor e dell’11 settembre. E quei pagliacci si alzano in piedi e battono le mani” ».
«”Se Trump fosse stato presidente avrebbe visto che dal 2014 l’entrata della Russia in Ucraina aveva già causato 14.000 vittime e Trump avrebbe cercato un negoziato per evitare di arrivare a questo nuovo conflitto armato. La guerra è imprevedibile e stiamo giocando con il fuoco. Stiamo permettendo che un conflitto regionale possa andare in metastasi e diventare un conflitto globale. Ecco perché penso che dobbiamo stare molto attenti che i leader del mondo non spingano gli ucraini verso la loro fine”» (*).
Si esalta il negoziato a senso unico in favore dei Russi per far ben figurare Trump: spregiudicato personaggio politico che ha tentato una “marcia su Washington, in stile Mussolini, e si insulta, come se fosse la cosa più normale del mondo, il Parlamento, massima istituzione liberale.
Anche la politica non sembra però da meno. In Ungheria vince il filorusso e filofascista Orbán, così come in Serbia, rischia di andare al potere un altro partito filorusso. Del resto la Russia ha non pochi amici in Europa in un’ estrema destra che da sempre celebra il culto dell’uomo forte e coltiva il disprezzo nelle istituzioni parlamentari.
Non solo però personaggi come Madame Le Pen e il “rapper” Matteo Salvini. Giorgia Meloni, per inciso, accolse qualche anno fa, tra il tripudio dei suoi, Steve Bannon, magnificando, tutti insieme, la vittoria di Trump (**).
Siamo davanti alla quinta colonna dei russi in Occidente, pronta a fornire i quadri per il futuro governo fantoccio. I Quisling di una volta.
Esageriamo? Decida il lettore.
Esiste però anche un altro modo di appoggiare i russi. Più soft. Alcuni giorni fa in un’intervista a “Le Figaro”(***), François Lenglet, importante giornalista economico francese, che non ha mai visto di buon occhio la mondializzazione dell’economia, afferma che la guerra russa all’Ucraina è frutto
« “del disimpegno degli Stati Uniti dalle vicende planetarie almeno da tre presidenze”. Il presidente russo Vladimir Putin ha visto nel “ritiro caotico” degli Usa dall’Afghanistan un segnale, “un permesso di uccidere, senza temere rappresaglie”».
Il che potrebbe pure essere. Però, ecco la goccia di veleno: anche Lenglet, abilissimo nel fiutare i rivolgimenti dell’opinione pubblica, inventa di sana pianta nuovi cicli geopolitici, che, quando si dice il caso, vedono la prevalenza della Russia, affiancata dalla Cina ma in subordine. E soprattutto si evidenzia l’inevitabile rinascita del nazionalismo. Sul punto, Lenglet non può essere in buona fede, in particolare dopo aver scritto un libro come La fin de la mondialisation (Éditions Fayard 2013). Lenglet, e non lo hai mai nascosto, è un protezionista. E vede realizzarsi nella crisi in atto il trionfo delle sue idee. Parliamo, di un giornalista molto noto e autorevole. Che parla non solo alla Francia ma all’Europa.
Dov’è il trucco? Fascisti e filofascisti dichiarano di essere per la pace, entrando così in sintonia, con la gente comune, che vigliaccamente o meno non vuole morire per Kiev (come un tempo per Danzica). Accusano l’America di non aver fatto nulla, perché doveva negoziare fin dal 2014, dopo il colpo di mano in Crimea, mostrando comprensione per Putin. Per capirsi: fascisti e filofascisti “se ne fregano” dell’integrità dell’Ucraina e del destino del suo popolo. Spingono i battelli sul Volga.
Cosa curiosa? No?
Diciamo corsi e ricorsi. Gli ultranazionalisti si piegano, come i collaborazionisti francesi e italiani con Hitler. A che cosa? Alla volontà di Putin, facendo così strame della propria boria nazionalista. Maurras non finì nelle braccia di Hitler? Stia attento Lenglet, rischia di fare la stessa fine. Del resto, come insegna la scienza metapolitica, il nemico politico, lo indica sempre l’alleato più forte. Con tutte le conseguenze politiche del caso in termini di sudditanza sociologica.
A fronte di questo pericoloso disegno eversivo, l’Occidente euro-americano sembra in preda al Ballo di San Vito.
Manifesta un isterismo che può portare alla guerra generale. Attenzione: con sviluppi non convenzionali.
Ci si è infilati nel tunnel del vuoto moralismo, senza curarsi delle conseguenze militari. Più si grida, più si rischia di scatenare una guerra convenzionale, alla quale l’Occidente non sembra preparato moralmente né militarmente. Il che – ecco gli sviluppi – potrebbe provocare, una guerra non convenzionale, frutto velenoso della disfatta sul campo convenzionale di una delle parti.
Solo per dirne una in fatto di isterismo: pur non sapendo ancora cosa sia successo di preciso a Bucha, Europa e Stati Uniti accusano la Russia di aver commesso un crimine di guerra. Ma cosa sta succedendo da più di un mese a questa parte? Di crimini di guerra, basta andare su “Google immagini”, ne sono stati commessi dai russi a centinaia. Quindi siamo da un pezzo oltre il livello di guardia.
Cosa vogliamo dire? Che invece di prepararsi militarmente alla guerra e al tempo stesso tentare la politica del bastone e della carota, l’Occidente strepita, sperando che la Russia si spaventi davanti alla tigre di carta dei tribunali internazionali o che Putin venga detronizzato o si ammali…
Intanto però si forniscono armi all’Ucraina, cosa inevitabile, certo. La guerra però, anche per il valore mostrato dagli ucraini, si prolunga. Il che per ora potrebbe essere accettabile. A un patto però: che l’Occidente approfitti dell’empasse russa. Come? Trasferendo, in chiave annibalica truppe americane in Europa (il bastone), trasferimento coadiuvato da uno sforzo militare europeo (altro bastone), unito a un impegno forte e chiaro, nel caso di fallimento di possibili trattative di pace (la carota), di liberare il suolo Ucraino, solo il suolo Ucraino – attenzione – dalle truppe dell’invasore russo. Come? Con una guerra convenzionale, assolutamente convenzionale. Come i duelli tra cavalieri, che decidevano delle guerre. Con le truppe sul terreno al posto dei singoli cavalieri. Niente armi non convenzionali.
Romanticismo politico? Forse. Venato di realismo politico però. Quindi varrebbe la pena di tentare.
Si dirà, che così non si salva la faccia alla Russia… Preoccupiamoci di salvare quella dell’Occidente e dell’Ucraina… Non diciamo, per favore, cose fasciste o filofasciste…
Perciò continuare ad asserire, come sta accadendo, che la Nato difenderà ogni centimetro di territorio dell’alleanza, è una specie di tacito segnale di mani libere alla Russia sull’Ucraina.
Se fin dal 2014 si fosse fatta entrare l’Ucraina in Europa e nella Nato, oggi non saremmo giunti questo punto. Si doveva spiegare chiaramente a Putin la necessità di rassegnarsi ai tempi nuovi. Non mostrarsi indecisi, o peggio disinteressati (da ultimi Obama, Trump e Biden), lasciando che l’appetito russo crescesse grazie all’inestinguibile fuoco del disprezzo verso la nostra debolezza politica e militare,
In questo caos politico, in cui sembra trionfare l’immobilismo isterico di Biden, Macron, Draghi, prosperano però fascisti e filofascisti, che uniti ai pacifisti di sinistra, contribuiscono al disarmo morale, politico e militare dell’Occidente.
Con una differenza essenziale: che fascisti e filofascisti, diversamente dal pacifista cattolico o postcomunista, sperano di prendersi una bella rivincita sulla sconfitta del 1945, appollaiandosi sui carri armati di Putin.
Carlo Gambescia
(**) Qui: https://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2018/09/dove-va-steve-bannon-protocolli-dei.html .
(***) Qui in originale: https://www.lefigaro.fr/vox/economie/francois-lenglet-l-europe-est-la-grande-victime-economique-de-cette-guerre-en-ukraine-20220331. Qui la sintesi in italiano: https://www.agi.it/estero/news/2022-04-04/esperto-guerra-ucraina-disimpegno-usa-mondo-16245709/ .
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