L’ articolo di Timofey Sergeytsev , pubblicato ieri su questo blog (*), riflette certo sentire comune russo, se non nella sua generalità, in quella degli alti circoli militari e politici vicini a Putin. Nei quali è consentito ai vari interlocutori, esporre, senza tanti giri di parole, ovviamente in un clima di damnatio ad bestias, le proprie idee sul destino dell’Ucraina.
L’aspetto inquietante dell’articolo di Sergeystev, giornalista e filosofo (così viene definito), è dettato dal realismo politico criminogeno che alimenta il suo approccio: cioè compiacersi del male che si infligge al nemico. Roba da volenterosi carnefici di Putin.
Ci spieghiamo meglio. Esistono tre tipi di realismo politico. Diciamo tre tipologie di realista politico.
1) Il realista politico consapevole, che accetta l’uso dei mezzi forti, senza provare alcuna soddisfazione: si ricorre alla forza, quando proprio non se ne può fare a meno. Ad esempio, la Russia avrebbe potuto tentare altre strade, prima di invadere l’Ucraina.
2) Il realista standard che invece resta indifferente davanti all’uso dei mezzi più spietati. Ad esempio, nel caso dell’invasione russa, si bombardano e affamano i civili per vincere a ogni costo, come se fosse la cosa più normale del mondo. Qui l’indifferenza.
3) Il realista criminogeno, come nello scritto di Sergeytsev, che si compiace del male inflitto al nemico, non solo sul campo, in battaglia, ma anche dopo la guerra vittoriosa. Come? Con la pulizia etnica, le fucilazioni, e (come sembra) la tortura, la prigione, i lavori forzati, la rieducazione coattiva. Il nemico sconfitto deve soffrire, qui l’essenza politica del comportamento russo in Ucraina e di ogni realismo criminogeno (**). Roba da carnefici.
Per fare un altro esempio storico, durante la Seconda guerra mondiale, gli Alleati usarono, per così dire, il criterio del realismo consapevole (la scelta di Churchill di resistere a ogni costo, nonostante le blandizie tedesche) e del realismo standard (la scelta, moralmente discutibile, di bombardare duramente le città tedesche).
Però, una volta vinto il nazionalsocialismo, gli Alleati, a differenza della Russia, si rifiutarono di ricorrere al realismo criminogeno. I differenti destini delle due Germanie, ne sono la prova più evidente. Il realismo consapevole, se si vuole la generosità, paga sempre.
Atteggiamento ben conosciuto dai romani antichi, grandi combattenti e conquistatori di popoli. La “grecizzazione” culturale di Roma (il famoso Graecia capta ferum victorem cepit) indica che il realismo consapevole, con punte di quello standard quando occorre, include e si lascia includere pacificamente.
Il che spiega – cosa che i carnefici russi non capiranno mai – la simpatia dei popoli dell’ Europa orientale per l’Occidente. Una civiltà che invece, come si legge nell’articolo di Sergeytsev, la Russia disprezza e se potesse cancellerebbe. Godendo della malefatta.
Carlo Gambescia
(*) Qui: https://cargambesciametapolitics.altervista.org/cosa-dovrebbe-fare-la-russia-con-l-ucraina-di-timofey-sergeytsev-2/ . E qui: http://carlogambesciametapolitics2puntozero.blogspot.com/2022/04/cosa-dovrebbe-fare-la-russia-con-l.html
(**) Per un approfondimento di queste tipologie si veda Carlo Gambescia, Il grattacielo e il formichiere. Sociologia del realismo politico, Edizioni Il Foglio 2019 (https://www.ibs.it/grattacielo-formichiere-sociologia-del-realismo-libro-carlo-gambescia/e/9788876067853 )
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