mercoledì 13 aprile 2022

L’Occidente non scherza più, né coi fanti né coi santi…

 


Guerra in Ucraina, la Pasqua è vicina, i cristiani invocano la pace. Come altre volte nella storia. Ma i preti in passato hanno anche benedetto bandiere e truppe in partenza per la guerra.

Un bisnonno che aveva combattuto in Libia nel 1911, ancora superstizioso come tanti soldati, affamati di medagliette sacre e benedizioni per tornare vivi, mi ammoniva sempre: “Scherza coi fanti, lascia stare i santi”.

Comunque sia, non bisogna andare molto indietro fino agli eserciti di Costantino. Basta tornare con la memoria alla guerra civile spagnola. I cattolici si schierano con Franco, tutti gli altri con la Repubblica. Mine e bombe però erano uguali per tutti: si saltava per aria in mille pezzi nello stesso modo.

Da che parte era dio? Dalla parte di Franco? Oppure di quei protestanti che prestarono servizio, come medici, infermieri, non pochi nelle brigate internazionali, nella file della Repubblica rossa? Franco vinse, grazie agli aiuti dell’Italia fascista e della Germania nazista.

Dio, nelle guerre, rappresenta un problema un più. Una complicazione che si potrebbe evitare. Eppure… Si guardi al conflitto tra russi e ucraini, papa Francesco, anche se ufficialmente non ha preso posizione, ha sfiorato con le labbra una bandiera ucraina, Kirill, il patriarca ortodosso difende Putin. Da quale parte è dio? Mosca o Kiev? Bah…

Perché allora complicarsi la vita? Perché non lasciare che la fede resti un fatto privato, addirittura intimo.

Purtroppo gli uomini sono fatti così. Devono esternare e razionalizzare la pace o la guerra, evocando l’appoggio di entità superiori: il dio degli eserciti e il dio della pace. Dipende, dalle circostanze.

Con le controindicazioni del caso però. Ancora oggi si rimprovera a Pio XII di non aver preso netta posizione contro Hitler. Altri storici criticano il tentativo di pace nel 1917 di Benedetto XV. Gli anglicani britannici e i cattolici francesi giudicarono il papa troppo sbilanciato verso le potenze centrali, in particolare il cattolicissimo impero Austro-Ungarico. Tentativo, mal visto anche dagli tedeschi, ligi al protestantesimo. Da quale parte era dio? Bah…

Resta significativo il silenzio diplomatico della Comunità di Sant’Egidio, che al momento si sta dedicando – per carità meritoriamente – solo all’accoglienza dei profughi ucraini. Sembra che Zelensky e Putin non gradiscano interferenze pacifiste del braccio laico-diplomatico di Roma. Per ora.

Del resto chi ha fermato i russi sul campo di battaglia? Come pare, le armi e il coraggio del soldato ucraino. “In hoc signo vinces”? Cosa difficile da provare sul piano strategico come tattico.

Storia e sociologia insegnano che le guerre, in particolare quelle novecentesche, hanno una dinamica propria che rimanda al progressivo esaurimento delle risorse morali ed economiche. Vince, di regola, chi, tra due nemici, resiste, per così dire, all’urto economico-morale un minuto in più dell’altro.

Sotto l’aspetto metapolitico la religione può essere ricondotta nell’alveo delle risorse morali. Il che però vale più per le società religiose che per quelle secolarizzate. Ciò significa che, sul piano sociologico, per usare una espressione banale, il ruolo di dio non è più quello di una volta.

Oggi, si combattono eserciti secolarizzati. Il compito del fondamentalismo, rispetto a fenomeni storici di grande portata, come le conquiste arabe e le crociate, risulta ristretto al terrorismo oppure è un epifenomeno, come in Afghanistan, dell’ignavia militare dell’Occidente.

Si lasci perciò in pace dio (almeno lui). Chi crede, preghi pure ma in privato. Il vero punto della questione è che, preghiere o meno, l’Ucraina va aiutata non solo resistere ma a vincere.

Però, resta il fatto che l’Occidente, secolare e sazio, tentenna. Sembra ormai incapace di fare la guerra come la pace. Del resto, che deve fare? Non crede in dio, non crede negli eserciti, non crede più a niente.

Insomma, non scherza più, né coi fanti né coi santi.

Carlo Gambescia

Nessun commento: