Si noti una cosa: nonostante tutte le chiacchiere dell’Occidente sulle armi, sui finanziamenti, sulle sanzioni, qualcosa non torna. E cosa più interessante, nonostante la manifesta incapacità dei russi di avere la meglio sulla piccola ma coraggiosa Ucraina.
Cosa vogliamo dire: sembra quasi che sotto sotto, alla chetichella, si voglia far vincere i marmittoni russi a tutti i costi.
Si guardi ai fatti. Sono poi arrivati i famosi missili? No, sono arrivati gli addestratori. E i carri armati? Idem. Sono arrivati gli aerei. No. Aerei da combattimento polacchi, forse per evitare colpi di testa, sono stati addirittura trasferiti in Germania all’inizio dell’invasione russa. Infine, con i droni, per dirla brutalmente, non si vincono le guerre (*).
In realtà, le petroliere russe possono tuttora attraccare nei porti europei, le condotte funzionare a pieno regime e così via. Ovviamente, ai profughi ucraini sono state aperte le porte dell’Ue. Però, qui, a pensar male, come si dice…
Cosa intendiamo dire? Che se l’Ucraina si svuotasse, i russi, esperti, in russificazioni dai tempi dello zar, sarebbero ben contenti… Saprebbero subito come ripopolarla.
Ovviamente non si tratta di un piano concepito a tavolino da americani, europei e russi: non c’è complotto ragionato parapacifista contro l’Ucraina. Però, esiste un linea realista, diciamo di realismo esistenziale, carnale, che guarda alla sopravvivenza politica dei differenti attori governativi: quella dell’aiutino-non aiutino, magari diluito nel tempo, affinché la Russia arraffi i territori e consenta al tempo stesso all’Occidente di asserire di aver fatto tutto il possibile. E l’Ucraina? Cosa che non si dice pubblicamente, dovrà accettare, volente o nolente, i fatti compiuti. E per il futuro? Si vedrà. Intanto, l’Occidente potrà dire di aver evitato la guerra atomica, e la Russia cantare vittoria.
Attenzione, questa linea realista non esclude che – problema del famoso naso di Cleopatra – un improvviso incidente di percorso, per così dire, come l’ abbattimento di un caccia Nato o un massacro russo, possa far precipitare la situazione verso la guerra generale.
Diciamo che la deriva, macropolitica, della conservazione del potere, in Russia come in Occidente, porta verso l’accordo non ufficiale, tacito se si vuole, ai danni del popolo ucraino, i microeventi militari, possono invece interferire e invertire il corso delle cose.
Perciò, pronunciarsi sulla possibile evoluzione della guerra d’aggressione scatenata dai russi, resta molto complicato.
Ovviamente, quanto più dura il conflitto tanto più alto diviene il rischio di un allargamento.
Sotto questo profilo, reinventando l’espressione di Dumas padre, si può dire “Cherchez les armes”.
Pista non facile da seguire. Ma l’unica che al momento può dire qualcosa sulla reale volontà dell’Occidente di aiutare l’Ucraina a non cedere alla Russia.
Forse l’analisi dell’ intensità del flusso delle armi, unitamente, va riconosciuto, a quella del petrolio e del gas, può far capire, al di là di tante chiacchiere umanitarie, quale sarà la sorte della comunque sfortunata Ucraina.
Attenzione infine, non si cada nel trabocchetto degli interessi economici condivisi in particolare da europei e russi. Sì, gli interessi economici sono importanti, non solo però in quanto tali, ma perché garantiscono, soprattutto in Europa, attraverso il welfare consenso politico ai governi liberalsocialisti.
Quel che stiamo per dire, può apparire retorico e di cattivo gusto, ma non possiamo tacere o fare sconti: lo stato sociale italiano è bagnato di sangue ucraino. Gli ucraini, giustamente accolti in Italia, ricordano i pazienti autotrasfusi.
Amara verità, ma verità.
Carlo Gambescia
(*) Qui un interessante articolo in argomento, diremmo rivelatore, soprattutto sulle tempistiche diluite: https://www.corriere.it/esteri/22_aprile_02/armi-biden-ucraina-aggiornamento-militare-guerra-4985c7f2-b28f-11ec-8273-0ad59adb9bd4.shtml
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