Il professor Canfora ha accusato Giorgia Meloni di essere “neonazista nell’anima” perché appoggia i “neonazisti ucraini”. Canfora è un personaggio bizzarro, per alcuni addirittura una macchietta. Una specie di Sgarbi della storiografia. Però, per ora, su di lui sospendiamo il giudizio. Anche perché l’argomento del giorno è Giorgia Meloni.
Ma è proprio così? Ha ragione Canfora? Dove va Giorgia Meloni?
Leggiamo cosa ha dichiarato la leader di Fratelli d’Italia a proposito della riconferma di Viktor Orbán:
«Congratulazioni a Viktor Orbán per la straordinaria vittoria. Per batterlo non è bastata nemmeno un’accozzaglia elettorale che ha tenuto insieme tutta la sinistra e l’estrema destra (per l’occasione stranamente considerata presentabile). Per anni lo hanno attaccato per le sue politiche a difesa dei confini e della famiglia, ma nessuno lo ha ringraziato nelle ultime settimane per aver accolto centinaia di migliaia di profughi ucraini. L’Ungheria è membro della Nato e dell’Ue e sta rispettando gli altri impegni assunti. È interesse dell’Europa riappassionare gli ungheresi alla causa comune e chiudere spazi alle ingerenze di Russia e Cina, ma per farlo Bruxelles deve innanzitutto rispettare la loro volontà. Che oggi, ancora una volta, ha parlato chiaro» (*).
Capito? Sapete come vuole difendere la famiglia Orbán? Limitando i diritti LGBT. Per capire il personaggio, parliamo di Orbán, quando si tratta dei diritti degli ungheresi evoca il pluralismo all’interno dell’Ue: delle cose ungheresi decidono gli ungheresi. Quando invece si tratta dei gay (semplifichiamo), allora il pluralismo non conta più, conta solo il monismo della famiglia tradizionale. E per fortuna che si definisce liberale. Bah…
Ecco, la Meloni è della stessa pasta, fa lo stesso giochino: dice di stare dalla parte dell’Ucraina, per poi andare a braccetto con Orbán, che sta dalla parte di Putin. Non è neonazista è opportunista. O meglio usa il doppio registro: democratici fuori, reazionari dentro.
Altro esempio ? E qui si gioca pure sull’ignoranza italiana della politica francese. Giorgia Meloni ha dichiarato di non essere dalla parte né di Macron né della Le Pen. A prima vista sembra tutto regolare. Una specie di Signora Thatcher. E invece no. Perché la sua prima scelta è Éric Zemmour, un estremista ipnotizzato dalla mitica teoria della sostituzione (che attribuisce all’Ue e all’Onu il progetto di sostituire gli islamici agli europei). Insomma Zemmour, politicamente parlando, è ancora più a destra Marine Le Pen. Altro che Lady di Ferro.
Vogliamo parlare degli ottimi rapporti di Giorgia Meloni con Vox, punta di lancia dell’ estremismo politico spagnolo ? O delle sue meravigliose relazioni, anche congressuali, con i Repubblicani americani passati armi e bagagli dalla parte di Trump? E che dire dei salamelecchi intellettuali, si fa per dire, nei riguardi di Bannon, il Goebbels, ora meno sembra, di Trump?
Giorgia Meloni, come Orbán, usa il doppio registro, approfitta di tutti i canali liberal-democratici per veicolare idee che non sono né liberali né democratiche. Qui il problema.
Le sue idee sono naziste? Fasciste? Diciamo che sono sicuramente antiliberali. E, come noto, l’antiliberalismo è l’anticamera del fascismo.
Ma, in verità, in lei, c’è un altro elemento tipicamente fascista: quello “attivistico”. I fascisti storici, Mussolini per primo, parlavano di pragmatismo… Ossia di cambiare velocemente idea in base all’evoluzione della situazione politica.
Si dirà che è un merito. E che è anche segno di intelligenza. Lo sarebbe se la Meloni fosse liberale e democratica. Ma, come detto, non è così. Nel suo caso parleremmo perciò di astuzia, di opportunismo, di capacità di confondere le acque in cerca di buone occasioni per aumentare il consenso intorno a un partito, Fratelli d’Italia, di estrema destra.
Insomma, per farla breve, Giorgia Meloni usa la democrazia, come una specie di grimaldello, cercando magari di salvare le apparenze. Se ci si passa la metafora è come andare a messa senza credere in dio.
Carlo Gambescia
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