Che cos’è l’autoritarismo? Un atteggiamento politico che rinvia all’abuso di autorità. Cioè parliamo di un potere, che seppure legalmente legittimato, si proponga di ridurre, fino al punto di sopprimerla, la libertà dei cittadini.
In realtà, il confine tra autorità e autoritarismo è molto labile. E dipende dalla reazione dei cittadini agli abusi, insomma dal grado di maturità civica, diremmo di cultura liberale, che deve in qualche misura permeare i comportamenti dei governanti e dei governati.
Gli abusi di potere sono puniti da norme che però spesso, per varie ragioni – abuso nell’abuso – sono ignorate o non applicate. Se la violazione delle norme antiabusi è sistematica, tollerata, addirittura eretta a valore positivo, in difesa, come si dice, del “bene comune”, allora si può parlare di stato autoritario.
Ad esempio, per entrare in argomento, l’arresto e la detenzione di Zaki, ieri finalmente tornato in libertà (provvisoria però), denotano la natura autoritaria del regime politico egiziano, assai poco rispettoso dei diritti di libertà dei cittadini, come ad esempio quello fondamentale di poter esprimere liberamente le proprie idee.
Sempre ieri, “Ponte dell’Immacolata”, sono stati multati alcuni cittadini perché a passeggio senza regolamentare mascherina. Inoltre, in molte città si è proceduto alla verifica del possesso del Super Green Pass. E come si legge – bruttissima espressione – gli italiani sono “risultati in regola”, pochissimi i “sanzionati” (*).
Si dice che coloro che girano senza mascherina, dove obbligatoria, siano privi di senso civico. Il che ha un fondamento.
Però, perché multare le persone? Il senso civico rinvia all’educazione civica, l’educazione civica a un fatto culturale. A qualcosa che si acquisisce per convincimento culturale attraverso la persuasione. Quindi neppure a scuola: qualcosa che è nell’aria, per così dire.
La multa rinvia invece non tanto alla dissuasione quanto alla punizione, affinché in futuro non si ripetano certi comportamenti. Si dissuade minacciando di punire. Non si punta sul libero convincimento.
Detto altrimenti: il principio sottostante a ogni forma di autoritarismo è che “Si fa così, perché si deve fare così”. Senza tante spiegazioni.
Zaki è stato imprigionato, perché in Egitto “si deve fare così”. Alcuni italiani sono stati “sanzionati” , perché in Italia “si deve fare così”. Ovviamente, una cosa è mettere in prigione, un’altra multare. Però – attenzione – il principio è lo stesso: quello di farsi obbedire senza tante storie.
Ciò che non si capisce è l’atteggiamento schizofrenico della sinistra, di cui il ministro Speranza è un esemplare pregiato. Una sinistra che, al contrario della destra conservatrice e reazionaria, si proclama da sempre contro ogni forma di autoritarismo. E che invece difende al tempo stesso Zaki e le mascherine. Alcuni parlano addirittura di riflesso condizionato. Di qualcosa che sembra discendere, “in automatico”, da una cultura delle buone intenzioni dettata dall’etica dei principi: dal pretendere di sapere in assoluto ciò che sia bene per tutti e per ciascuno. Obiettivo che vale qualsiasi sacrificio.
Però a domanda, la sinistra risponde che le due vicende sono incomparabili: Zaki è vittima di un regime mezzo fascista, le mascherine sono per il bene degli italiani.
In realtà, ripetiamo, la logica sociologica è la stessa: si deve obbedire, senza tante storie, perché si deve obbedire. Sul punto, insomma, la sinistra mostra di essere priva di qualsiasi cultura liberale.
A dire il vero, storia e sociologia insegnano che del bene e del male comune decidono, neppure sempre, solo i posteri. Nel momento in cui accadono o si sviluppano i fatti, le “autorità” procedono sempre a tentoni. Di qui, la necessità di evocare il bene comune per giustificare e nobilitare le scelte politiche, di cui non si è sicuri circa gli esiti. Sul punto, talvolta si è trovata in affanno persino la stessa cultura liberale.
Però una cosa è trovarsi in affanno, un’altra fare di necessità presunta virtù. Infatti, i generali egiziani e i ministri della salute italiani evocano idee differenti di bene comune, usando però gli stessi mezzi coercitivi. La sinistra non si accorge, o fa finta di non accorgersi, che le buone intenzioni non bastano. Perché i mezzi hanno forza sociologica propria, e pregiudicano i fini. Si comincia, fermando la gente a passeggio, eccetera, eccetera.
Ovviamente, per ora l’Italia non è l’Egitto.
Per ora.
Carlo Gambescia
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