Talvolta mi interrogo sul valore di “azzeccare” le previsioni (*). Si dirà che quanto è accaduto negli ultimi due anni si poteva prevedere facilmente, e che il sapere sociologico, nulla aggiunge a quel che già sapeva e sa il famigerato uomo della strada.
In realtà, la gente comune, l’uomo medio insomma, si basa sulla propria esperienza di vita, su qualche lettura, su quel che sente, vede, crede di capire.
Diciamo che l’uomo della strada va subito alle conclusioni. Anche perché esiste un principio che regola la vita sociale: quello del minimo sforzo. Lo scopo o finalità di un’azione viene sempre commisurato, individualmente, allo sforzo che può o meno comportare. Per fare un esempio, ripetere un bella frase captata durante una conversazione, costa meno tempo e fatica che capirne il senso. Diciamo che la vita sociale si basa sulla semplificazione, sulla reiterazione, sull’emulazione.
Sicché esistono due tipi di previsione, quella basata sulla semplificazione e quella fondata sulla complicazione.
Ad esempio, a livello di pensiero comune, il ragionamento astratto, comporta tempo, studio, applicazione, eccetera. Di qui, il suo non essere alla portata di tutti, dal momento, come detto, che la gente comune preferisce, quasi in modo istintivo, allo sforzo complesso quello ridotto e semplificato.
Ora, per tornare alle nostre previsioni, si parla di un livello di astrazione elevato: le costanti metapolitiche, rimandano a schemi sociologici e politici di comportamento collettivo, non afferrabili in base al principio del minimo sforzo. Perché richiedono – ripeto – studio, applicazione, e così via. Cose “da professori” di scienze sociali. Non alla portata di tutti.
Ad esempio, dire che un’emergenza provocherà inevitabilmente un accentramento del potere e una riduzione della libertà individuale non è di facile comprensione. Perché la gente comune scorge, quasi istintivamente, nell’organizzazione, che è alla base dell’accentramento, un risposta che solleva dalla fatica della responsabilità di fare una scelta.
Ovviamente, il cosiddetto uomo medio non si rende conto che la libertà è in gioco. “Si fa così perché è così…”. Obbedire è sempre più semplice che disobbedire. Il costo individuale dell’ anticonformismo, in termini di principio del minimo sforzo, è sempre più elevato del costo del conformismo.
Perché mutare le proprie abitudini? Sotto questo aspetto l’organizzazione è vista dalla gente comune come un potente mezzo di conservazione della vita sociale, e quindi delle abitudini sociali. Però, fino a un certo punto, come vedremo dopo.
Pertanto, criticare l’organizzazione sociale significa criticare le abitudini dell’essere sociale, e criticare le abitudini significa mettersi contro il principio del minimo sforzo. Contro la stessa natura sociale degli esseri umani.
Il che spiega per quale ragione la previsione “complicata”, viene vista come una specie di entrata a gamba tesa che turba l’ordine sociale.
Naturalmente, come anticipato, il principio del minimo sforzo ha una controindicazione. Proprio perché tale, quando il costo di una società, sempre più organizzata e accentrata, impedisce o contrasta il ritorno alle abitudini sociali, opponendo ad esse, il grado zero della politica, nel senso di puri ordini e comandi, cervellotici e incomprensibili persino per la gente comune, conformismo e obbedienza divengono troppo “costosi”.
Il gioco, per capirsi, non vale più candela. E rischia così di aprirsi il nuovo ciclo dei disordini sociali, ossia delle ribellioni e rivoluzioni. Per inciso, si noti come l'organizzazione implichi sempre, come effetto (perverso) finale, il suo contrario: la disorganizzazione.
Parlo di un nuovo ciclo che non migliora le cose, accresce i costi sociali e di regola sfocia nelle dittature.Spesso militari.
Ovviamente, spero, di non “azzeccare” anche questa previsione.
Carlo Gambescia
(*) Mi riferisco al mio Metapolitica del Coronavirus. Un diario pubblico, postfazioni di Alessandro Litta Modignani e Carlo Pompei, Edizioni Il Foglio 2021 (https://www.ibs.it/metapolitica-del-coronavirus-diario-pubblico-libro-carlo-gambescia/e/9788876068287 ). Libro definito “profetico” da alcuni lettori.
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