Secondo Mario Draghi, Guido Carli, sarebbe uomo di centrosinistra, un liberalsocialista, addirittura un socialdemocratico sostenitore dell’intervento pubblico. Ascoltiamolo.
« “Guido Carli è stato una figura fondamentale per la nostra Repubblica. La sua lungimiranza, la sua profondità di pensiero, il suo convinto europeismo costituiscono tuttora un punto di riferimento per chi lavora nelle istituzioni”. dice il premier nel suo intervento. “Oggi voglio soffermarmi sul periodo in cui guidò la Banca d’Italia, dal 1960 al 1975. Furono anni – spiega Draghi – di espansione per l’economia italiana, ma anche di tensioni sociali. In un’intervista nel 1977, dopo le sue dimissioni da Governatore, Carli si interrogò su ciò che non aveva funzionato. In particolare, criticò l’insufficienza degli investimenti nel sociale che avrebbero dovuto accompagnare la trasformazione industriale del Paese. All’Italia era mancato un “sistema coerente di presenza pubblica”, ragionò Carli, “all’interno del quale le iniziative dei singoli potessero utilmente dispiegarsi”, queste sono le sue parole. Era mancata in sostanza la programmazione. In questa fase di ripartenza, le sue parole devono servire da monito”»(*).
In realtà, la “programmazione” economica, negli anni Sessanta, fu il pallino dei socialisti (in particolare di sinistra), per favorire le “riforme di struttura”, e dei repubblicani, guidati da Ugo La Malfa, più che mai statalisti, e contrari perfino alla televisione a colori.
La programmazione – Draghi dovrebbe saperlo perché ha studiato economia – è una forma di imbrigliamento dell’economia di mercato. Tra socialismo e programmazione esiste differenza di grado non di specie. Quando Carli, parla di “sistema coerente di presenza pubblica”, si riferisce ai finanziamenti a pioggia per ragioni di consenso politico, ragioni incoerenti dal punto di vista della logica di mercato. Tutto qui.
Ora, che c’entra Guido Carli con la programmazione? Nemico giurato del socialismo e grande ammiratore di Luigi Einaudi e Alcide De Gasperi? Parliamo di un personaggio, di indubbio valore, che passò dalla Banca d’Italia alla presidenza della Confidustria. E che Draghi, tra l’altro, da giovane, frequentò…
Carli ha sempre difeso, pur talvolta subendola, l’indipendenza dell’economia dalla politica, come pure il valore dell’imprenditorialità, il ruolo neutrale del credito, l’importanza della libera ricerca del profitto.
Su questi punti si veda la famosa intervista, concessa a Scalfari, sul capitalismo italiano (Laterza 1977). In cui il fondatore di “Repubblica” prova a tirare Carli per la giacchetta liberalsocialista e socialdemocratica. Ma vanamente.
Ed è ciò che tenta di fare Draghi. Che gioca sull’ignoranza storico-economica dei politici di oggi, la cui attenzione di lettura cade alla quinta riga. Come pure sulla complicità dei non pochi aficionados, disposti, per ora, a bersi di tutto. Anche la favola del Carli liberalsocialista.
Carlo Gambescia
(*) Qui le parole di Draghi:https://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2021/11/27/fondazione-g.-carli-lancia-il-mondo-nuovola-ripartenza_58564cc8-bf60-436d-8264-f57179d11981.
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