La “stretta” di Draghi sulle frontiere, viene presentata come una vittoria in Europa. Non si capisce, che poi, a cascata, il ritorno dei controlli si estenderà a tutti gli altri paesi. Dando un nuovo colpo di grazia al settore turistico e di rimbalzo all’intera economia europea, già sofferente.
“Super Mario” spende male la sua autorevolezza. Si comporta come un leader socialdemocratico qualunque. Inoltre, la gente teme di ammalarsi e morire. Quindi il gioco è fatto.
Alla fine del prossimo mese di gennaio, l’orologio della crisi segnerà i due anni dalla dichiarazione dello stato d’emergenza, due anni di serie limitazioni quotidiane alle nostre libertà.
Si rifletta bene su un punto: il problema di fondo non è quello del Green Pass obbligatorio o meno, ma di quando torneremo alla normalità. Un ritorno che invece sembra apparire sempre più lontano.
È normale vivere appesi ai bollettini quotidiani del Ministero della Salute? È normale attendere ordini se usare meno la mascherina all’aperto? È normale partire per un viaggio, anche breve, con il timore che di aver dimenticato a casa i documenti rilasciati dalle “autorità sanitaria competenti”?
Nessuno sembra interrogarsi sul punto. La gente sembra ormai abituata a convivere con i divieti. Curiosa solo di sapere cosa è permesso o non è permesso fare. L’anormalità è diventata la nuova normalità. Con la benedizione dei politici.
Tutto questo ha un costo economico. Che però, i politici, a partire da Draghi, che pure di economia dovrebbe capire, minimizzano. Si procede a colpi di potenti iniezioni di denaro pubblico, il cui principale risultato – fenomeno già in atto – sarà quello di far rialzare la testa all’inflazione. Rialzo che falcidierà un potere d’acquisto dietro il quale non c’è alcun reale processo economico di vera crescita degli investimenti e dei consumi privati.
Si va verso un’economia sussidiaria (del sussidio pubblico) e, se continuerà così (anche il proverbiale risparmio degli italiani ha i suoi limiti), si può prevedere un drastico taglio nei prossimi anni del tenore di vita. A quel punto, si aprirebbe, una specie di nuovo dopo guerra economico, che potrebbe durare anche quindici, venti anni. Normalità addio.
Il fenomeno dell’ incipiente economia sussidiaria è europeo e americano. Paese, quest’ultimo, dove è già ripartita l’inflazione grazie all’allegra finanza pubblica di Biden.
Per restare in Europa, qualche giorno fa, durante la conferenza di fine anno del governo spagnolo, il portavoce magnificava il fatto che il suo paese risulta tra i primi a rendere fruibili i finanziamenti europei per il cosiddetto piano di ripresa… Bravi nell’investire denaro che non si è sudato…
Un disastro. E, disastro nel disastro, si insiste in chiave autodistruttiva sulla necessità della cosiddetta “transizione ecologica”. Nella quale si vuole scorgere, spingendo con tutti mezzi propagandistici i cittadini a credervi, una fenomenale occasione da non perdere per dirottare gli investimenti verso un’economia, come si ripete, “rispettosa dell’ambiente”.
In realtà, l’inevitabile rialzo delle bollette energetiche (già in atto tra l’altro), per coprire i costi della “transizione”, andrà a colpire il potere d’acquisto del consumatore. Che in questo modo, si ritroverà prigioniero, preso in una vera morsa tra crescita dell’inflazione e decrescita del proprio budget. E a nulla serviranno le iniezioni, per quanto potenti di denaro pubblico, che possono fare crescere solo i prezzi, indebitando lo stato e svuotando il potere d’acquisto dei consumatori. Un processo noto a tutti gli economisti, come stag-flazione (stagnazione + inflazione). Che non perdona.
Per crescere, serve una base reale, non la droga del denaro pubblico, ma occorrono investimenti produttivi dei privati, basati su una reale crescita dei consumi, che dipende dai livelli di fiducia di investitori e consumatori.
Quindi per crescere serve normalità. Non l’ anormalità normale.
Carlo Gambescia
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