Che triste scrivere sempre lo stesso articolo… Che complicato andare controcorrente…
Per un verso è bello avere tutti i dati sottomano e in un attimo smentire, ci si consenta la pesante retorica, “la parola del potere”. Però per l’altro è frustrante.
Ad esempio si legge che l’Italia ieri avrebbe toccato il top del casi.
È proprio così? Un passo indietro.
Il 17 dicembre 2020 gli attualmente positivi ammontarono a 653.343 (+ 7367 rispetto al giorno precedente), i decessi a 67.194 (+ 674 rispetto al giorno passato). Le intensive ospitavano 2.855 pazienti ( – 71 rispetto al giorno precedente).
Il 17 dicembre 2021 gli attualmente positivi sono 331.968 (+ 14. 038 rispetto al giorno precedente) i decessi a 135.421 (+ 120 rispetto al giorno prima. Le intensive ospitano 923 pazienti ( + 5 rispetto al giorno passato) (*).
Non sembra un quadro catastrofico. Eppure, con piglio militare, si torna a parlare di chiusure, eccetera, eccetera. Perché?
Lo ripetiamo da mesi e mesi, anzi quasi da due anni: la logica dell’ emergenza legge i dati attraverso la logica dell’emergenza. Si vede solo quel che si vuole vedere.
Per usare una metafora semplice se non semplicistica: un ipocondriaco ingigantisce qualsiasi sintomo, anche il più lieve. L’aspetto più grave dell’ipocondria è che la convinzione di essere malati persiste nonostante le rassicurazioni del medico. L’ipocondriaco vede di se stesso solo quel che vuole vedere: che è gravemente malato, che sta per morire,eccetera, eccetera.
Che cosa vogliamo dire? Che la logica dell’emergenza è la logica dell’ipocondriaco. Che però ha un' estensione sociale che coinvolge medico e paziente: i politici e i cittadini.
Siamo davanti a vero atto di autodistruzione sociale. Perché con la logica dell’ipocondria politica e sociale non si ragiona. La società ipocondriaca vive in una condizione di emergenza permanente. Non scorge alcuna possibilità di guarigione.
Ciò vuol dire che se anche i casi dovessero arrivare a zero, si imporrà comunque la profilassi, perché, come si dirà, non si deve mai "abbassare la guardia", eccetera, eccetera.
L’emergenza, per sfornare un’altra metafora, è come lo stato di guerra. A un certo punto non si conoscono più le vere ragioni della guerra, le ragioni per cui si combatte… Tuttavia si deve continuare a combattere, perché, si dice la guerra è in corso, e poi – ecco l’ipocondria – non si sa mai…
Si sostituisca alla parola guerra, la parola emergenza, e alla parola emergenza, la parola ipocondria, e il gioco è fatto.
Come scrivevamo ieri, la normalità è più lontana che mai. Con l’ipocondria sociale e politica non si ragiona. Snocciolare dati non serve a nulla.
Che malinconia…
Carlo Gambescia
(*) I dati soni ripresi dai bollettini giornalieri del Ministero della salute alle date indicate : https://www.salute.gov.it/portale/home.html
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